«Rimpalli» di Lorenzo Teodoro: il Calcio romantico (e il mondo) che non esiste più

«Rimpalli», un racconto autobiografico di Lorenzo Teodoro

Agli amanti del Calcio, il nome Lorenzo Teodoro non dirà molto: negli anni settanta / ottanta, fu uno dei tanti giovani calciatori che, per decisione del Dio del Calcio, giocò nelle serie minori ma non raggiunse la ribalta dei grandi palcoscenici nazionali e internazionali.

Eppure, la sua storia ha un valore unico e universale meritevole di attenzione.
«Rimpalli», romanzo autobiografico, parte da quel bambino che, negli anni sessanta, vive in uno dei tanti quartieri operai di Torino, città in forte espansione industriale e meta di emigranti, luogo di sudore, fatica e sogni.

Tra i palazzoni di periferia, armati di fantasia e di buona volontà, un campo di calcio i ragazzi lo ricavano sempre.
Con la solita regola: i più piccoli costretti in angoli nascosti, ai più grandi la piazzetta migliore.

 

Nulla ci tratteneva in casa: non esistevano computer, videogiochi o film da vedere in tv. Ogni gioia ci aspettava fuori, lì ogni attrattiva; impossibile resistervi, impensabile rimanere in casa.

 

In quei giardinetti nasce la passione di Lorenzo Teodoro per il pallone.
Per chi – come il sottoscritto – è nato negli anni settanta, comprenderà bene il racconto dell’autore, la narrazione di una generazione, un modo di vivere l’adolescenza oggi dimenticato.

Ai giardinetti era puro divertimento. Non esistevano noia e stanchezza. Si andava avanti ad oltranza: solo il buio, che non rendeva più visibile il pallone, ci obbligava a smettere e tornare a casa.

 

Il Calcio (e il mondo) che non esiste più

Attraverso gli occhi del Lorenzo Teodoro bambino partiamo per un lungo viaggio temporale, dalla periferia di Torino degli anni settanta fino ai giorni nostri.
Le interminabili partite di pallone la cui fine è decretata solo dal buio, lo scambio delle figurine Panini, il solito gruppo di amici capace di realizzare un progetto apparentemente assurdo e che, invece, resterà nei ricordi di tutti.

Ma anche la passione del Calcio trasformatosi in opportunità per Teodoro, con il provino alla Juventus, le giovanili, il passaggio al professionismo, il bivio che, per ogni calciatore, prima o poi, giunge.

Dunque, i protagonisti di quest’opera – oltre alla vita dello stesso autore – sono proprio Torino e il Calcio.
Con interessanti deviazioni storiche intraprese dall’autore per illustrare meglio l’anima del capoluogo piemontese, lo spirito che alimenta i bianconeri, le regole (non scritte) di uno sport colpito da profondi cambiamenti economici e etici.

 

 

Un interessante capitolo dedicato a Pelé e Maradona

Tra le diverse storie presenti nell’opera, ho particolarmente apprezzato il capitolo dedicato all’eterno dilemma calcistico: “chi è più forte, Pelé o Maradona?”.

Per il cuore azzurro del sottoscritto, il quesito non si pone.

Ciò nonostante, sono aperto a ogni opinione (tranne del confronto di D10S con Messi e CR7, questo accostamento mi provoca l’orticaria).
Le riflessioni (ben spiegate) di un esperto di calcio, di un giocatore venuto dal basso, di uno sportivo navigato, di un uomo di spogliatoio come Lorenzo Teodoro sulla suddetta questione calcistica sono davvero convincenti.

Anzi, emozionanti.

Dunque, confermo: «Rimpalli» merita la lettura.
Un libro dedicato a chi ama il Calcio e chi del Calcio conserva un ricordo romantico, quando tutte le partite si giocavano la domenica pomeriggio, i numeri di maglia andavano dall’uno all’undici, il campionato-spezzatino non aveva ancora invaso i palinsesti televisivi, la pay-tv trasmetteva solo in America, i tatuaggi identificavano i marinai e i galeotti.

Senza mai dimenticare un concetto fondamentale: i destini delle squadre dipendono dal Dio del Calcio, colui che sceglie chi vince e chi perde.
In una partita come nella Vita.

 

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