«Alma»: un romanzo di Federica Manzon sulla guerra (dimenticata) dei Balcani

«Alma»: un romanzo di Federica Manzon sulla guerra (dimenticata) dei Balcani

25 Febbraio 2025 0 Di mariomonfrecola

«Alma»: il romanzo vincitore Premio Campiello 2024

Ho sempre avuto l’impressione che la sanguinaria guerra dei Balcani degli inizi anni novanta fu un dramma sottovalutato (dalle istituzioni europee e anche dai media).
Forse perché l’orrore era nel cuore della nostra moderna, avanzata, pacifica Europa e fu più comodo fingere che accettare un atroce conflitto (tra l’altro, a ridosso dei nostri confini)?

A distanza di anni, mi chiedo: di quel conflitto, quanto resta nella memoria collettiva?
A scuola è un evento ignorato, non rientra nei programmi perché troppo vicino ai nostri giorni.
I media non approfondiscono un argomento passato e, in genere, inseguono le notizie e le immancabili emergenze dell’attualità.

E allora, ben venga Alma di Federica Manzon, vincitore del premio Campiello 2024.
Un romanzo capace di riaccendere un riflettore su una guerra caduta ben presto nel dimenticatoio.
Una pezzo di storia moderna raccontata attraverso i ricordi di una ragazza – Alma, appunto – impegnata in un viaggio nel tempo, tra questioni personali mai risolte, figure politiche imponenti e contraddittorie (come Tito, il dittatore jugoslavo), la voglia giustizia per le atroci verità nascoste, la speranza, l’amore.

D’altra parte Tito stesso, alla morte del piccolo padre russo, si era tradito: “I dittatori non lasciano mai un successore”, aveva profetizzato con lucidità.

 

Alma: un romanzo di Federica Manzon sulla guerra (dimenticata) dei Balcani - la mia recensione

 

Tra continui flashback (troppi?)

Il romanzo si dipana tra continui flashback che oscillano tra la Jugoslavia unita e il presente forgiato dai nazionalismi, con la voglia di libertà conquistata attraverso il sacrificio e gli orrori di una guerra civile.

La trama di Alma é incentrata, dunque, su ricorrenti salti temporali tra l’infanzia della ragazza (forse) felice, il contrastato legame con il padre fin troppo misterioso, lo stretto rapporto dell’uomo con Tito.
E quel ragazzino Vili comparso all’improvviso e capace di sconvolgere per sempre la sua vita …

Ecco, proprio il ricorso reiterato a questa tecnica causa una leggera confusione narrativa.
L’uso/abuso dei flashback spezza il ritmo, mischia presente e passato e – in alcuni momenti – genera dubbi su dove siamo, in quale momento storico avviene la vicenda, costringe il Lettore a rileggere il capitolo per riprendere li filo.

 

Nella vita puoi avere tutte le libertà che vuoi, ma se non hai la libertà di dire e di scrivere quello che pensi, significa che qualcosa di molto brutto si sta preparando

(il papà di Alma)

 

Un giusto finale chiarificatore

Eppure, nonostante la difficoltà di alcuni passaggi, l’autrice chiude il cerchio con un finale perfetto.

Dopotutto, ogni grande evento storico – anche il più tragico come una guerra – è sempre un insieme di destini individuali, vite di uomini e donne intrecciati da ideali, azioni e reazioni che solo il tempo spiegherà.

Storie private in eventi globali.
Storie di singole persone che meritano di essere raccontate.
E ricordate.



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