«Adrenalina», la (mezza) biografia di Zlatan Ibrahimović

«Adrenalina», la (mezza) biografia di Zlatan Ibrahimović

30 Agosto 2022 0 Di mariomonfrecola

«Adrenalina» e l’Ibra-pensiero (autocelebrativo)

Da quanto ho capito, ad Ibra piace la schiettezza.
E allora sarò diretto: Adrenalina è un’opera inutile.
Difatti mi chiedo: al mondo, davvero interessa l’Ibra-pensiero?
Dopotutto, trattasi di una mezza biografia perché parliamo di un calciatore sulla soglia dei quarant’anni ancora in attività (più o meno).
E, a conti fatti, poteva pure risparmiarci questa ennesima autocelebrazione (stavolta, addirittura letteraria!).
Un libro utile solo a confermare la visione individualista di un’atleta convinto di trasformare in oro tutto ciò che tocca (anzi, calcia).

Adrenalina, la (mezza) biografia di Zlatan Ibrahimović: la mia recensione

L’Ibra-sacerdote e la religione del vincente

Se arrivi secondo, nello sport come nella vita, sei un perdente.
Il messaggio dell’Ibra-sacerdote non prevede mezze misure: o giungi primo oppure sei uno sconfitto.
I comandamenti del dio del calcio (titolo assegnato da Ibra a se stesso) sono chiari: se li segui e li rispetti, potrai aspirare alla mentalità del vincente che solo Ibra può insegnarti.

Allenamento, lavoro, talento, picchia duro e picchia per primo.
E’ la dura legge della strada che il giovane Zlatan ha imparato sulla sua pelle, quando da bambino viveva in una famiglia umile e per sopravvivere alla giungla urbana, era costretto a mille stratagemmi (come rubare una bici).

Così, grazie al calcio l’insicuro (e povero) ragazzo immigrato diviene stella dello sport, icona globale ricercato e pagato dai migliori club pallonari di mezzo mondo.
Il successo, i soldi, la fama senza mai dimenticare l’infanzia complicata, la povertà e le difficoltà di inserimento di un ex jugoslavo nella complicata vita dei giovani svedesi.

Dalle ingiustizie della Vita nasce e si tempra il futuro Ibra.
Adrenalina è il Vangelo da seguire per chi ama Zlatan Ibrahimović.

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Menzione speciale per Luigi Garlando

Menzione speciale per Luigi Garalndo, già apprezzato in Per questo mi chiamo Giovanni e autore di Adrenalina.

La sua bravura di giornalista sportivo navigato, rende la lettura dell’opera gradevole, leggera, a tratti divertente.
Con l’indubbio merito di trasformare un personaggio antipatico in uno sportivo (e uomo) spaccone, buffone ma tutto sommato buono.

Resta la mia perplessità: a che serve scrivere la mezza biografia di un’atleta ancora in attività?

Confermo il giudizio iniziale: lettura inutile
Gli unici a cui potrebbe interessare questo racconto sono i fanatici del calcio, colore che amano le rivalità sportive (vedi Ibra vs Lukaku), gli aneddoti su allenatori maniaci, i siparietti segreti consumati tra le mura degli spogliatoi di uno stadio.

Per tutti gli altri, meglio una passeggiata all’aria aperta.

 

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