La curva a campana spiegata ai bambini (e perché è di moda per colpa del coronavirus)

La curva a campana spiegata ai bambini (e perché è di moda per colpa del coronavirus)

23 Febbraio 2021 0 Di mariomonfrecola

Curva a campana, il grafico del dolore post-urto

Con le dita del piede sinistro, urto lo spigolo della base del letto.
Senza scarpe, giro per casa solo con i calzini: l’impatto è netto.
Nell’istante immediatamente successivo al colpo, nessun segnale di pericolo.
Però, nel cervello si fa strada la chiara sensazione che, a breve, giungeranno i primi impulsi di dolore.
La mente, in modo del tutto istintivo, si prepara a parare la scossa.
Puntuali, giungono i primi segnali di dolore.
E, a ogni istante, il dolore cresce.

L’istinto di sopravvivenza elabora un piano: dagli antichi cassetti semichiusi della memoria, tira fuori la fotografia della curva a campana.
Il messaggio è chiaro: resistiamo qualche secondo, dopo l’apice, tutto passa.


La curva a campana o curva di Gauss: il grafico del dolore post-urto

La veloce salita, fino all’apice del dolore

Prima di colpire lo spigolo del letto, il dolore è assente.
Nell’istante successivo all’impatto, nel preciso momento in cui ritraggo il piede, sono conscio che sta per giungere il male.
Mi preparo a ricevere la botta.
Che puntuale, giunge e colpisce senza pietà.
Dopo un istante di sospensione temporale, il dolore aumenta di intensità.
In brevissimo tempo, diviene sempre più acuto.
Sale a velocità doppia, tripla, poi schizza verso l’apice.
Giunto alla soglia più alta, il male resta sospeso per qualche istante in vetta.
E’ il momento in cui il dolore è alla massima intensità.
Vorrei urlare, resisto, una lacrima scende lungo il volto sofferente.


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La discesa, ritorno (repentino) alla normalità

Per fortuna, la curva a campana – dopo l’apice del dolore – mi riporta, in modo altrettanto repentino, verso la bramata normalità.

Il dolore, istante dopo istante, cala di intensità.
E, a ogni battito di ciglia, l’incendio generato dall’urto del piede perde potenza e calore.
Come se, superata la vetta della sofferenza, volassi lungo una rapida discesa giù a valle.
Scendo con velocità non lineare ma con accelerazione crescente.
Finché quel dolore – acuto e insopportabile fino agli istanti precedenti – sparisce del tutto.
Ritorno a respirare.
Con la mano, mi asciugo la lacrima ferma sul viso.
Il pericolo rientra, ritrovo così il controllo delle dita del piede incidentato.

La curva a campana e le ondate del coronavirus

Chissà se il matematico tedesco Carl Gauss (da cui prende il nome la curva gaussiana o curva a campana) poteva immaginare che, a distanza di secoli, la sua curva tornava di moda per spiegare l’evoluzione delle successive ondate di coronavirus?
Periodi temporali nei quali il covid-19 parte lentamente, cresce con ritmi sempre più vertiginosi, raggiunge la massima diffusione, impone il lock down locali e/o globali, decresce fino a tornare sotto la soglia di pericolosità.
Fino alla successiva ondata.
D’altronde, con un semplice disegno, il grafico a campana rappresenta la quasi totalità dei fenomeni presenti in Natura.
Dal dolore post-urto al coronavirus.
Fino all’andamento della nostra stessa, misteriosa esistenza.




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