Un anno di smart working: due consigli da seguire
9 Marzo 2021Consiglio1: una tantum, rientrare in ufficio
Dopo un anno continuativo di smart working, la vita d’ufficio è uno sbiadito ricordo.
Oggi, chiuso in casa a lavorare, fermo alla mia postazione privata, rassicurato dalle mura domestiche, isolato dagli altri, mi chiedo come riuscivo a uscire ogni mattina, affrontare la marea di pendolari, il traffico e il caos cittadino, la pioggia invernale e la calura estiva, giungere in ufficio e rientrare a pomeriggio inoltrato?
Più passa il tempo senza mettere piede in ufficio, più l’idea di un possibile rientro si complica.
Lavorare in smart working alimenta la voglia di adagiarsi su una situazione straordinaria.
Il maledetto covid-19 ci sta abituando a trascurare le relazioni umane anche con i colleghi?
Siamo consci che, oggi, la dimensione sociale del lavoro è completamente azzerata?
Dunque, per non ingigantire un problema più che altro mentale, per spezzare la catena di isolamento relazionale, per sconfiggere il «mostro» alimentato dal malefico coronavirus che ci tiene prigionieri in casa, suggerisco di tornare in ufficio un paio di volte al mese (rientro su base volontaria, in piccoli gruppi, rispettando, ovviamente, tutte le norme aziendali sulla sicurezza).
Oltre a lavorare, il ritorno (una tantum) in sede ripristina quelle dinamiche (sociali e umane) che oggi appaiono lontane.
Con un benefit psicologico non trascurabile (ripeto: sempre rispettando le norme anti-covid).
Consiglio2: l’importanza di una corretta postazione di lavoro
La svolta: l’acquisto di una nuova sedia da scrivania.
Perché, dopo il lockdown e i primi mesi di smart working improvvisati, era necessario organizzare una corretta postazione di lavoro.
Otto ore al computer, se non rispetti la giusta postura, generano dei piccoli fastidi che, col tempo, diventano veri e propri dolori.
Così, mi predispongo per affrontare la duratura assenza dalla sede e ricreo l’ufficio a casa.
Procuro:
una sedia ergonomica (l’importanza dei braccioli, da posizionare alla giusta altezza per appoggiare i gomiti e lo schienale alto)
il monitor, contro l’affaticamento degli occhi è preferibile al piccolo schermo del portatile
la tastiera, incentiva l’utilizzo della mani in modo da non stancare le braccia
le cuffie, vista la frequenza con la quale verranno utilizzate per call conference, siano di buona qualità, possibilmente dotate di morbidi cuscinetti per le orecchie
una luminosa lampada a led
E dopo, come andrà a finire?
Eppure, razionalmente sono convinto che – come tutti i periodi eccezionali – prima o poi rientreremo in sede.
Quando accadrà (speriamo il prima possibile), saremo pronti?
Ritroveremo il vecchio stile di vita oppure modificheremo le abitudini grazie alla possibilità di alternare lavorando (anche) da casa?
A noi, lavoratori in smart working, l’ardua risposta.