Lavorare da casa? Alla ricerca del giusto equilibrio (per sostenere l’indotto)

Lavorare da casa? Alla ricerca del giusto equilibrio (per sostenere l’indotto)

29 Giugno 2021 0 Di mariomonfrecola

Lavorare da casa: due o tre giorni a settimana?

Due giorni in ufficio, due a casa.
Il quinto giorno a scelta, a secondo delle esigenze lavorative e personali del momento.
Una divisione misurata della settimana, potrebbe rivelarsi la giusta proposta per ritrovare l’equilibrio smarrito tra lavoro, relazioni personali, vita privata, ripresa dell’economia indotta?

Perchè credo sia verosimile che, dopo l’estate, le aziende (private ma anche gli enti pubblici) affronteranno la questione: come regolamentare lo smart working prolungato?
E’ possibile continuare con il ritmo attuale dove, la stragrande maggioranza dei dipendenti, lavora da casa e deserta gli uffici?


Lavorare da casa o tornare in ufficio: alla ricerca del giusto equilibrio

Tornare in ufficio per sostenere l’economia indotta

Ogni volta che ritorno in ufficio al Centro Direzionale di Napoli, oltre alla fontana senz’acqua da sei anni, verifico quanti bar, tavole calde, ristoranti, negozi resistono alla crisi economica generata dall’emergenza coronavirus.
Chi vive di indotto, è sull’orlo del baratro.
Uno stress economico e anche psicologico: dall’affollamento pre-covid allo svuotamento attuale, chi ha investito in un’attività commerciale ora si ritrova in un deserto (umano e economico).

Lavorare da casa genera un’onda lunga che condanna altri lavoratori, donne e uomini legati all’economia che ruota intorno agli uffici e oggi privi della maggioranza dei clienti abituali.
Un giro (virtuoso) di soldi spezzato.
Così, mentre bevo il caffè al solito bar, la domanda posta dal mio amico barista è la stessa della commessa della tavola calda: «rientrati?».
Un interrogativo sospeso, quasi sussurrato come una preghiera di speranza, un mantra in attesa della risposta positiva, del segnale della vera ripresa.


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Alternanza casa-ufficio: regola aziendale o libera scelta?

Imporre la presenza (parziale) in ufficio è un atto di forza delle aziende?
Ma alle stesse aziende, davvero conviene far rientrare i propri dipendenti oppure, vista la riduzione di costi, opteranno per una turnazione del personale?
Lasciare la scelta al dipendente, però, non modificherebbe lo stato attuale ove, la quasi totalità preferisce – per mille motivi – lavorare da casa.

Dunque, applicare la regola dei due giorni in ufficio e due a casa (con il quinto a libera scelta), potrebbe favorire il giusto compromesso.
Già dal prossimo autunno potremmo sperimentare l’alternanza casa-lavoro, da avviare con una certa elasticità (lavorare da casa è necessario nei giorni di allerta meteo, sciopero dei mezzi pubblici oppure nei mesi estivi).
Sono convinto che tale soluzione gioverebbe all’azienda, ai dipendenti stessi, alla qualità della vita e della società generale.
E, ovviamente, anche, all’indotto.
Favorevoli a tale proposta?




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