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Italia Viva, quel fastidioso granello che blocca l’ingranaggio
3 Febbraio 2021Italia Viva, partito fantasma
Con la macchina del tempo, ritorno a quel fatidico 4 marzo 2018, la domenica delle ultime elezioni politiche (al momento nel quale scrivo).
Mi rivedo nella cabina del seggio elettorale, pronto a spuntare con una convinta X il simbolo del partito nel quale credo.
Tra i tanti partiti presenti sulla scheda, Italia Viva non esiste.
Come è noto, Italia Viva nascerà nel settembre del 2019 da una costola del Partito Democratico (un anno e mezzo dopo il giorno delle elezioni).
Ecco l’assurdo paradosso della politica italiana: una formazione elettorale inesistente al momento del voto (sottolineo: dunque, ignota all’elettore) sancisce poi il blocco dell’ingranaggio governativo.
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I futuri Governi sempre sotto ricatto?
La creazione e la metamorfosi (assurda) di Italia Viva può replicarsi in un qualsiasi altro futuro Governo (di destra, sinistra o altro)?
Dopo le elezioni e la nascita dell’esecutivo, dalla maggioranza può staccarsi un pezzo, formare un nuovo partito (totalmente inventato perché ignoto agli elettori al momento del voto) e ricattare il Governo?
Come fermare l’egocentrismo del Renzi di turno?
Perché la politica (una parte) è divenuta uno spietato gioco di potere ai danni della collettività?
Come arginare l’individualismo dei parlamentari (molti, non tutti), che agiscono per fini personali invece che per il bene del Paese?
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Quale lo scopo della politica italiana?
A proposito della crisi del governo Conte e la posizione di Italia Viva, alcuni illustri commentatori parlano di tattiche renziane, strategia da vero leader, lezione di tecnica politica, vittoria … e amenità varie.
Come se Renzi (e i suoi) giocassero una partita a scacchi.
E, con somma intelligenza, mettessero in difficoltà l’avversario.
Ma di quale gioco parliamo?
E chi sarebbe poi l’avversario da battere?
Così, in questo caos istituzionale, pongo un semplice interrogativo: Italia Viva, costola fantasma del PD, ha rispettato il voto degli elettori (del Partito Democratico)?
Ecco, se fosse possibile, mi piacerebbe estrarre a caso un senatore o un deputato della squadra di Renzi, risalire a chi l’ha scelto e domandare: il mandato assegnato al partito che ti rappresenta, è stato onorato?
Da questa analisi – forse ingenua ma sincera – scaturisce l’ultimo quesito che, in questi giorni assurdi, mi tormenta: la possibilità di far cadere un Governo – in un vero periodo di guerra (sanitaria, sociale e economica) – da parte di una formazione minore (votata da nessuno), è una forza, una debolezza o un abuso della nostra democrazia?