«Parole di giornata», un libro (e una newsletter) per chi ama la lingua italiana

«Parole di giornata», un libro (e una newsletter) per chi ama la lingua italiana

13 Aprile 2021 2 Di mariomonfrecola

«Parole di giornata», di Edoardo Lombardi Vallauri e Giorgio Moretti

Acquisto Parole di giornata di Edoardo Lombardi Vallauri e Giorgio Moretti perché amo scoprire l’origine e la storia delle parole.
L’etimologia – al sottoscritto proveniente da studi tecnici – resta scienza ignota.
E allora, perché non entrare nel mondo delle parole con un testo leggero, divertente, capace di restituire ai vocaboli (noti e non) il fascino dimenticato?


«Parole di giornata», di Edoardo Lombardi Vallauri e Giorgio Moretti: la mia recensione
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Come leggere «Parole di giornata»

Parole di giornata è il giusto intermezzo tra due romanzi.
Scritto come un dizionario, con un elenco di 264 parole, una lettura continua risulta difficile.
Anzi, è sconsigliata.
Perché – tra un vocabolo e l’altro – occorre digerire la spiegazione.
Dunque, consiglio di assaporare un termine (massimo due), poi meglio lasciar trascorrere il giusto tempo per apprezzare la storia, comprendere l’origine del vocabolo e seguire la sua evoluzione, dalla nascita fino ai nostri giorni (termini a volte desueti, spesso di utilizzo quotidiano).

Parole di giornata, dunque, si pone come digestivo ideale tra due romanzi, quel tocco di cultura (divertente) e mai pesante, necessario per chi ama curiosare nella nostra antica, giovane lingua italiana.

Evidenzio un aspetto, credo fondamentale: i due bravissimi autori trasmettono al Lettore la forza e la vivacità della lingua italiana.
Soprattutto, si evince la sua capacità di aggiornarsi, modificare e adattarsi al periodo storico nel quale viviamo.

Parole commentate e spiegate con briosità, piccoli e brevi articoli capaci di strappare un sorriso e spronare la riflessione.

Da Googol a Google

Così, ad esempio, scopriamo che Googol (un uno seguito da cento zeri) fu coniato nel 1938 da Milton Sirotta, nipote del matematico americano Edward Kasner, quando aveva nove anni.
Nella meravigliosa intimità del rapporto fra nonno e nipote, un nonno matematico (e che matematico!) cercando un modo per suscitare l’interesse del nipote per la sua disciplina, gli chiese quale avrebbe potuto essere il nome di un numero grandissimo.
Il nipotino rispose googol, un nome che ha tutto il sapore dello stupore e dell’esagerazione.
Nel 1997, Larry Page e Sergey Brin, per il loro motore di ricerca web, scelsero proprio il nome di questo numero per evocare la quantità di dati che avrebbe reso disponibile.
Caso volle che Sean Anderson, un loro collaboratore, registrasse il dominio internet commettendo un errore di trascrizione adottando lo spelling invece dell’esatto termine.
Da cui google.
Una storia che abbraccia esperienze umane fertili e diverse, bella da trovare in un nome che si è ormai impadronito del nostro quotidiano.


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