«Storia della bambina perduta» di Elena Ferrante: la fine (dolorosa) dell’Amica geniale

«Storia della bambina perduta» di Elena Ferrante: la fine (dolorosa) dell’Amica geniale

30 Dicembre 2021 0 Di mariomonfrecola

«Storia della bambina perduta»: il finale de L’amica geniale

Deluso.
Sì, sono deluso perché speravo in un finale diverso.
Invece, la brava Elena Ferrante cala in Storia della bambina perduta – quarto e ultimo volume della saga de L’amica geniale – un’atmosfera tetra e sinistra che rende il romanzo duro, sofferente, cupo.

Con il colpo di scena di inizio storia (che non rivelo, tranquilli), la trama entra in un tunnel senza uscita.
La narrazione segue un percorso obbligato, incentrata su un dolore impossibile da estirpare e sull’intera opera aleggia un senso di colpa che cala il Lettore in un’atmosfera disperata.
Un episodio che stravolge il senso della quadrilogia e, sinceramente, lo trovo incoerente, un tiro mancino dell’autrice per giungere ad un finale che, per il sottoscritto, non chiude perfettamente il cerchio.
Azzardo: un epilogo innaturale, discontinuo, incongruente … una serie di termini per indicare una conclusione non all’altezza dei primi tre romanzi.


Storia della bambina perduta, di Elena Ferrante: la mia recensione

Una quadrilogia da amare

L’amaro epilogo di Storia della bambina perduta, non cambia il giudizio complessivo sull’opera: restano quattro romanzi avvincenti, appassionanti, coinvolgenti, emozionanti.

E forse, proprio per l’entusiasmo suscitato dall’amicizia speciale tra Elena e Lila – prima bambine, adolescenti, poi ragazzine e infine donne – sognavo un finale degno di un sentimento così forte.
Invece, la negatività dei personaggi, la cruda realtà degli anni settanta, il fallimento dei sogni collettivi, la tragedia personale cancellano dalla storia (della città e dei singoli personaggi) ogni possibilità di riscatto.

Ecco, detesto (e contesto) lo “zero possibilità di riscatto” mentre le aspettative (alte), le premesse notevoli seminate nei primi tre romanzi meritavano una opportunità, una seconda possibilità, un’alternativa ad un presente che schiaccia tutto e tutti.
insomma, la saga meritava un finale più aperto e ottimista.

Ma, nonostante l’incongruente ultimo tassello, sono felice di aver conosciuto la Napoli di Elena Ferrante.
Un viaggio emozionante, reale, duro, imperfetto.
Come la Vita.


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