Un giovane, con la voce rotta dall’emozione, recita la poesia Joyce Lussu.
In chiesa cala il silenzio.

Un paio di scarpette rosse

C’è un paio di scarpette rosse
numero ventiquattro
quasi nuove:
sulla suola interna si vede ancora la marca di fabbrica
“Schulze Monaco”.
C’è un paio di scarpette rosse
in cima a un mucchio di scarpette infantili
a Buckenwald
erano di un bambino di tre anni e mezzo
chi sa di che colore erano gli occhi
bruciati nei forni
ma il suo pianto lo possiamo immaginare
si sa come piangono i bambini
anche i suoi piedini li possiamo immaginare
scarpa numero ventiquattro
per l’ eternità
perché i piedini dei bambini morti non crescono.
C’è un paio di scarpette rosse
a Buckenwald
quasi nuove
perché i piedini dei bambini morti
non consumano le suole.

Joyce Lussu

Osservo i bambini, il loro sguardo ingenuo in un mondo folle.
Ignorano chi sia Hitler, la pazzia del nazismo,  l’orrore che si cela dietro i campi di concentramento.

Il giovane termina.
Dal piccolo coro della chiesa partono le note di La vita è bella per spezzare l’emozione di quelle parole così toccanti ed assurde.

Ricordiamo il giorno della memoria per annientare i «mostri» di domani.
Commossi, andiamo via.

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