Il senso dell’umorismo (nero)

Se non fosse una questione tragica, potrei anche sorridere.
Invece, le decisioni del Governo riguardano noi cittadini e dunque i paradossi politici più che ilarità mi destano preoccupazione.

Devo anche riconoscere, comunque, ai nostri uomini di Stato un sottile senso dell’umorismo, un’ironia subliminale, un humor nero conseguenza delle situazioni kafkiane di cui è vittima il Bel paese.

Perché ogni questione, anche la più semplice, se inserita in un sistema dominato dall’anarchia – per un conseguente effetto domino – diviene una matassa senza né capo né coda impossibile da sbrogliare.

L’ispirazione di questa amara riflessione nasce dal nome utilizzato per la madre di tutte le leggi, la maestosa «Legge di Stabilità».

La legge di stabilita ed il paradosso politico

Definizione di stabilità

Lascio agli esperti la discussione sul contenuto, io mi limito ad osservare la ridicolaggine del nome.
Dal dizionario giunge la delucidazione sul significato di stabilità:

che permane nel tempo, che non subisce variazioni SIN durevole, costante, definitivo.

Ebbene, cosa c’è di stabile oggi in Italia?
Ovviamente nulla.
Il prossimo futuro si prevede forse stabile?
Ovviamente no.

PD + PDL

Se, infine, penso ai due maggiori partiti che costituiscono il Governo la zuppa è completa.

Il PDL spaccato tra falchi e colombe, i giorni pari minaccia di far cadere l’esecutivo (cioè se stesso) ed intimorisce i suoi ministri mentre i giorni dispari litiga con gli alleati delle “larghe intese” e denigra la magistratura, cioè parte dello Stato. 

Il PD, d’altronde, è costantemente diviso su ogni questione etica (e non), lacerato dalle faide interne non esprime nessuna idea innovativa, snella, veloce, moderna. Un gruppo dirigenziale preistorico, l’icona della burocrazia in attesa perenne di un vero leader, evento miracoloso senza una fine certa.

Due partiti nei quali la provvisorietà è all’ordine del giorno sono chiamati a promulgare la «Legge di Stabilità», una barzelletta migliore non la poteva immaginare nemmeno il compianto Totò.

Dunque, per non burlare la nazione, prima di un qualsiasi sciopero, critica e divisione sulle norme previste invito i sindacati e le parti sociali ad essere uniti sulla mia proposta: cambiamo il nome del decreto, dal beffardo «Legge di Stabilità» in un più realistico e serio «Legge di Precarietà».


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