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«Operazione Penelope», di Raffaele Cantone (recensione)

Gli articoli di Raffaele Cantone

Una raccolta di articoli incentrati sulla camorra, le relazioni pericolose tra criminalità organizzata e pezzi di Istituzioni, politica e malaffare.
Una denuncia forte e convinta contro la «zona grigia», lo strato di società dove l’illegalità si mischia con affari e cittadini qualunque.

Il libro di Raffaele Cantone evidenzia l’evoluzione (storica) della camorra napoletana, da criminalità del sud Italia fino alla diffusione nazionale e poi globale.

Scritto da chi ha combattuto (e sconfitto) in prima persona il famigerato clan dei Casalesi, il testo è una fotografia spietata degli ultimi decenni.
Racconta le vicende dei clan attraverso l’emergenza (infinita) dei rifiuti campani, il ruolo di Nicola Cosentino sottosegretario e coordinatore di uno dei primi partiti in Italia, le vittime innocenti, la forza di donne ed uomini (famosi o sconosciuti ai media) chi hanno detto «no», i patti scellerati tra i camorristi ed i vertici politici nazionali.

Anche se le vicende narrate si fermano intorno al 2012, il testo è denso di significati tutt’ora attuali.

La recensione di «Operazione Penelope», di Raffaele Cantone

Lo sfogo del magistrato

Troppo spesso, quando i risultati ottenuti nella lotto alle mafie vengono azzerati da eventi successivi o da scelte, anche legislative, non coerenti con gli obiettivi dichiarati pubblicamente, si ha come l’impressione di avere a che fare con qualcosa di simile alla tela di Penelope raccontata da Omero nell’Odissea, tessuta di giorno e disfatta di notte, così che la mattina dopo bisogna ricominciare tutto da capo senza mai vedere la fine dell’impresa.

Per Roberto Saviano e Silvio Berlusconi

Netta la posizione di Cantone nei confronti di Roberto Saviano ed in generale degli intellettuali: sono voci da difendere.

Per non lasciare soli magistrati, forze dell’ordine e cittadini onesti e continuando a scrivere e parlare di convivenze e malaffare che l’illegalità potrà essere definitivamente sconfitta.

Il libro termina con una lettera ironica rivolta all’allora Presidente del Consiglio.

Da leggere per comprendere appieno il messaggio di Cantone: la battaglia alla camorra – sempre sottovalutata dallo Stato – si vince prima di tutto con l’integrità morale della politica e dei singoli cittadini.

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Astensionismo, le quattro mosse di Renzi

1 – Lo streep seggio

L’elettore, dopo aver compiuto il suo dovere, potrà nominare uno scrutatore (o una scrutatrice).
Ogni cento proposte, il prescelto si toglierà un indumento a sua scelta.
Il Presidente – con l’ausilio delle forze dell’ordine – garantirà il regolare svolgimento delle elezioni nonché la correttezza dello streep-tease referendario.

Astensionismo, le quattro mosse di Renzi

2 – I punti regalo

Il cittadino, uscito dalla cabina, presenterà la scheda elettorale al Presidente di seggio.
Verrà posto un timbro con data e firma per confermare la partecipazione.
Tale timbro sarà valido nei supermercati convenzionati ed ogni tre elezioni verrà convertito in un buono spesa da 15€.
L’iniziativa vale per i lavoratori della Pubblica Amministrazione con redditi al di sotto dei 18 mila euro lordi annui (i pensionati sono esclusi perché già possessori di molteplice schede punti).

3 – Segnalazione al partito vincitore

L’elettore, cittadino modello, potrà iscriversi ad una lista di «segnalati».
Dopo lo scrutinio, da questo elenco di meritevoli, verranno estratti a sorte cinque nomi che contatteranno il capolista del primo partito per entrare – da subito – tra i primi, stimati raccomandati del nuovo Governo (Regione o Comune).
Unico requisito: il cittadino modello non deve essere un condannato in via definitiva.

4 – Provino al Grande Fratello

Il Presidente di seggio valuterà se l’elettore è fotogenico.
In caso positivo, dopo il consenso al trattamento dei dati personali, il cittadino televisivo potrà compilare il modulo per il casting del prossimo reality show in onda su Canale5.

Il comunicato ufficiale di Palazzo Chigi

Il Premier, soddisfatto della campagna mediatica lanciata per combattere l’astensionismo, dirama un sentito comunicato stampa di cui cito la parte saliente:

Ringrazio Mario per lo spazio dedicato alle nostre iniziative.
Insieme, possiamo sconfiggere il «mostro» astensionismo.
Prometto che le prossime elezioni per il futuro mio Governo – casomai sarà necessario votare – verranno svolte il pomeriggio del 31 dicembre e le urne resteranno aperte fino alle 19,00 onde evitare ritardi al cenone di fine anno.
La trasparenza prima di tutto: dal primo gennaio sarà elementare contare il numero di anni che resterò in carica #resteraunosolo

 

Politici di professione (a tempo indeterminato)

Lo scout Matteo Renzi

La pagina Chi sono del Premier (e segretario del PD) parla chiaro: Matteo Renzi – laureato in Giurisprudenza – si dedica alla vita politica fin da giovane (alle superiori è già rappresentate d’istituto).
Sul sito ufficiale, cerco “lavoro” e trovo la seguente voce:

Lavora come dirigente nell’azienda di famiglia che si occupa di servizi di marketing, mentre prosegue l’impegno scout, come capo della branca R/S e come caporedattore della rivista “Camminiamo insieme”.

Dunque, il rottamatore – casomai si ritirasse dal Parlamento – potrebbe candidarsi come capo scout oppure conquistarsi un posto nell’azienda di famiglia.
E’ in politica dal 1996 (comitato Prodi).

Anni di professione: dato non pervenuto.
Anni in politica: 2015-1996=19 (quasi la metà della sua attuale età)

Renzi ed i politici a tempo indeterminato

L’Avv. Prof. Sergio Mattarella

Il dodicesimo Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, è laureato in Giurisprudenza (1964).
Inizia come avvocato e poi intraprende il percorso universitario fino ad ottenere la cattedra di Diritto Parlamentare.
Dal 1983 – tra alti e bassi – è un politico.

Anni di professione: 1983-1964=19
Anni in politica: 2015-1983=32

Il Cavaliere

Silvio Berlusconi – anch’egli laureato in Giurisprudenza – presenta il problema opposto alla stragrande maggioranza dei politici italiani: proprietario di molteplici aziende, è in perenne conflitto di interesse.
Più imprenditore che parlamentare, scende in campo nel lontano 1994.
Le sue prime attività professionali iniziano nel 1961 (agente immobiliare).

Anni di professione: 1994-1961=33
Anni in politica: 2015-1994=21

Politici di professione

Massimo D’Alema giornalista, Angelino Alfano avvocato, Matteo Salvini – studente fuori corso per dodici anni presso l’l’Università degli Studi di Milano – giornalista (e nei primi anni di università lavoratore presso la catena di fast food Burghy), Umberto Bossi – con diploma di maturità scientifica – operaio, informatico ed insegnante di matematica e fisica …

L’elenco dei politici che preferiscono la poltrona istituzionale alla professione è interminabile come sono interminabili gli anni dedicati ai  rispettivi partiti.

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In Italia la politica è un lavoro (a tempo indeterminato)

Il più giovane tra i nostri politici ha alle spalle una carriera (almeno) ventennale tra incarichi di segretaria, enti, commissioni, emergenze, Parlamento e Senato (e galera – ma per pochi sfortunati).

A fronte di cotanto impegno politico, costoro quanto tempo hanno dedicato alla professione?

La politica è lo strumento per lavorare a favore della collettività oppure è il mezzo per conservare la propria occupazione?

E se non fossero politici?

La domanda è lecita: se i vari Mastella, De Mita, Maroni, Mussolini, La Russa … non fossero politici, quale lavoro svolgerebbero?
Dibatterebbero ancora di meritocrazia, tagli al personale, riforma delle pensioni e facili licenziamenti? (chiedo venia, intendevo flessibilità)

Un quesito senza risposta (da aggiungere alla lista infinita dei misteri italiani).

L’irraggiungibile Re Giorgio

L’ex Presidente della Repubblica Re Giorgio Napolitano è il mito irraggiungibile per i moderni politici italiani: eletto deputato nel 1953 (28 anni), è rimasto in sella fino al 2014 quando, stanco e con un gesto di estremo altruismo applaudito da destra e sinistra coese, cede il trono all’Avvocato Professore Sergio Mattarella.

Con i suoi sessantuno anni di incarichi politici – senza soluzione di discontinuità – è lui il «mostro» a cui consegnare questo post.

Anni di professione: 0
Anni in politica: 2014-1953=61


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ARRESTATO ROBERTO SAVIANO [ULTIM’ORA]

Il blitz

Il blitz è scattato questa mattina alle cinque.
Le forze speciali di Polizia, i NOCS, centoventi carabinieri ed i GICO della Guardia di Finanza hanno circondato l’abitazione dello scrittore a Casal di Principe, a pochi metri dal Comune.
Fonti non ufficiali confermano che l’autore di Gomorra, negli ultimi mesi, viveva stabilmente proprio nel paese dei boss di camorra circondato e protetto dalla scorta, complici del folle disegno stragista di Saviano.

Secondo i magistrati antimafia, difatti, Roberto Saviano progettava un attentato contro il clan dei Casalesi.

Subito dopo l’arresto, il ricercato – con la barba sfatta ed il pigiamo di ordinanza – in manette viene spinto in un blindato della Polizia e tenta una labile, disperata difesa: «vi sbagliate, questa storia è la trama del mio prossimo romanzo!».
Ma i PM non gli credono (nel suo personal computer è stato ritrovato un documento Word di 246 pagine con i nomi dei personaggi, i dettagli, i colpi di scena) ed ora Saviano è rinchiuso nel carcere di Secondigliano al 41bis.

Le reazioni politiche

Il primo a commentare la notizia è Nicola Cosentino, più volte denunciato dallo stesso Saviano come riferimento politico dei Casalesi in Campania.
Dalla cella di massima sicurezza dotata di wifi, l’ex numero uno di Forza Italia invia un tweet al veleno con l’hashtag #savianodentro già divenuto trend su twitter nelle ultime ore.

Il PD, dopo una riunione fiume, si spacca e per evitare la scissione dichiara: «massima fiducia nella magistratura ma anche massima stima per Roberto Saviano».
Forza Italia annuncia una manifestazione a Roma (diretta su Rete4) contro il possibile pentimento di Saviano e chiede al Ministro degli Interni la massima pena per lo scrittore napoletano.
Il Movimento 5Stelle lancia un sondaggio on-line che terminerà fra due mesi: scoppiano le polemiche tra gli iscritti e Casaleggio minaccia di espellere Grillo.
Il Vaticano applaude all’appello dei partiti del centro che, compatti, chiedono il rispetto delle Istituzioni ed invitano a abbassare i toni.

La verità dei fan

I milioni di fan di Roberto Saviano non credono alle menzogne dei media e all’unisono urlano: la notizia è una bufala.
Controllate le fonti, incrociate le informazioni: buon pesce d’aprile Roberto 🙂

L'arresto di Roberto Saviano


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Eclissi di Lupi

La prossima eclissi solare nel 2034

Il fenomeno è eccezionale, accade una volta ogni cinquant’anni e – quando accade – vale la pena ricordalo con un post dedicato.

Lo spettacolo (naturale) acceca chiunque alzi la testa, due secondi e si resta scottati.
Lo sdegno politico, invece, colpisce e dura anche meno.

Gli scienziati annunciano: per ripetere lo stesso straordinario evento, dovremmo attendere altri diciannove anni.

La prossima eclissi solare nell’equinozio di primavera  cadrà nel 2034 (e poi 2053).
Le prossime dimissioni di un politico coinvolto in questioni etiche opinabili, invece, nessun esperto può prevederle.

In statistica, un’eclissi solare nell’equinozio di primavera e le dimissioni di un ministro nella stessa giornata è definito «evento impossibile» cioè ha una probabilità zero di accadere.

Eppure è accaduto.
In Italia però, aleggia un dubbio: quale dei due eventi è eccezionale?

Elissi di Lupi


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I buoni ed i cattivi (politici)

La riforma del lavoro in tv

Concentrato, guardo un talk show.
Si parla della riforma sul lavoro, l’argomento – nonostante la seconda serata e la stanchezza galoppante – mi interessa.
Raccolgo le ultime energie e provo a resistere: la forza di attrazione del divano è un potente sonnifero.

Entropia

Il Ministro del Lavoro dichiara: «da oggi l’occupazione crescerà perché è più facile licenziare».

Al sottoscritto, dipendente privato, l’affermazione appare un preoccupante paradosso ma probabilmente, visto l’orario, sono io poco lucido.

La confusione aumenta quando lo scaltro presentatore annuncia gli illustri ospiti:
– un politico del centro-sinistra esponente del Governo
– un politico del centro-destra esponente del Governo
– un politico del centro-sinistra esponente dell’opposizione
– un politico del centro-destra esponente dell’opposizione
– un ex sindacalista poi ex politico del centro-sinistra che critica il Governo del suo ex partito
– una personalità di Confindustria felice delle scelte del Governo

Il caos: i buoni ed i cattivi (politici)

Il dibattito

Parte la discussione.
Tutti contro tutti, la rissa è servita.

Le colpe rimbalzano tra disfattisti e cercatori di soluzioni, tra chi scommette sulla crescita e chi teme il perdurare della crisi.
«Le ricette sono note, perché non le avete applicate e completate le riforme quando eravate voi al Governo?» denuncia un esponente del centro-destra di maggioranza ad un esponente del centro-destra di opposizione.
Lo scaricabarili impazza, i meriti anche.

Per mettere ordine e sentenziare verdetti certi, in collegamento da Milano (perché i numeri li danno sempre da Milano?), interviene l’esperto nei sondaggi: il centro-sinistra è in crescita mentre il centro-destra perde due punti.

La perplessità dei politici presenti in studio dura un attimo, il tempo di scambiarsi occhiatacce complici e poi il teatrino riparte tra finte accuse e falsi sorrisi.
La confusione regna sovrana, la relatività dei verdetti è la teoria regina.

Nel mentre, cedo alle lusinghe del divano e cado in un dolce e profondo sonno conciliatorio
Domani la sveglia suona all’alba, devo andare a lavoro.

Il caos: i buoni ed i cattivi (politici)


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Mattarello

Il tweet ufficiale del Premier

Matteo Renzi ufficializza la candidatura di Sergio Mattarella come futuro #PresidentedellaRepubblica.

La scoperta

Via Google cerco notizie sul candidato ma un refuso inganna il risultato: una maldestra «o» al posto della «a» ed il futuro Presidente si trasforma in un mattarello.
Nonostante la differenza palesi, lo strumento tuttofare e l’uomo politico non sono poi così distanti come una prima, superficiale analisi potrebbe far apparire.
Non mi resta che rispondere al tweet del Premier con i 140 caratteri del #Mattarello

Mattarello e Mattarella

Quasi selfie

Il Lettore porcellone

Il dovere di cronista mi impone di restare sul«pezzo».
Lo scoop, il picco di audience, l’immagine choc per attirare lo spettatore indignato, i termini-chiave nel titolo e la dea seminuda che ammicca e seduce il lettore-porcellone.

Oggi, nell’epoca del web sempre e comunque, non servono più questi mezzucci da stampa di serieB.
Nell’era mobile (da leggere mobail) per raggiungere il minuto di notorietà basta un selfie.

Un selfie tira sempre

Leggi «selfie» e catturi l’attenzione del navigatore impertinente: pur di rubare l’attimo di privacy (o avere l’illusione), il pettegolo cambia direzione, clicca sulla foto, la guarda per un millesimo di secondo (tanto dura l’attenzione dell’utente medio), scruta il quadro generale, si sofferma sulle curve della bionda e poi – deluso – abbandona la scena.

Perché il «selfie» è un autoscatto e come tale appaga solo l’esibizionismo del soggetto ritratto.

Dunque, i tempi sono difficili per i grandi network mediatici figuriamoci per un piccolo sito come faCCebook ed allora anche io – mio malgrado – costretto mi adeguo alla moda.

Inserisco «selfie» nel titolo del post (breve, per andare incontro allo standard di concentrazione dell’utente ficcanaso), scrivo i soliti tag nel testo (sesso, soldi, berlusconi, download free, gratis, donne, mostri) condivido sui social ed attendo il successo.

Per la foto, non assomigliando a Pamela Anderson, mi arrangio come posso.

Quasi selfie

[TEST] Come riconoscere l’elettore del PD?

Chi vota Renzi?

Ai tempi del Berlusconi Re degli Elettori era impossibile trovare un tizio qualsiasi che ammettesse pubblicamente di aver votato per il Cavaliere.
A domanda diretta, l’interessato negava energicamente nonostante Dio Silvio trionfasse con maggioranze bulgare.

Ebbene, i ricorsi storici ci consegnano lo stesso mistero.

Oggi, a sentir discutere di politica al bar o in ufficio, è impossibile identificare una persona che ammetta: «ho votato per Renzi».

MI chiedo: è una vergogna dare il proprio consenso a chi (stra)vince?
Ovviamente no.

Ognuno vota chi desidera e nessuno può discutere le scelte personali.
Quale arbitro imparziale potrebbe decidere se un voto è giusto o sbagliato, chi sono i buoni e chi i cattivi, quali i colori degli onesti e quali dei delinquenti, chi usa la Politica per scopi personali e chi come uno strumento a favore della collettività?
Solo il tempo ci fornirà le giuste risposte.

Nel mentre, però, ho ideato un test per smascherare l’elettore-bugiardo.
Ho iniziato la sperimentazione in ufficio …

Renzi e gli 80euro della discordia: come smascherare l'elettore del PD

Il test: dov’è l’elettore del PD?

«Ti sei venduto per 80€, fascista, comunistaaa» urlo al collega che incrocio mentre porto la mano destra in avanti per completare il classico gesto di accusa.
Mi guarda stupito, ingessato nel suo abito formale resta basito senza comprendere se scherzo oppure sono serio.
Poi farfuglia un mezzo insulto tra i denti e sgattaiola via nella penombra della sala meeting (vuota).

E’ evidente, è reo confesso.

il fattore sorpresa svela il colpevole

Utilizzo il fattore-sorpresa: chiunque, se colpito all’improvviso con le difese abbassate, reagisce d’istinto senza meditare.

Succede ad esempio quando inciampiamo: il cervello non ha il tempo per riflettere e manda un comando involontario e con le mani d’avanti al corpo ci difendiamo, l’istinto di sopravvivenza precede il raziocino.

E’ lo stesso criterio utilizzato per il mio test: colpisco la cavia nell’ambiente nel quale si sente sicuro con una domanda a bruciapelo al di fuori da ogni schema logico.
Colto di sorpresa, il malcapitato potrà solo difendersi d’istinto abbandonando il controllo e spifferando la verità nascosta.

«Ti sei venduto per 80€, fascista, comunistaaa» incalzo un altro collega alla macchinetta del caffè.
Subito compare un grosso punto interrogativo sulla testa dello sventurato. Innervosito bofonchia incerto: «che cavolo dici?».
Mentre se la svigna, una goccia di sudore gli scivola lungo il viso teso.

Colpito ed affondato.

«Ti sei venduto per 80€, fascista, comunistaaa!» stavolta mi rivolgo a te, cara Lettrice e Lettore.
Cosa rispondi?

Quando il servizio di leva era obbligatorio (ed il servizio sociale anche)

L’incubo della «cartolina»

«Il militare è un servizio che deve allo Stato» è la ferma risposta del professore alla giovane matricola nell’ultima seduta di esami di dicembre.

Quando ero un giovane studente della facoltà di Matematica, il servizio di leva era obbligatorio e, se entro l’anno solare chi frequentava l’Università non superava almeno una prova, perdeva il diritto al tanto sospirato rinvio.

A distanza di anni, ricordo perfettamente quel giorno di fine anno: per il disperato collega, l’ultima chance per non salpare.
Tra gli angosciati studenti imprigionati in quell’aula fino a tarda sera e pronti a tutto pur di evitare la cartolina, serpeggia la paura.
L’angoscia di partire per il fronte ben presto genera voci assurde: «c’è la camionetta dei militari fuori la facoltà, aspettano i bocciati».

Il panico rende i candidati insicuri e vulnerabili.

servizi sociali per tutti

Alla ricerca dell’agognato «rinvio»

«Professore, se non supero l’esame parto militare» supplica la matricola prima di sottoporsi al fuoco amico del docente patriota.
«Lo studio è un suo diritto ma il servizio di leva è un dovere di ogni cittadino verso lo Stato» sentenzia l’arcigno insegnante infastidito da quella premessa farfugliata con voce tremante.

Oggi i tempi sono maturi e tra gli uomini delle Istituzioni vige il desiderio di fornire ai giovani il giusto esempio (finalmente!).

Ha rotto gli indugi il sincero Berlusconi e tra i suoi fedelissimi è scattato subito un insperato effetto domino: Dell’Utri, nonostante sia ricoverato, da un lontano ed efficiente ospedale libanese (!), fa sapere di voler  seguire le gesta del suo leader. Con una inattesa generosità, chiede di aderire ai servizi sociali: lui che ha preso tanto dallo Stato vuole donare allo Stato parte del suo tempo (compatibilmente con i suoi impegni internazionali, ovviamente).

Il professore, sono certo, approverebbe.

PS: si può facilmente immaginare il destino della giovane matricola …

 

L’Italiano, il cittadino più forte d’Europa

Non c’è (mai) l’alternativa?

«Siamo sul baratro, il professor Monti ci salverà. Non c’è alternativa».
E uno.

«Monti ha fallito, è tempo di un governo di grande intese che unisca il Paese ferito. Letta è l’uomo giusto, farà le riforme di cui l’Italia necessita. Non c’è alternativa».
E sono due.

«Letta è bloccato tra le paludi della politica, occorre accelerare e Renzi è l’ultima possibilità. Non c’è alternativa».
E tre.

Non ho alternativa!

I tre Governi senza voto

Sono tre governi che noi, elettori senza voto, subiamo.
Secondo i partiti, l’alternativa al Premier-non-eletto sarebbe la catastrofe, The End.

Eppure, al fallimento dei tecnici – che pure furono annunciati come i salvatori della Patria – siamo sopravvissuti.
Tempo trasacorso dal «Non c’è alternativa a Monti» alla sua caduta: 1anno-5mesi-12giorni per un totale di 530 giorni

Il Governo dei compromessi, invece, con una serie di riforme doveva spingere l’Italia fuori dalla crisi ma ben presto si è inceppato tra i meandri dei suoi stessi compromessi.

Eppure siamo sopravvissuti anche alla caduta delle prime grandi intese.

Tempo trascorso dal «Non c’è alternativa ad Enrico Letta» alla sua caduta: 9mesi-25giorni per un totale di 300 giorni.

Oggi siamo al terzo governo consecutivo sostenuto dal postulato matematico «Non c’è alternativa».
La storia insegna che il vigoroso Matteo cadrà quando un suo alleato lo tradirà perché se ti accordi col serpente, prima o poi ti avvelenerà.

E’ solo una questione di tempo.

L’Italiano, il cittadino di ferro

Nel mentre, l’italiano fornisce l’ennesima dimostrazione di forza: difronte all’assenza della libertà di scelta, in bilico sul ciglio del burrone, sotto la costante minaccia di cadere nell’oblio, con la Vita appesa ad un sottilissimo filo trasparente, allo stremo delle forze ed ormai privo di sogni, l’Italiano resiste da oltre 830 giorni senza alternative.

E’ evidente, siamo più resistenti di qualsiasi altro cittadino europeo.

Partito Italia

Renzi-Berlusconi, il Partito Italia è servito

La realtà supera la fantapolitica e l’incontro Renzi-Berlusconi scongela le barriere (ideologiche) e suscita meraviglia.
E’ l’inizio di un nuovo menù in salsa italica di ricette indigeste?
Moderni polpettoni e minestroni da proporre ai cittadini sempre più nauseati dalle solite pietanze scadute?
Gli inciuci piatto del giorno per i prossimi anni?

Nonostante le smentite ufficiali, le voci indignate di una parte del PD, le insistenze dell’ala ribelle del PDL, le dichiarazioni governative di Letta (zio e nipote) e le finte minacce di Alfano, un’unica e mastodontica verità – impensabile fino a qualche settima addietro – prende corpo: il PD ed il PDL si uniranno dando vita al Partito Italia.

Partito Italia: Renzi-Berluscono, l'inciucio è servito

PD+FI, tante possibili combinazioni

I contrasti sono nati non certo sui contenuti (c’è affinità su tutte le questioni nazionali) bensì sulla scelta del nome.

Difatti, per accontentare i pochi nostalgici, bisognava unire le sigle «PD» ed «FI» senza cancellare le identità dei due partiti.

Le proposte in campo erano molte, tutte vagliate con attenzione dal segretario e dal Cavaliere: «Forza Democratici», «Partito della Forza», «Forza Partito» e poi – finalmente! – il geniale «Partito Italia».

Il nome indica l’ideale pentolone nel quale appiattire tutte le idee, smorzare i contrasti e moderare le opinioni estreme.

Il piatto unico sarà presto servito sulle tavole tricolori già alle prossime elezioni.
Poi, però, nessuno si meravigli se gli italiani sceglieranno, ancora una volta, un salutare digiuno.


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