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Tag: tasse

Quale è la vincita minima per smettere di lavorare?

Vincere al Superenalotto: sì, ma quanto?

Basta un milione di euro.
La cifra copre l’intera esistenza di un adulto italiano con partner e prole.
Il milione d’euro permetterà all’intero nucleo di non lavorare mai e trascorrere una vita serena con uno stile medio.

Non navigherete nell’oro ma, almeno, non sopporterete più le angherie del capoufficio (o equivalenti) e potrete dedicare tutte le ventiquattro ore della giornata a ciò che veramente amate.

E questo non ha prezzo.

Vincere al Superenalotto? Sì, ma quanto?

Un euro a settimana

Il calcolo deve essere analitico.
Depenno l’emotività, la cifra è da capogiro: cento milioni più briciole è l’attuale montepremi del Superenalotto.

Investo l’euro settimanale, la lotteria per spegnere il computer dell’ufficio per sempre e dedicare il tempo – finalmente! – ai sogni irrealizzati.

Dunque: quale è la vincita minima per licenziarsi e vivere felice?

I reddito medio italiano: 20 mila euro

Reddito medio italiano: 20 mila euro

Secondo le statistiche, la vincita milionaria bussa alla porta una volta nella vita: ragiono con le mani bucate e prendo le stime massime.

Parto dall’ultimo dato Istat disponibile: il reddito medio in Italia è pari a 20.070€ e varia a secondo della zona.
Per eccesso, consideriamo il reddito massimo del nord ovest: 22.820€.

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Dopo quanti anni la pensione?

Il secondo parametro da fissare è il numero di anni lavorativi prima di giungere alla agognata pensione.

Tutte le riforme si basano su un concetto elementare: un lavoratore, più anni resta in ufficio (o qualsiasi altro posto) più tempo versa (i contributi) e meno riscuote (la pensione).

Dunque, lo Stato prolunga la vita media del lavoratore finché l’Alzheimer galoppante non prende il sopravvento.

Fisso a 40 anni la vita media del lavoratore moderno.
Evito di specificare come giungerà il Fantozzi del ventunesimo secolo alla meta, sono algebrico e scevro di considerazioni personali.

La formula

Il calcolo è bell’è fatto, la soluzione elementare:

  • reddito massimo italiano moltiplicato il numero di anni lavorativi
  • 23.000 x 40 = 920.000
  • sommo 80.000 tra inflazione, rivalutazione e le spese dal dentista

il cerchio si chiude: il milione è servito.

L’appello

Discorsi folli di un informatico sognatore?
Riflessioni estive sotto l’ombrellone?
Cifre sballate e numeri irraggiungibili?

Forse.
O forse no.

Ora mi rivolgo a te, amico Lettore alla ricerca continua di «mostri» da sconfiggere.

Fornisci una possibilità alla fortuna, altrimenti il milione lo vedrai sempre e solo dal binocolo.

D’altronde, sei giunto fino a questo punto, qualcosa significherà.
Interpreto il tuo impegno come la volontà di cambiare vita.
Concordo.

Investi un euro, il montepremi supera i cento milioni.
Se vinci, un paio tieniteli pure, il resto distribuiscilo.

Ricorda: basta un milione di euro per smettere di lavorare (per sempre).

A proposito, non essere ingordo altrimenti il prossimo «mostro» potresti essere proprio tu.
D’accordo?

PS: se vinci, ricordati del sottoscritto (mi accontento anche di centomila euro)

Napoli, quando la visita all’ASL è mistica

E’ successo qualcosa?» chiede preoccupata l’impiegata dell’ASL Napoli2.
Allo sportello, pronto a pagare il ticket per un controllo oculistico, ho lo sguardo sconsolato, un aspetto abbattuto con la postura del corpo che trasmette la stanchezza di chi porta il mondo sulle spalle.

Sono i sintomi manifestati ogni volta che frequento un ufficio pubblico: pervaso da una sfiducia atavica, arrivo con la quasi certezza di non riuscire nell’impresa ed essere costretto a ritornare per espletare la pratica.

«Nulla di grave, grazie. Dovrei andare dall’oculista …» bofonchio con un filo di voce.
«Su con la vita allora! Attenda un minuto … sono quaranta euro e sessanta centesimi» mi informa con calma olimpica l’allegra impiegata.

E’ evidente, la donna è assuefatta al disordine che la circonda e non distingue più la normalità dalle «mostruosità».

Sono le quattro del pomeriggio, l’ASL è un cantiere aperto, l’aria è intrisa di polvere e rumori insistenti giungono dal corridoio dove un uomo, munito di tanta volontà, guanti bianchi ed una mazza con un vecchio strofinaccio umido, bagna il pavimento per tamponare l’avanzata degli acari. Un gruppo di ragazzotti con i completini delle squadre del cuore, sudati e felici, entra e chiede – in tono educato – se può usufruire della toilette. Messi ed Higuain interpretano la mancanza di risposte come un “sì”, dribblano e si dirigono sicuri verso il bagno lasciando le orme dei tacchetti sul pavimento appena lavato.

Mi riprendo dallo stupore, raddrizzo la schiena, mi concentro e richiamo le ultime energie positive conservate nel serbatoio delle emergenze.

«Ma si rende conto? Quest’ASL è del tutto inospitale! Inoltre sono trascorsi oramai quattro mesi da quando ho prenotato la visita ed ero quasi sicuro che oggi il dottore non ci fosse» incalzo.
«Perché non ci dovrebbe essere?» la donna resta più sorpresa dalla mia osservazione che dal contesto assurdo.

In questo mondo al rovescio, il folle sembro io.

«Quattro mesi d’attesa, 40€ … poi vi chiedete perché un cittadino si precipita verso la sanità privata!» protesto.
«La macchinetta per il pagamento del ticket è bloccata» interviene l’addetto alla riscossione, «problemi della rete» ed il quadro dell’inefficienza è completo.
«Per fortuna la posta è proprio difronte l’ASL, ecco i bollettini» replica l’impiegata pacioccona evidentemente abituata a superare gli ordinari ostacoli del suo lavoro.

Ritorno dopo venti minuti col tributo versato.
E’ il mio turno.
Entro nello studio e completo la visita.

La professionalità del dottore ripaga i 4mesi di attesa, l’ulteriore tempo perso ed i 42€ spesi.

Esco dall’ASL e la realtà mi appare più chiara, il mondo presenta una luminosità accecante e la luce è potente come non mai.
L’esperienza all’ASL è mistica oppure l’effetto delle gocce negli occhi che il dottore utilizza per dilatare le pupille non è ancora svanito?
Non è importante.

«Maledetti mostri non mi sconfiggerete!» mugugno convinto mentre dall’improvvisato campo di calcio d’avanti gli uffici giungono le urla gioiose del portiere che ha appena parato un rigore a Cristiano Ronaldo..

Non cederò alle lusinghe della sanità privata, pago le tasse ed è un mio diritto usufruire dell’assistenza pubblica.
Ho deciso: tornerò anche il prossimo autunno (basta prenotarsi in primavera).

Asl, quando la visita è mistica

Osservare la Terra dallo Spazio e chiedersi: cos’è il bollo auto?

«Sono 155€, in contanti grazie» sentenzia la cinica commessa.
Possibile? In tabaccheria il bollo auto  non si paga (anche) con il bancomat? Secondo la zelante impiegata, solo cash.

L’imprevisto mi coglie di sorpresa ma ha il merito di bloccare il meccanismo automatico che la scadenza di una tassa genera: si avvicina la data limite dell’imposta, devo saldare.

Depongo la carta nel portafoglio e mi defilo perplesso.

Mi astraggo dalla realtà, decollo e giungo nello spazio extraterrestre. Supero la Luna, siedo su un piccolo asteroide e – da lontano – osservo la nostra piccola Terra.
Rifletto. Ragiono. Medito.

L’uniformità lentamente inizia a diradarsi, atavici ingranaggi mentali oggi arrugginiti tornano a girare ed il senso critico prende il sopravvento sull’assuefazione: da contribuente-automa divento un cittadino lucido. La domanda scatta con la forza di una molla compressa immobilizzata da secoli: perché devo pagare il bollo auto?

Perchè devo pagare il bollo auto?

La wiki-voce tassa automobilistica conferma il dubbio onirico:

La tassa automobilistica, o bollo auto (in precedenza denominata anche “tassa di circolazione”) è un tributo locale, che grava sugli autoveicoli e motoveicoli immatricolati nella Repubblica Italiana …

Quindi, io pago ogni anno 155€ allo Stato perché posseggo un’automobile.

Per quale motivo? Forse perché la macchina inquina? Per l’usura e la manutenzione delle strade? Perché usufruisco dei parcheggi (strisce blu=a pagamento)?
Quali servizi lo Stato garantisce in corrispondenza di questa imposta?

Nel buio silenzioso dell’Universo, non trovo una riposta intelligente.

Il clacson di un SUV bloccato nel traffico interrompe il ragionamento spaziale, mi ritrovo di nuovo con i piedi per terra e la questione irrisolta.
Corro a prelevare la somma al primo bancomat, la scadenza del bollo auto è prossima ed io devo pagare.

PS: per voi altri contribuenti-automa, un link utile: calcolo del bollo in base alla targa del veicolo

Silenzio, parla (solo) Renzi

In fila alla posta ascolto i commenti degli utenti, gente normale con una vita normale.
L’attesa ispira gli sfoghi, la solidarietà tra chi si sente perseguitato dalle tasse e dalle bollette rende l’ufficio una camerata, tutti insieme si combatte la battaglia contro i privilegiati ed il bersaglio ideale resta sempre la famigerata Casta.

Il campione è esaustivo: c’è il pensionato deluso («con novecento euro al mese, perché non prendo gli 80€?»), la casalinga disperata («i prezzi continuano ad aumentare»), il disoccupato generalista («e che devo dire io, non tengo nemmeno o posto»), il casso integrato («ho perso il lavoro da quattro mesi ma le bollette continuano ad arrivare. E come campo?»), l’imprenditore frustrato («lo Stato si piglia tutto quello che guadagno») e poi l’altra marea di persone che, in silenzio, si astiene dal dibattito.

Dietro lo sportello, gli impiegati postali assomigliano a polli in batteria: protetti da un vetro antisfondamento, digitano cifre, ricevono bollettini, controllano i conti e si beccano pure gli insulti della platea spazientita («datevi una mossa!» è l’epiteto più dolce).

Eppure, l’unanimità popolare si spacca quando il discorso si sposta su Matteo Renzi.

 Il selfie di Renzi poi cancellato

C’è chi lo difende («diamogli tempo, è l’unico che veramente ha fatto qualcosa») e chi non crede più negli hashtag del Premier («è come tutti gli altri, promette e non fa nulla per la povera gente»).

Di certo la massa non boccia ma nemmeno promuove l’operato del Governo e forse il merito (o la colpa?) dell’ex sindaco di Firenze è proprio il limbo che ha generato, uno spazio atemporale ed indefinito nel quale l’Italia è precipitata, una palude dalla quale non è possibile uscire perché «non c’è alternativa».

 
In coda, in attesa, a noi cittadini  non resta che galleggiare arrampicati alle parole di Renzi: il dato che registro – da osservatore imparziale – è l’aumento del consenso se lui proferisce e promette ma quando tace e la parola passa ai suoi ministri, i sondaggi sono spietati ed il gradimento cala paurosamente.

Finalmente giunge il mio turno, pochi minuti ed il solerte impiegato-pollo mi licenzia.
Vado via mentre l’infinito dibattito continua.

La palude della politica italiana

Ischia, le prime immagini del kolossal

Una vacanza ad Ischia senza «mostri»?

Ho accettato il consiglio del buon vecchio giovane social-asociale ed ho spento il display del mio smartphone per una settimana.
Disconnesso, mi godo la vacanza ad Ischia per ricaricare le batterie, tra le bellezze dell’isola verde, un tuffo nel mare (limpido), una nuotata nelle calde acque termali ed in giro tra le innumerevoli spiagge affollate di turisti.

I «mostri» – come sempre – non mancano ma in questo breve post ometterò di parlare dell’inefficienza dei trasporti EAV (1,90€ il biglietto senza nessuna certezza degli orari con i bus zeppi), dell’assurda  tassa di soggiorno (1€ al giorno anche per chi, come me, è giunto sull’isola senza auto), dell’inspiegabile divisione in sei comuni del piccolo territorio (nell’era delle aree metropolitane), del costo esorbitante dei taxi (prezzo minimo 12€ – mai preso uno).

Ischia, il castello aragonese

Il in attesa del kolossal …

Non sono un maestro della fotografia ma ho la passione che mi aiuta anche se – tra uno scatto ed una ripresa – l’ammetto, scelgo la videocamera.

Per ora mi limito a pubblicare qualche foto dell’album della vacanza, da gustare come antipasto del film in prossima uscita su tutti gli schermi di casa mia.

A fine montaggio, i più temerari vengano a cena: dopo la pizza li attende, in anteprima mondiale, la visione del kolossal ischitano 🙂

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Il Buco Nero Italiano

La Chiesa: «bisogna avere Fede»

L’enigma è davvero intrigante, il segreto dura da più di trent’anni oramai e quando se ne parla pubblicamente, vige un’aura di mistero.

I politici rassicurano: «la questione è chiara ed è sotto controllo», gli esperti invece tagliano corto: «la materia è complicata» troncando ogni eventuali discussione.
I Matematici, invece, sono sconfortati: «mai visto nulla del genere» ma la comunità scientifica è spaccata: «il problema è privo di dimostrazione» mentre per i più ottimisti «in teoria la soluzione esiste ma è necessario un tempo infinito».
La Chiesa, invece, non perde la speranza: «con la Fede arriveremo laddove l’Uomo e la ragione hanno fallito».

Il debito pubblico italiano è un mistero più complesso di un buco nero

Il debito pubblico italiano, quanti zeri?

Difronte a tante altolocate ed autorevoli posizioni, io – italiano medio – mi pongo il quesito dei quesiti: il debito pubblico italiano a quanto ammonta?

La Scienza Ufficiale non ha ancora fornito un numero esatto: quanti zeri occorrono per svelare il valore di questa incognita nostrana?

L’appello: il Ministro vada in TV

Da cittadino ligio al dovere lancio un appello: in nome della trasparenza vorrei che il Ministro dell’Economia in persona andasse in televisione (a rete unificate) ed in prima serata, armato di un vecchio foglio a quadretti ed una matita nera, scrivesse – davanti alla Nazione – il valore preciso del debito pubblico italiano.

Dopotutto, questa tassa indiretta è un «mostro» che ci portiamo sulle spalle tutti noi, contribuenti onesti.


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TassaMundial, la tassa dei veri contribuenti della Nazionale di Calcio

La Nazionale di Calcio per il bene del Paese

Il Premier twitta l’annuncio ufficiale alle 3,12 di questa notte: «è pronta la #TassaMundial: unirà il paese e si pagherà ogni 4anni».

A Palazzo Chigi non si dorme mai, la crisi economica morde i polpacci degli italiani ed il Governo lancia l’economia-fantasia.

Per «il bene del Paese» si chiede uno sforzo ai milioni di contribuenti-tifosi e, dopo una lunga trattativa con i Sindacati e le opposizioni, a poche ore dall’inizio della più importante manifestazione di calcio si è finalmente raggiunto l’accordo.

L’aliquota dipenderà dai risultati della nostra nazionale: si parte da un equo 20% «valido per tutti i cittadini che durante il Mondiale brasiliano risiedono sul territorio nazionale» (approvato un emendamento della Lega per estendere l’imposta anche agli extracomunitari ed i clandestini) ma, citando direttamente le parole del Premier «l’aliquota scende di 3punti per ogni vittoria della Nazionale, 1punto per il pareggio, 0 per una malaugurata sconfitta. In caso di superamento del turno è previsto un bonus di 5punti».

Tassamundial, la tassa dei veri tifosi della nazionale di calcio

Il tweet del Premier

Gli esperti prevedono che, se la Nazionale raggiungesse la finalissima, l’italiano medio pagherebbe ben volentieri l’imposta sul reddito ed i sondaggi a favore del Governo schizzerebbero alle stelle.

Con un tweet delle 4.18 di questa mattina, il Premier evidenzia:

«saranno esclusi i lavoratori a nero e gli evasori fiscali. A loro il Governo non riconosce lo status di tifoso-DOP».

L’anatema ha già scatenato le proteste del Vaticano che parla di «discriminazioni nei confronti degli sfruttati».
Su questa dichiarazione il PD si è spaccato, il PDL invita a non strumentalizzare le sentenze della magistratura mentre il M5S lancia un referendum on-line.
Quelli del centro attendono gli eventi e nel mentre invitano tutti ad abbassare i toni nel rispetto delle Istituzioni.

Il Premier enfatizza il risultato e con un selfie delle 6,11 – con l’ottimismo che lo contraddistingue – esplode in un gioioso: «Forza Italia!»


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Si chiama SESSA, è la nuova tassa sulla Tosse

Dopo un lungo iter burocratico, la nuova tassa sulla tosse è legge.

Voluta fortemente dal Ministro del Lavoro («così i fannulloni ci penseranno due volte prima di assentarsi per malattia»), benedetta dal Dicastero della Salute («i cittadini finalmente rifletteranno sulla prevenzione») l’imposta entrerà in vigore da oggi e – probabilmente – scadrà la prossima primavera (ma fonti non ufficiali parlano di una proroga per l’inverno).

Le casse dello Stato sono in deficit ed è giusto che a contribuire sia soprattutto chi – vuoi per superficialità, vuoi per una debolezza naturale – si ammali per diventare egli stesso fonte di contagio. I dati sono sconfortanti: l’ISTAT stima in una perdita per l’INPS di quasi novecento euro al giorno per ogni abitante onesto influenzato (la cifra schizza a millecento se si tratta di un lavoratore in nero).

Prima di tossire, pensaci

Il Governo, difronte a questo sperpero, è corso ai doverosi ripari.

Con la SESSA (Salute E Soldi Senza Allergia) si prevede un introito immediato di circa cinque milioni di euro (il picco dell’influenza è tra dicembre e marzo) ed i ricavi saranno destinati per alleviare le difficili condizioni dei mafiosi condannati al carcere duro (il famigerato 41bis).

La tassa non sarà uguale in tutta Italia.

Difatti è passato un emendamento della Lega («da noi fa più freddo ed il virus è più aggressivo») per cui si pagherà di più al Sud e la cifra diminuirà verso il Nord.
I grillini, invece, hanno subito lanciato un referendum on-line per capire quanti degli iscritti al M5S usino il vaccino. Il PD si è spaccato: l’ala comunista difatti ha chiesto l’esenzione per gli allergici ma i filo governativi hanno respinto la mozione e dopo la minaccia di dimissioni del segretario si è giunto al compromesso che scontenta tutti: «esenti gli allergici da almeno trent’anni».
Forza Italia ed il Nuovo Centro Destra in una nota congiunta dichiarano soddisfatti: «la tassa non toccherà chi guadagna più di 40mila euro».

Sono pronti gli spot televisivi da trasmettere in prima serata a reti unificate (Mediaset e Sky comprese): «prima di tossire, pensaci».

L’algebra delle tasse

Come un cavallo che insegue la carota

«Abbiamo abbassato le tasse» dichiarano convinti dal Governo (ma nessuno se ne è accorto).
Segue il periodico annuncio del Ministro dell’Economia di turno: «l’Italia presto fuori dalla crisi».

Ma davvero crede nelle sue parole oppure anche lui segue una cantilena prestabilita?
Il Paese che rincorre l’uscita della recessione ricorda il malefico trucco della carota posta davanti la bocca del cavallo: il quadrupede corre per mordere l’ortaggio senza mai avere la reale possibilità di addentarlo.
Durante l’inseguimento spasmodico la speranza è forte, la meta è ben visibile ma – di fatto – resta fuori portata.
D’altronde, la ripresa ecomica è sempre all’orizzonte …

Il miraggio: la riduzione del cuneo fiscale

A questo fiume di parole seguono risultati impercettibili per noi comuni mortali: i prezzi aumentano, le bollette pure mentre gli stipendi restano fermi.

E allora, puntuale, per calmare la tempesta, giunge la panacea di tutti i mali, il miraggio agognato, il sogno bramato da tutti i lavoratori dipendenti, la promessa biblica: «ridurremo il cuneo fiscale».

Il cuneo fiscale in Italia

Leggo con interesse l’articolo de “Il Post” che spiega che cos’è il “cuneo fiscale”:

Si definisce cuneo fiscale la somma delle imposte (dirette, indirette o sotto forma di contributi previdenziali) che pesano sul costo del lavoro, sia per quanto riguarda i datori di lavoro, sia per quanto riguarda i dipendenti (e i liberi professionisti)

In Italia la somma delle tasse che incidono in busta paga è pari al 46,2%, una cifra a dir poco mostruosa (per ogni 100€ pagati dall’azienda, la redistribuzione netta in busta paga del dipendente è 53,8€).

Lascio agli esperti del settore gli studi di fattibilità e le proposte, ai politici i paroloni da bruciare nei talk-show preconfezionati per giustificare le decisioni mai prese indice di una classe dirigente totalmente incapace e distante dalle soluzioni reali. A me, lavoratore dipendente, resta la visione onirica:

IL CUNEO FISCALE DIMINUISCE DI UN SOLO, MALEDETTO, STRAMALEDETTO PUNTO PERCENTUALE.

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Sarebbe una rivoluzione storica, la riforma di tutte le riforme, il miracolo del Governo, un atto concreto (finalmente!) ricordato nei decenni, un rovesciamento ideologico, una vera botta alla crisi, ossigeno puro per milioni di famiglie, la prima vera soluzione a favore dei lavoratori onesti che ogni mese – puntualmente – pagano le tasse.

Un giusto premio che, come ogni fantasia, resterà utopia.


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La Ringhio scommessa

Ringhio Gattuso disonesto?

Il Gennarino Nazionale coinvolto in un (possibile) giro di scommesse calcistiche mi desta una pacata ma amara riflessione.
Gattuso, l’uomo del Sud onesto, l’emigrante di successo esempio di integrità sportiva e morale, l’icona del grintoso portatore di sani e antichi ideali, l’ultimo samurai accusato di manipolare incontri di serieA.

Possibile?

Chi è il vero Ringhio Gattuso

Se fosse vero, un altro pezzo del puzzle andrebbe a farsi friggere.

L’immagine del nostro calcio bistrattato, già malato grave, si inasprirebbe ulteriormente e la credibilità dei giocatori-mercenari sarebbe inferiore anche a quella dei politici in campagna elettorale.

Ma in me è ancora nitido il ricordo del Ringhio Campione del Mondo, lo sguardo fiero del calabrese trionfatore in terra tedesca, la rabbia dell’uomo venuto dal nulla, la rivincita di tutti gli italiani derisi all’estero, l’orgoglio del combattente per il sogno realizzato, l’urlo liberatorio di chi si è fatto da solo, le lacrime di gioia per l’incanto del momento, gli occhi della tigre affamata di vittorie.

E’ lui il vero Rino Gattuso!

La Ringhio scommessa

Punto tutto su Gattuso innocente

Tolto il mutuo, le bollette, l’IMU, la TARSU e la TARES, le spese per i regali di Natale, la tombola di beneficenza ed il capitone della vigilia, punto tutto ciò che resta dallo stipendio sull’innocenza di Gennarino.

Scommettiamo che vinco?


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