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Tag: donne (Page 2 of 2)

Napoli, se la vigilessa è in borghese …

I bimbi e la maestrina

Stamane resto bloccato in uno dei tanti incroci trafficati di Napoli.
A poche centinaia di metri, c’è il sospirato ingresso per la tangenziale.
Manca poco alla liberazione.

Una gentile signorina vestita con jeans, giubbotto e visiera è ferma al centro strada e combatte contro il fiume di auto che giungono da ogni direzione.

L’osservo con curiosità: alta, snella, con la coda di cavallo che sporge dal cappello, priva di agitazione, in un movimento sincronizzato – se non fosse per il contesto urbano, direi addirittura con eleganza – muove le braccia impartendo precisi ordini agli automobilisti indisciplinati.

Sembra quasi una maestrina delle scuole elementari e noi, fermi in una lunga fila al semaforo, i suoi obbedienti alunni in attesa di un’indicazione.

Con la mano destra impugna una sbiadita paletta della polizia municipale e con la sinistra regge un gruppo di fogli.
E’ una vigilessa.

La vigilessa senza divisa

E in estate?

Senza divisa, casacca o un segno distintivo.
La vigilessa si riconosce esclusivamente per la presenza della paletta d’ordinanza.
E per l’impegno eroico (aggiungo io).

D’accordo, i tagli delle risorse sono la realtà con la quale i Comuni devono combattere ogni giorno.
Però mi chiedo: possibile che non ci siano i soldi nemmeno per la divisa dei vigili urbani?

Attendiamo l’estate, probabilmente osserveremo le vigilesse controllare il traffico in costume.
Per la gioia di noi automobilisti indisciplinati.

Una bionda al Quirinale #raffaellacarraforpresident

Una donna al Quirinale

Dopo undici Presidenti della Repubblica (uomini) e quasi settanta anni di politica (al maschile), oggi – nel ventunesimo secolo – l’Italia chiede la prima Presidentessa della storia.
Raffaella Carrà piace al centro cattolico per una vita condotta senza l’ombra di uno scandalo, risulta gradita ai partiti moderni perché esempio di innovazione (vedi tuca tuca e la scossa del primo ombelico televisivo), sarà votata dalla destra moderna («è un’italiana vera») e dalla sinistra europeista (la showgirl è nata a Bologna, storica roccaforte rossa).

Non è un politico

I cittadini chiedono a gran voce una svolta: il nuovo Presidente difenderà le fasce deboli del Paese e non deve essere espressione dei partiti politici, autori – secondo i sondaggi- del macello sociale italiano.
Il popolo chiede una Lady D. nostrana, un volto noto di cui fidarsi e che dia voce agli ultimi.
Nessun uomo politico sarà capace di unire la nazione come Raffaella Carrà.

La disinvoltura della showgirl

Esperta di comunicazione, col sorriso e l’ottimismo utilizzerà il mezzo televisivo come nessun altro.
Il discorso di fine anno il capolavoro mediatico: i dati d’ascolto voleranno verso vette mai raggiunte prima.
Raffaella Carrà al Quirinale sarà una perfetta padrona di casa capace di tener testa ai potenti del mondo ed alle rispettive first lady.

Una bionda al Quirinale

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L’innocenza perduta (nel web)

Rabia Vivian, giovane fotografa

La sensuale Rabia Vivian mi contatta via facebook: dalla foto evinco lineamenti orientali mentre dagli abiti succinti deduco la sua giovane età.
Una ragazzina spudorata e decisa, non vi è dubbio.
Scrive poche parole: «Hello, contact me …» e lascia il suo indirizzo e-mail.

Rabia è preceduta da Jane Abdel: il profilo presenta informazioni generiche (è nata negli USA) ma la copertina social parla chiaro.

Una procace studentessa non-ho-capito-di-quale-università-americana racchiusa in uno stringato bikini che si mostra sorridente al mondo mentre è in piscina.
Anche lei esplicita sintetici concetti e mi invita a contattarla via e-mail.

Forse, dietro tanta sfrontatezza, si nascondono delle insicure adolescenti timidi in cerca di nuove amicizie?

D’accordo, sono un ragazzo italiano di sani principi, non fumo, non bevo, effettuo la raccolta differenziata, devolvo soldi in beneficenza, pratico sport e non sperpero denari con le slot machine.

Però un dubbio sorge anche ad un buon samaritano come il sottoscritto.

Nella fan page ufficiale mi sono concesso un piccolo riquadro, è vero, ma anche se risulto fotogenico ed ho uno sguardo magnetico, non pensavo di colpire l’immaginario femminile con tanta veemenza!

Cosa desiderano veramente queste ingenue fanciulle, dunque?

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La prostituzione viaggia sul web

Non ho mai risposto a queste esche virtuali, ovviamente.
La depravazione umana non ha limiti ed i nuovi strumenti tecnologici contribuiscono ad una nuova forma di prostituzione self-service: sono certo che per una ricarica pay-pal di dieci euro, le audaci ragazzine si trasformerebbero in indecenti «mostri» con atteggiamenti e comportamenti in totale contrasto con la loro tenera età.

L’innocenza perduta di queste ridicole femme fatale (sì, ridicolo è l’aggettivo giusto) è l’aspetto più deprimente nascosto nei loro squallidi inviti.

La prostituzione web e l'innocenza perduta


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[SCOOP] Perché ho rifiutato l’invito di Claudia Schiffer

L’ordine

«Mario, scendere subito!».
Claudia Schiffer non smette di martirizzare l’incolpevole citofono.
Immagino la scena e sorrido: fuori al portone del palazzo, la giovane top model germanica perde le staffe e con l’indice destro – snello, alto e biondo – martella il bottone del frastornato campanello.

E’ chiaro, la diva non è abituata ad attendere e non tollera chiedere.
A lei, prima donna capricciosa, gli uomini cadono umilmente ai piedi e tutto le è concesso.

Claudia Schiffer, il nuovo spot Opel a Napoli?

Il gran rifiuto

«Ehi non urlare, quì abitano persone civili e le tue grida isteriche sono fuori luogo» ribatto dalla finestra conservando un invidiabile self control.
Riempio un secchio con acqua gelata e sistemo la faccenda: una doccia inattesa affonda le invettive della dea teutonica.
«Vai a casa e non tornare più» sentenzio appagato.

La Schiffer mi guarda prima esterrefatta e poi esplode: dagli occhi di ghiaccio partono fulmini e saette mentre minaccia: «è una tedesca! è una tedesca!».
Con l’indice accusatorio ancora puntato verso la finestra del sottoscritto, apre lo sportello della sua lussuosa Opel e mentre sbraita il ritornello sgomma via insieme alla sua eleganza (bagnata).
L’intero condominio assiste allo spettacolo unico, irripetibile e gratuito: il pubblico stupito, applaude divertito.

Il prezzo da pagare

La scena dura sessanta secondi, un film di un minuto, il cortometraggio mai girato che io, ideatore di un innovativo filone pubblicitario, propongo all’importante colosso automobilistico che ha scelto come testimonial proprio la Schiffer, esageratamente impeccabile per essere vera.

La disordinata location napoletana distante mille miglia dalla realtà di Rüsselsheim (sede della Opel), l’imperfezione del sottoscritto, il rifiuto dell’uomo qualunque, la vittoria del mortale contro la divinità del nord, la fuga della regina umiliata hanno un prezzo: diecimila euro e cedo il geniale brevetto alla General Motors (il gruppo statunitense proprietario della Opel).

Vista la crisi economica, sono disposto anche ad uscire con la Schiffer e rivedere la cifra.
Dopotutto, io non sono un tedesco.

Quasi selfie

Il Lettore porcellone

Il dovere di cronista mi impone di restare sul«pezzo».
Lo scoop, il picco di audience, l’immagine choc per attirare lo spettatore indignato, i termini-chiave nel titolo e la dea seminuda che ammicca e seduce il lettore-porcellone.

Oggi, nell’epoca del web sempre e comunque, non servono più questi mezzucci da stampa di serieB.
Nell’era mobile (da leggere mobail) per raggiungere il minuto di notorietà basta un selfie.

Un selfie tira sempre

Leggi «selfie» e catturi l’attenzione del navigatore impertinente: pur di rubare l’attimo di privacy (o avere l’illusione), il pettegolo cambia direzione, clicca sulla foto, la guarda per un millesimo di secondo (tanto dura l’attenzione dell’utente medio), scruta il quadro generale, si sofferma sulle curve della bionda e poi – deluso – abbandona la scena.

Perché il «selfie» è un autoscatto e come tale appaga solo l’esibizionismo del soggetto ritratto.

Dunque, i tempi sono difficili per i grandi network mediatici figuriamoci per un piccolo sito come faCCebook ed allora anche io – mio malgrado – costretto mi adeguo alla moda.

Inserisco «selfie» nel titolo del post (breve, per andare incontro allo standard di concentrazione dell’utente ficcanaso), scrivo i soliti tag nel testo (sesso, soldi, berlusconi, download free, gratis, donne, mostri) condivido sui social ed attendo il successo.

Per la foto, non assomigliando a Pamela Anderson, mi arrangio come posso.

Quasi selfie

Io, l’Uomo più bello del mondo

Chi potrebbe obiettare la seguente, audace e fondata affermazione?

«Io sono l’uomo più bello del Pianeta».

Ho usato con cognizione di causa proprio l’aggettivo qualificativo «bello» e non un altro epiteto, me ne assumo appieno la responsabilità (etica ed oggettiva). Certo, il mio volto non compare in nessuna delle classifiche stilate dalle più importanti riviste di settore ma la spiegazione è ovvia: non mi conoscono.
Prendiamo i dieci uomini più sexy del 2013 secondo Vanity Fair: al primo posto si piazza il banale istruttore di surf Christian Yeager, seguono i soliti noti Jude Law, Brad Pitt ed altri artisti o presunti tali.

Ma quale competente giuria ha stabilito tale profonda graduatoria?

Mistero.

Christian Yeager,

Il segreto è presto svelato: la bellezza non può essere misurata.

Questa concetto elementare, però, sbatte contro la fissazione dell’Uomo di voler misurare tutto (attenzione, ho ripetuto volutamente il verbo misurare per rafforzare il concetto dell’assegnare un numero ad ogni entità presente nell’Universo). L’effetto domino derivante dall’errore (palese) di stabilire una graduatoria in relazione ai canoni fisici comporta aberranti conclusioni  (penso alle varie Miss Italia ed equivalenti).

Mi spiace per Voi amici Lettori – e soprattutto per le care amiche Lettrici – ma oggi «l’Uomo più bello del Mondo» sono io.
Se siete capaci, definite un operatore per il quale ha significato “lui è più bello di me” con la stessa logica usata in algebra per asserire che “cinque è maggiore di tre” ed enunciate la teoria che nega la mia tesi.

Finché un qualsiasi pinco pallino non dimostrerà il contrario, il podio sarà matematicamente mio.

Io, l'Uomo il più belo del mondo

 

 

La vera trasgressione è l’amore

Trasgredire con amore

Quando si tocca l’argomento “amore”, si finisce per impantanarsi nei luoghi comuni o nella psicologia spicciola.
E’ uno di quegli argomenti sui quali si può dire tutto ed il contrario di tutto, senza giungere a nessuna vera conclusione.
Ognuno di noi può raccontare una delusione o un torto subito in amore, un fallimento o un amore mai dimenticato.
Ma una ricetta universale non esiste.
Questa è l’unica certezza che abbiamo.

La fine della certezza dei ruoli

Al tempo dei nostri nonni c’era la certezza dei ruoli: tutti sapevano esattamente quali comportamenti aspettarsi da un uomo e quali da una donna; il femminismo ci ha aiutato ad interrogarci a lungo su quello che vuole una donna.

Freud ci ha messo del suo, ma cosa vuole un uomo no, non saprei dirlo.
Ecco, ti pare di avere proprio tutto: la vita che volevi, il lavoro, e poi la casa, il conto in banca, e la famiglia, i figli e forse perfino l’amore.

La vera trasgressione: l'amore ai giorni nostri,

La trasgressione e l’amore

Poi un bel giorno vieni a sapere di una certa Lula o Maurizia che si prende “cura” del tuo uomo. E all’epicentro del terremoto che fa crollare la tua vita perfetta, un maestoso fallo con cui non c’è possibilità di gara!

Madre, santa e pu….a, il trans è un uomo che racconta ad un uomo come deve essere una donna: sempre disponibile, insaziabile, esperta, esile o morbida ma forte, attivo-passiva, attaccata, sensibile, comprensiva, paziente ascoltatrice e fine psicologa.

Ma spesso i consumatori di tali prestazioni sono uomini che hanno essi stessi bisogno di una terapia a sostegno delle carenze della propria personalità, in una società in cui l’allusione erotica si annida ovunque, divenendo oggetto di una forsennata mercificazione e spettacolarizzazione.

Infatti in tutto questo l’amore cosa c’entra?
Niente, proprio niente, direi.

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Gli uomini innamorati e la crisi di coppia

Gli uomini innamorati sono disposti a tutto: fanno qualunque follia pur di avere la donna dei propri sogni, la passione li acceca e diventano off-limits per qualunque altra donna.

Ma dura lo spazio necessario per consumare la passione, finché la fiamma si spegne.

La cosa più difficile che ti possa capitare oggi è di avere una relazione esclusiva: relazioni complicate, amanti, incontri clandestini, ménage à trois consenzienti, sono tutto ciò che si riesce a rimediare se si cerca una relazione.

Non c’è una, dico una persona che conosco che si dichiari soddisfatta del proprio rapporto di coppia; ma soprattutto, se indaghi, viene fuori che quella relazione apparentemente felice, in realtà si basa sulla finzione, sulla convenienza e sull’opportunismo.

Il mio osservatorio, certo limitato alla mia cerchia di conoscenze, mi offre uno sguardo d’insieme desolante dei rapporti uomo-donna, dove osservi che si è fortunati se durano 2-3 anni.
Dopodiché diventano altro …

E allora ecco che entra in gioco la trasgressione che di per se non è negativa.
In molti casi ha una valenza se non positiva, fisiologica e naturale come parte del comportamento evolutivo di un individuo.

E quindi, in un universo maschile/femminile in cui la normalità è condividere più partners contemporaneamente e mollarsi al primo intoppo, io vedrei la vera trasgressione in un weekend romantico con cenetta a lume di candela e passeggiata mano nella mano, come preludio ad una storia d’amore in cui si condivida la vita quotidiana con un unico partner con il quale realizzare un progetto di vita comune, con onestà reciproca e sincerità.

Per riscoprire le emozioni che ci fanno sentire vivi perché, come si dice nel film “L’ultimo bacio” di G. Muccino, “la normalità è la vera rivoluzione”.


PS: purtroppo (per me) questo post non l’ho scritto io ma una lettrice che ringrazio ed invito a proporre altri argomenti
Mario


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Sesso facile (v.m. 21 anni)

Bloccato a Stoccolma

Capodanno, una forte nevicata ti impedisce il rientro a casa.
Sei a Stoccolma per lavoro, bloccato in aeroporto attendi il prossimo volo per l’Italia.
Vai al bar per ristorarti, sono quasi le dieci di sera ed affranto sorseggi l’ultimo cocktail.

Cravatta larga, giacca stropicciata, barba sfatta: sei l’icona della stanchezza.
Desideri solo tornare nella tua dolce dimora, buttarti nel letto e risvegliarti due giorni dopo.

Un «bip» sinistro ti risveglia dal coma, lo smartphone è più scarico di te e ti abbandona senza pietà.
Ora sei fuori dal mondo, isolato dalla realtà, disconnesso da ogni network relazionale.

L’incontro

«Italiano?» chiede la sensuale ragazza seduta su un lungo sgabello alla tua sinistra.
E’ una hostess, giovane, scandinava, sensuale di una bellezza dirompente.
Occhi di ghiaccio, una cascata di capelli biondi, ricorda Brigitte Nielsen nell’altezza e Pamela Anderson nelle forme.

Una dea racchiusa in una elegante divisa blu.

La sua voce è una scossa elettrica per la tua schiena piegata, colto da cotanto splendore hai la forza di farfugliare: «sì» e restare immobile per i successivi due minuti incantato dalla visione nordica. La bionda ti sprona: «amo gli italiani, mi divertono … come dite voi? BUNGA BUNGA?» dichiara con la sua ingenua voce straniera.

Una lampadina si accende nel tuo cervello fino ad un minuto prima spento: «ci sta!» .
Non ti chiedi nemmeno perché una divinità femminile di tale calibro ti presti attenzione inorgoglito dal tuo fascino di latin lover mediterraneo.

«Il mio collega dire che tutti aerei fermi fino a domani mattina. Vieni da me? Ceniamo cinese e guardiamo televisione» ammicca l’Anita Ekberg moderna.
Con la bava alla bocca, puoi solo accettare.

Sesso facile a Stoccolma?

Il drink

Paghi il taxi e, dopo un breve viaggio, arrivate in un appartamento di un anonimo condominio di Stoccolma.

Entrate, la piccola alcova è confortevole.
Ti accomodi nel living e con la mente già sogni una notte da film erotico.
Maledici di aver lasciato l’albergo in mattinata senza esserti fatto la doccia pur di rubarti l’accappatoio.

«Vado a mettermi a mio agio, ti ho preparato un drink bevi tutto in un sorso» comanda l’hostess mentre sfugge via e ti strizza l’occhio.
Obbediente come un cagnolino col suo padrone, butti giù l’intero bicchiere di vodka …

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L’incredulità

Ti risvegli in piena notte, sei gelato e non ricordi nulla.
Ti guardi intorno, sei fuori l’aeroporto di Stoccolma senza bagagli, portafogli e nemmeno lo smartphone scarico.

Solo, chiuso nella tua giacca, comprendi che sei stato ignobilmente derubato (si sono presi anche l’accappatoio dell’albergo).

Un biglietto ti riporta alla dura realtà: «idiota, non parlare con nessuno di me altrimenti pubblico le tue foto su faCCebook e ti rovino. Comunque, oltre a puzzare, sei pure un pezzente».

Sesso facile

Ecco cosa succede a chi crede, senza il giusto senso critico, a tutte le fandonie che ci raccontano.

E, in fin dei conti, è lo stesso discorso vale anche per te, amico Lettore: sei giunto fino a questa pagina (magari in segreto per non farti scorgere dal tuo fedele partner oppure nascosto dietro il monitor dell’ufficio) solo perché nel titolo del post hai trovato la parola sesso.

Sei caduto in una truffa virtuale, hai seguito il link senza porti troppe domande sperando in una storia torbida ed in una foto osè di una donnina svedese svestita.

Se non vuoi finir sbattuto su faCCebook e deriso dall’intera comunità, condividi questo post.

Non è un ricatto e nemmeno una truffa bensì una lezione: impara a tenere sotto controllo il «mostro» che vive dentro di te altrimenti, prima o poi, pagherai un conto ben più salato.


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Il primo pensiero appena svegliati: c’è il sole?

Il sole si sveglia insieme a noi!

«C’è il sole?»
«Si c’è il sole!» e allora la giornata inizia più leggera, perché ti mette allegria sentire un po’ di calore del sole appena sorto e perchè per uscire di casa devi metterti meno cose addosso.

E poi sai che qualcuno si è svegliato insieme a te: il sole!

Se anche lui è nascosto dietro le nuvole allora ti vien voglia di restare nascosta tra le coperte ad aspettare che esca un raggio di sole tra quel doppio strato di nuvole lattiginose. 
Se poi addirittura piove e fà freddo allora la giornata cambia inesorabilmente.
Eh sì diciamo che una volta il freddo e la pioggia mi piacevano, perchè l’aria si rinfrescava e si diceva che ci voleva proprio un pochino di pioggia, ve lo ricordate?

Napoli tra nuvole e sole

La preparazione per andare a scuola

Ora quando sento le previsioni vado anch’io in modalità allerta meteo bimbi: allora Galoshes, cappottina antipioggia, ombrello, sciarpe e guanti, ricambio scarpe e calzini.
Una trasferta programmata ogni volta e l’uscita da casa sembra l’uscita prima di una sfilata di moda: c’è tutta la fase dell’addobbo e a fine lavoro escono dei cucciolotti in formato Michelin!

Quando si esce tutti coperti come se fosse lo sbarco sulla luna, il fiume in piena ti travolge e se poi c’è anche il vento rischi che i due cucciolotti volino via.

E allora si va a scuola in macchina e quindi, scopri e spoglia i tuoi cucciolotti (perchè poi c’è traffico e si suda in macchina) per poi rivestirti di tutto punto per i quattro passi dalla macchina al portone della scuola.

E come dice un mio amico: «ma che ne sai tu!» .

Davvero un’avventura.

Ma i cucciolotti per fortuna si divertono sotto l’ombrello per loro è un gioco e quindi cerchi di ricordarti che non devi stressarti ma goderti l’avventura di andare a scuola in macchina sotto la pioggia, come se fosse con una navicella spaziale.

CaroBabboNatalepensacitu.

This post was written by: MammaSmemorina – who has written 2 posts on faCCebook.eu.

Sono nata a Cusano Mutri un piccolo paesino del Beneventano nel 1971, con la neve alta così! Dal beneventano ho girato tutta la Campania inseguendo con la mia famiglia il lavoro di mio padre e alla fine mi sono ritrovata a Napoli. Qui mi sono laureata in matematica. La mia passione per i numeri mi ha fatto diventare un’informatica. La tecnologia mi circonda e mi sconvolge tutti i giorni, mi usa e la uso, mi svuota e mi aiuta, mi stressa e mi diverte, mi smemorizza? Ed io la memorizzo… per futura memoria! Think in big!

Francesca Pascale, la donna più felice del mondo

La gioia di Francesca Pascale

Gli affetti più intimi si stringono intorno al Cavaliere, il lutto (della democrazia) è un dolore profondo da superare per chiunque, figuriamoci per un uomo segnato da mille vicende (giudiziarie).

Mentre l’intera famiglia Berlusconi piange il decadimento, c’è una persona che dietro le quinte sorride.

Lontana dai riflettori, Francesca Pascale – la fidanza ufficiale dell’ex senatore – è gioiosa.

Certo, davanti alle telecamere negherà sempre intenta a recitare la parte della vedova triste ma, nel privato, è una donna felice: finalmente potrà avere il suo uomo a casa per l’intera giornata.

Francesca Pascale, la sentinella del Cavaliere

Rumors da Arcore …

La ragazza sognava da tempo questo momento ed oggi è pronta a ricevere il suo compagno con le dovute attenzioni.

Rumors da Arcore confermano radicali cambiamenti nell’appartamento della coppia: sostituiti gli infissi con robuste cancellate, gli interni riverniciati con un asettico grigio, il parquet rimpiazzato da un pavimento ideale per trattene lo sporco, il lampadario eliminato a favore di una piantana.

Rafforzate le misure di sicurezza, nessuno potrà entrare (ma soprattutto uscire) dalla casa senza il permesso della questura: la privacy presenta un conto salato da scontare.

Il Cavaliere finalmente pensionato libero

Licenziato dalla scena politica italiana ed internazionale, il Cavaliere oggi è un uomo privo di impegni.

Un pensionato certamente fortunato, pronto a godersi il meritato soggiorno, finalmente libero dai doveri potrà dedicarsi ai  lavori (forzati) di casa, giocare a Monopoli e a Subbuteo e la sera – in vestaglia e con la borsa dell’acqua calda – sul divano davanti la TV sintonizzata sui canali Mediaset lasciarsi abbracciare da Morfeo in un lungo sonno reso ancora più piacevole dal pigiama Valentino a strisce bianche e nere.

Al suo fianco, come una sentinella, vigilerà Francesca Pascale.
La ragazza ha promesso: non renderà il loro prossimo matrimonio una prigionia, l’Amore (almeno quello vero) va oltre ogni gabbia.


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Io donatore (di sangue) arrabbiato con un sogno nel cassetto

Solidarietà vs egoismo

«Papà, che vuol dire donazione
«Significa dare un po’ del tuo sangue a chi ne ha bisogno» rispondo a mio figlio, sei anni e tanta curiosità negli occhi.
«Non ho capito» ribatte sconsolato, «perché devi donare?» conclude sorridente.

La solidarietà è un concetto ignoto ai bimbi, l’accetto.
L’egoismo di noi adulti, invece, mi provoca una insana orticaria galoppante: globalmente attenti al nostro (piccolo) mondo, non dedichiamo un attimo dell’esistenza al prossimo.

L’alibi

Maestri nell’autoassoluzione («non ho tempo», «purtroppo devo lavorare», «ho paura dell’ago», «temo infezioni»), ci aggrappiamo ad ogni possibile alibi pur di non donare il sangue.

Eppure, pagare le tasse è un dovere di ogni (onesto) cittadino, donare il sangue invece è un onore (di pochi, purtroppo).

Donare il sangue: come raddoppiare il numero di volontari?

All’ospedale Pascale di Napoli

E così, affranto per non aver coinvolto nessun nuovo donatore come auspicato, questa mattina mi reco al Centro Trasfusionale dell’ospedale Pascale di Napoli per la mia donazione estiva.

Ma quando meno te l’aspetti, la Vita riserva piacevoli sorprese: alle otto del mattino, prima di me, la sala d’attesa del centro è già piena con  undici (11!) volontari pronti per le visite mediche.

Mentre guardo il poster “dedicato agli eroi sconosciuti che donano sangue”, la mia irritazione per non aver portato nessun familiare, amico, collega o parente si placa. La vista della mamma riconoscente mentre abbraccia il piccolino vale più di mille parole.

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Come raddoppiare il numero di donatori

Sui vantaggi (fisici e morali) conseguenti a questo nobile gesto, ho già scritto vari post (cercate “donazione sangue” su questo sito).
Il mio obiettivo, ora, è un altro: se ogni donatore riuscisse ad interessare un nuovo volontario, in breve il numero dei donatori di sangue raddoppierebbe.

La tesi è semplice ed elementare, occorre solo superare l’ignoranza, la diffidenza e la pigrizia di chi ci circonda.

Aiutatemi a sconfiggere questi ennesimi «mostri» già alla prossima donazione.


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La confessione di un chirurgo estetico ai tempi della crisi economica

Il lamento, lo sport nazionale

Conoscete qualcuno che non si lamenti per le conseguenze della crisi economica?
Il consumatore denuncia l’aumento incontrollato dei prezzi, il commerciante il crollo delle vendite, il lavoratore dipendente le troppe tasse sul cedolino, il libero professionista il controllo eccessivo del fisco.

Ognuno ha il suo capo d’accusa a cui appigliarsi e viste le enormi difficoltà di questo periodo – detto tra noi – le proteste sono fondate e concrete.

I doveri del cronista

Come uomo di stampa, è mio dovere ascoltare e registrare le rimostranze di chiunque ma – prima di essere un (integerrimo) reporter – sono un cittadino: lo spirito mi porta sempre dalla parte dei deboli e la coscienza mi impedisce di solidarizzare con i «mostri», piccoli o grandi che siano.

E’ il caso di Antonio (uso un nome di fantasia), un affermato chirurgo estetico che, dopo aver esagerato con i drink, si lascia andare a sconcertanti confidenze sui problemi delle sue clienti in difficoltà economiche.

 

La confessione di un chirurgo estetico ai tempi della crisi economica

La confessione choc

«Mario, ma hai capito che oggi pure i dentisti si lamentano di un calo del fatturato del 40% rispetto all’anno scorso?» insiste mentre butta giù il terzo bicchiere di vodka alla pesca.

Siamo sulla terrazza di un elegante appartamento di Posillipo con vista sul golfo di Napoli, atmosfera cordiale, ospiti raffinati e compleanno di Antonio al capolinea.

«Certo, in questi tempi da lupi, si riducono le spese considerate superflue» taglio corto.
«Sapessi cosa mi ha chiesto una cliente proprio ieri» continua il dottore mezzo alticcio.

E senza che io possa stopparlo, aggiunge serio: «una tizia vuole rifarsi il seno, capito? Assurdo!» sentenzia con convinzione.
«E che c’è di anomalo nella richiesta? Non è forse il tuo lavoro?» replico annoiato.
«Non hai capito: la signora vuole rifarsi IL SENO, cioè UN SOLO SENO!»

Resto sbigottito: «UN SOLO SENO?» farfuglio.

Cerco di immaginare una donna con una quarta solo nella parte sinistra del torace e non riesco a trattenere una smorfia di repulsione.
«Non ha i soldi per l’intera operazione ma desidera ardentemente rifarsi il seno: il giusto compromesso tra crisi economica e voglia di normalità» conclude il dottore tornato professionale per un attimo.

Vado via perplesso con un quesito irrisolto che mi gironzola per la testa: la confessione del chirurgo è un sintomo dei nostri tempi assurdi oppure una bufala come questo post?

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