faCCebook.eu

Sbatti il mostro in homepage!

Tag: donne (Page 1 of 2)

Manila, di Enrica Orlando: storia di «mostri» e di speranza [RECENSIONE]

Manila, libro estremo 

Manila, di Enrica Orlando, è una storia ricca di «mostri».
I peggiori.
I «mostri» ai qual non puoi sfuggire.
Perché ti perseguitano da dentro.

Un libro duro da leggere.
Conversazioni spietate che spiazzano per crudezza e degrado (morale e fisico dei personaggi ).
La disperazione porta ad azioni disumane e la brava Enrica Orlando, con uno stile asciutto (e spesso volgare), sbatte in faccia al Lettore il lato più oscuro dell’animo umano.

Quello che vorremmo dimenticare ed, invece, è solo celato dietro l’angolo di ogni coscienza.

Manila, di Enrica Orlando, la mia recensione

Manila, quante volte sei morta?

Manila suscita sentimenti opposti: la detesti quando si autodistrugge, sorridi per l’ironia con la quale affronta i drammi del destino, entreresti nelle pagine del libro pur di aiutarla.
Infine, l’ abbracceresti per augurarle un po’ di meritata felicità.

Personaggi estremi, contesto fatiscente, legge della sopravvivenza, periferie sporche ed abbandonate.
Cancellazione di ogni briciola di umanità.
Come in una guerra.
E l’inevitabile caduta negli inferi.

Eppure, anche nel buio più assoluto, nei peggiori inferni metropolitani, la forza della vita trova e si aggrappa a quella mano tesa, pronta ad aiutarti.

Manila non lascia indifferenti.
E, per un’artista, è il miglior complimento. 
Per questo va letto.

Acquista il libro su Amazon!


Restiamo in contatto: ricevi la newsletter

La casa del Gattopardo [Il vizio di Paola]

Nuovi amori

Me la canti sempre, quella canzone.
Ti amo da morire, mi canti.

Ci siamo conosciuti in un bar, dove tu andavi per il karaoke e io ad annegare la solitudine di questa città che mi ha accolto, impiegatuccio di banca, senza restituirmi il calore del mio paesello.

Lì sì che stavo bene.

Ti ci avrei portato, ti dissi già al nostro primo appuntamento.

Altre donne ne avevo avute, ti confessai subito, sarebbe stato strano il contrario, ribattesti tu, comprensiva.
Ti rassicurai che erano state tutte, in un modo o nell’altro, definitivamente cancellate dalla mia vita.

Inclusa la mia ex moglie, che era sparita portandosi via la nostra bambina di quattro anni.

La casa del Gattopardo, per la rubrica Il vizio di Paola

«Mi sembra la casa del Gattopardo»

Come avevo fatto a stare lontano da mia figlia?, mi chiedesti.
Le avevo seppellite in un angolo recondito del mio cuore, da dove solo qualche volta riemergevano, ti sussurrai commosso.

Il racconto della mia vita ti aveva colpito, me ne resi subito conto, e così cominciasti ad essere ciò che avevo disperatamente cercato per tutta la vita, una compagna, una sorella, un’amica, un’amante.

Poi è arrivata l’estate, un’estate caldissima.
‘Andiamo qualche giorno al tuo paese?, mi hai chiesto.
E come dirti di no, lo desideravo anche io, portarti in quei luoghi che mi hanno visto bambino.

Il tuo entusiasmo alla vista dell’antica casa dei miei genitori. ‘Mi sembra di essere nella casa del Gattopardo’, mi hai detto, ed hai cominciato a ballare un valzer di coppia canticchiando il tema del film di Visconti.

Forse non dovevo portarti lì … o forse doveva succedere.

faCCebook è anche su Telegram: unisciti al canale!

Il mistero di Barbablù

Tu sei una grande lettrice, una lettrice seriale, come ironicamente ti piace definirti.
E la tua passione ti ha portato lì, stanotte, nella stanza in cui tengo tutti quei libri, tanto gelosamente custoditi che non consento a nessuno di entrarci, ti avevo detto.

Ma tu non riuscivi a dormire, evidentemente, e contravvenendo alle mie raccomandazioni sei entrata.

Tra i tanti libri, uno ha attirato la tua attenzione: Barbablù.

Una favola per bambini.
Aprendo il libro hai trovato una chiave, la chiave di una porta.

E allora, come avrebbe fatto la protagonista di uno dei tuoi amati romanzi, hai cercato la porta da aprire.
E l’hai trovata …

No, non sono il mostro che pensi, lei voleva lasciarmi e portarsi la mia bambina.
Non potevo consentirglielo.
Ed ora che sai, cos’altro potrei fare?

Ti troverai bene con loro, soprattutto con la mia bambina, è dolcissima, sai?
E non ti preoccupare, tornerò a trovare anche te, tutte le estati.

«Il vizio di Paola», note sull’autrice

Paola, lettrice per passione e scrittrice per vizio.
Alla continua ricerca di ispirazione.
Gli specchi è il suo breve racconto vincitore del primo premio della «III edizione di Scintille in cento parole».

Paola, autrice della rubrica «Il vizio di Paola»


Restiamo in contatto: ricevi la newsletter

D come Desiderio [Il vizio di Paola]

Quel desiderio irrefrenabile

Era ancora una bambina quando lo aveva visto per la prima volta al di là di quel vetro.
Aveva provato un’insolita sensazione che non avrebbe saputo descrivere, se qualcuno le avesse chiesto di farlo.

Solo anni dopo, quando aveva ormai raggiunto la piena consapevolezza di sé e delle sue percezioni, le capitò di rivederlo.
Non aveva memoria del loro primo incontro, ma aveva avvertito subito l’appannamento dei sensi di fronte a quella apparizione.

Tipi così non si vedono tutti i giorni, non li vendono al supermercato, pensò in estasi.

Dietro quel bancone, tra la schiera di suoi simili, l’oggetto del suo desiderio faceva bella mostra di sè, quasi godendo dello sguardo dei passanti che gli indirizzavano sguardi vogliosi.

E fu allora che lei capì cosa fosse il desiderio.

Un pensiero che non ti abbandona, la necessità di possesso al di là di ogni ragionevolezza.

Un desiderio inconfessabile, per la rubrica «Il vizio di Paola» (foto di Luigi Borrone)

Il piacere dell’incontro clandestino

Quando per la prima volta lo aveva portato di nascosto nel buio della sua camera, aveva capito subito che ciò che stava facendo poteva essere giudicato condannabile, ma questo pensiero non le aveva impedito di godere di quell’incontro clandestino.

E così erano andati avanti per mesi.

Gli incontri erano diventati quasi quotidiani, fino a quando ai suoi genitori non era apparso chiaro il suo cambiamento.
Le forme di adolescente acerba avevano lasciato il posto alle rotondità di donna matura.

Eppure nei piatti rimanevano buona parte dei succulenti manicaretti che la mamma preparava.
Neanche più la lasagna le impediva di trattenersi solo qualche minuto a tavola e di schizzare nella sua camera, dove, quasi ogni giorno, la aspettava ‘lui’.

L’insospettabile segreto

Il sospetto di un segreto inconfessabile, pensarono i genitori, andava confermato.
Prima di una decisione drastica, bisognava effettuare le opportune verifiche.
Cominciarono a seguirla.

Ogni giorno, dopo scuola, percorreva la stessa strada.
Da sola.
Bello o brutto tempo, con un sorriso radioso e con passo svelto si incamminava verso una strada secondaria, che raddoppiava il percorso verso casa.

Fino a quella piazza, una bellissima piazza.
Lì gruppi di studenti si incontravano ogni giorno per chiacchierare, fumare una sigaretta, o semplicemente a scambiare qualche effusione con l’amorino di turno.

Ma lei no, lei procedeva con passo spedito, ignorando i suoi coetanei e l’allegria che produceva il loro vociare.
Alla fine entrava in quel negozio e lo trovava lì, insieme agli altri.
L’insegna, esternamente, svelava il suo segreto: ‘Il regno del babà’.

«Il vizio di Paola», note sull’autrice

Paola, lettrice per passione e scrittrice per vizio.
Alla continua ricerca di ispirazione.
Gli specchi è il suo breve racconto vincitore del primo premio della «III edizione di Scintille in cento parole».

Paola, autrice della rubrica «Il vizio di Paola»

Luigi Borrone, fotografo per passione

«Amo la fotografia perché unico strumento per fermare il tempo. due foto scattate nello stesso istante non saranno mai uguali »
Luigi Borrone, fotografo per passione, è l’autore della foto presente in questo post.
A Luigi il mio sincero ringraziamento.

Per chi volesse seguirlo, segnalo la fanpage ufficiale Luigi Borrone – Fotografo Per Passione, il profilo twitter ed i canale Instagram.


Ti è piaciuto questo post? Ricevi la newsletter

Festa della donna, istruzioni per gli uomini

8 marzo, auguri si/no

«Come sto col nuovo taglio?» ecco l’ingenua domanda che ti porta direttamente nel ben mezzo di un campo minato.
Un passo falso e rischi il botto.
Ogni uomo è conscio: qualsiasi risposta potrebbe essere utilizzata contro se stesso.

«Auguri, buona festa per la donna!»: l’8 marzo è una data speciale?
Oppure fingere normalità perché i diritti della donna vanno rispettati ogni santo giorno?

Donne, foto di Luigi Borrone

Festa della donna, le difficoltà di noi uomini

Care donne, rinunciate alla gonna ed indossate i nostri panni.
Non è facile trovare il giusto equilibrio tra galanteria ed emancipazione.

In entrambi i casi, una fetta rosa criticherà la scelta, l’altra sorriderà.

Come risolvere?

Vuoi vedere che anche oggi, 8 marzo, vale la solita, saggia, regola antica come il mondo?
Il consiglio della mamma al figlio, dell’amica all’amico, dell’innamorata all’innamorato: sii te stesso.

Sarò me stesso.

Care Lettrici, auguri!
Buona festa della donna.

PS: stai bene col nuovo taglio 🙂

faCCebook è anche su Telegram: unisciti al canale!

Luigi Borrone, fotografo per passione

«Amo la fotografia perchè unico strumento per fermare il tempo. due foto scattate nello stesso istante non saranno mai uguali».
Luigi Borrone, fotografo per passione, è l’autore della foto presente in questo post.
A Luigi il mio sincero ringraziamento.

Per chi volesse seguirlo, segnalo la fanpage ufficiale Luigi Borrone – Fotografo Per Passione oppure i profili twitter ed Instagram.


Ti è piaciuto questo post? Ricevi la newsletter

Luciano Esposito alla Ubik di Napoli: «Abbi fortuna e dormi», storia di polifedeltà

Luciano Esposito alla libreria Ubik

La sala conferenza della libreria Ubik, nel centro storico di Napoli, fatica a contenere il calore intorno a Luciano Esposito.

Il giovane scrittore presenta – per la prima volta in pubblico! – il suo libro Abbi fortuna e dormi.

Dopo l’intervista esclusiva pubblicata qualche tempo fa, il sottoscritto non poteva mancare all’imperdibile manifestazione.

Luciano Esposito alla libreria Ubik di Napoli presenta il suo libro «Abbi fortuna e dormi»

Gli amici di sempre

Riconosco un po’ tutti: Antonio, Rosy, Angelo, Daniela …
Sono i soliti amici di Luciano, gli amici di sempre.

L’introduzione di Gerardo – professore di letteratura – presenta la storia e descrive lo stile «fresco» utilizzato dall’esordiente autore.

La musica di sottofondo del maestro di conservatorio Federico rende l’atmosfera magica (inutile ricordare che entrambi sono cresciuti con Luciano).

Osservo la sala gremita, sorrido compiaciuto.

La cultura, una serata intorno ad un libro

L’emozione suscitata da un evento culturale è un aspetto di Napoli importante e poco evidenziato dai media.

Dibattere intorno ad un libro, confrontarsi con le dotte parole dell’editore, ascoltare pagine del romanzo recitate da Michele – altro vecchio amico – con l’enfasi giusta, è il miglior biglietto da visita per conoscere il mondo di Luciano.

«Scrivere è una forma di espressione come disegnare» spiega lo scrittore.
«Ho impiegato sette anni per completare Abbi fortuna e dormi. Mi è sempre piaciuto raccontare storie e pubblicare il libro era per me inimmaginabile. Essere qui è un sogno» confida Luciano con un pizzico di commozione.

Luciano Esposito alla libreria Ubik di Napoli presenta il suo libro «Abbi fortuna e dormi»

«Abbi fortuna e dormi» e la polifedeltà

«Non è una storia autobiografica e la trama non è incentrata su un volgare tradimento. Piuttosto parliamo di un sentimento puro, di vero amore: l’amore di un uomo per due donne».

La definizione utilizzata durante il dibattito è perfetta: polifedeltà.

Può un uomo essere innamorato contemporaneamente di due donne?
Una passione pulita, di assoluta dedizione – non certo un prosaico adulterio.

Luciano garantisce un finale non banale, fuori dagli stereotipi tipici di una “relazione a tre”.

La fiducia del Lettore è ben riposta.
Parola di chi conosce il buon, vecchio Luciano, narratore di storie fantastiche.

Luciano Esposito alla libreria Ubik di Napoli presenta il suo libro «Abbi fortuna e dormi»

Acquista il libro su Amazon!


Ti è piaciuto questo post? Ricevi la newsletter

L’amore non invecchia [Domande PerBeni]

Se ti innamori di tua suocera

“Caro Beni,
amo una donna da due mesi.
Il problema è che questa persona è mia suocera.
Cosa devo fare?”
Genny

Quel mostro di mia suocera

Antonio P. Beni risponde

Caro Genny,
il tuo è un problema che alcuni sprovveduti potrebbero definire “gerontofilia”.

In effetti sembri proprio affetto da questo tabù se non fosse che tua suocera è in un polmone d’acciaio!

Mi sono confrontato con il professore Whisky Allenth, noto psichiatra del comportamento umano nei confronti delle luci stradali e, con lui, ho concluso che tu sei affetto da una forma di “spettro autistico gerontofiliaco”.
È una rara forma di disturbo che spesso porta alla morte per asfissia, parlo di tua suocera, tu rischi solo il carcere.

Questo disturbo può essere guarito in un solo modo: devi avere un rapporto d’amore con tua suocera e poi con il polmone d’acciaio.
Infatti, solo oggettivando potrai allontanare da te l’amore.

Però devo avvisarti: questo processo di oggettivazione potrebbe portarti ad amare ancora di più tua suocera e/o il polmone d’acciaio, cosa che potrebbe crearti, in ordine:

  1. disturbi bi-polari, o a corrente alternata
  2. cambio colore dei capelli, diventerai biondo per colpa del ossigeno
  3. ritiro della patente
    – Inibizione ai pubblici uffici
    – Reversione pensione
    – Percezione errata dello spazio, crederai che le dimensioni saranno solo 2
    – Varie ed eventuali

L’amore è una cosa meravigliosa, ancestrale, antica come l’uomo.
Nel tuo caso, come la tua nonna.

Chi è Antonio P. Beni, esperto in aMORE

Scrivi ad Antonio P. Beni




    Acquista l’ebook di Antonio P, Beni!

    Le cose degli Altri è anche cartaceo


    Ti è piaciuto questo post? Ricevi la newsletter

    Autostrada per l’amore [Domande perBeni]

    Amore e bancomat: il dubbio di Fra74

    “Gentile signor Beni, come faccio a far capire alla mia fidanzata che, dopo che l’ho portata a cena in un ristorante dove i camerieri hanno i guanti, sarebbe un bel gesto di riconoscenza da parte sua pagare l’autostrada?”
    Fra74

    Amore al bancomat

    Antonio P. Beni risponde

    Gentile Fra74, dopo che ho letto la tua missiva mi sono chiesto come mai i nostri politici non fanno nulla al riguardo.

    Siamo una generazione in crisi: sentimentale, sociale e soprattutto economica.

    Dodici ore fa ho portato una ragazza fuori a cena, costo 120 euro, solo perché ho evitato di mangiare.
    Poi siamo andati a teatro, costo 80 euro, grazie ad un coupon scaricato sapientemente due anni fa.
    Infine siamo andati a bere qualcosa al lounge bar che affacciava sul Duomo di Milano, costo 55 euro.

    Tornando a casa, per evitare il traffico, abbiamo preso l’autostrada, costo 5 euro.

    In totale ho speso 260 euro.
    Lei, la ragazza, non ha neppure fatto il gesto di tirare fuori un euro dalla sua minuscola e insignificante borsetta nera con glitter luce.

    Essendo la prima nostra uscita ho ricevuto in cambio un bacio e una carezza sul collo.

    Dopo questa esperienza, dopo la tua lettera e dopo un’analisi con il mio consulente bancario, ho capito tre cose:

    1. Autostrada per l’amore è un problema che hanno otto milioni di uomini ogni ora nel mondo
    2. Il redditometro indica che il costo di una Escort è più basso del 27%
    3. Se proprio occorre andare a cena e non sei con una escort, allora fingersi vegano metodista transitorio. E’ una rara malattia che dura tre ore che non permette di spostarsi in auto, di mangiare in locali costosi e di spendere in bar

    Ad ogni modo, due ore fa ho incontrato l’ex moglie di Trump che si offerta di offrirmi la cena in cambio di sesso.
    Forse potrebbe essere questa la soluzione …

    Chi è Antonio P. Beni, esperto in aMORE

    Scrivi ad Antonio P. Beni




      Acquista l’ebook di Antonio P, Beni!

      Le cose degli Altri è anche cartaceo


      Ti è piaciuto questo post? Ricevi la newsletter

      Santa Maria Francesca e la sedia della fertilità

      Santa Maria Francesca al vico Speranzella

      «Siediti. Vuoi un figlio?» chiede l’energica suora.
      Sono nel Santuario di Santa Maria Francesca delle cinque piaghe, nel centro storico di Napoli, in una traversa dell’affollata via Toledo.

      Fuori la piccola chiesa, incastonata tra le pizzerie e le bancherelle con le foto di Maradona, leggo vico Speranzella.

      Al Santuario di Santa Maria Francesca: la sedia della fertilita per le donne in attesa del figlio che non arriva

      La sedia della fertilità

      La suora sembra uscita dal set di Sister Act: bassa, paffuta, con un pesante crocifisso tra le mani, sorride, diretta e sincera.

      La sedia sulla quale mi accomodo, secondo la credenza popolare, possiede un potere miracoloso: è la sedia della fertilità.

      Molte donne, in attesa del figlio che non arriva, chiedono la grazia a Santa Maria Francesca pregando dove la religiosa riposava «quando soffriva dei dolori della Passione (dovuti alle stigmate) che si presentavano ogni anno in concomitanza con la Quaresima».

      A giudicare dalla parete strapiena di fiocchi rosa ed azzurri, la sedia funziona egregiamente 🙂

      La galleria fotografica

      «Allora una benedizione per te e famiglia?» la suora propone la cordiale alternativa.
      «Grazie, con piacere» replico soddisfatto.

      La sorella parte con il sentito rituale che si concluderà con l’amen finale.

      Continuo la visita al museo dedicato alla Santa, osservo l’altare, scatto qualche foto, leggo la biografia.

      Vado via con lo stupore negli occhi.
      E’ davvero incredibile come, in un piccolo vicoletto, si nasconda un miracolo così grande.


      Restiamo in contatto: ricevi la newsletter

      Le tartarughe tornano sempre, di Enzo G. Napolillo (recensione)

      Lampedusa, l’amore tra Salvatore e Giulia

      Se ami il mare e desideri leggere una storia che intrecci il dramma dei migranti con l’amore, sei nel libro giusto.

      Perché Lampedusa può essere una prigione per chi ci nasce e la terra promessa per chi sogna una vita diversa da guerra e violenza.
      Dipende dal destino quale prospettiva ti regala.

      Salvatore è nato e vive nella piccola isola siciliana.
      Giulia trascorre ogni estate nella casa dei genitori, nativi di Lampedusa ed emigrati a Milano per inseguire lavoro e successo.

      Tra loro l’amore, le vacanze troppo brevi, il distacco, la distanza, sentimenti difficili da vivere, l’attesa per la prossima estate, lettere rosa con promesse infinite.

      Le tartarughe tornano sempre, di Enzo G. Napolillo

      L’assuefazione al dramma dei migranti

      Una mattina in spiaggia, la visione di un barcone stracolmo di uomini, donne e bambini – persone diamine! –  in balia delle onde segnerà la vita dei due giovani.

      Quell’immagine al quale il mondo intero ben presto si assueferà, sconvolge le coscienze di Salvatore e Giulia unendo le loro anime con un filo invisibile.
      Per sempre.

      Perché lgggerlo

      Il racconto di Enzo G. Napolillo è fresco come un tuffo nel mare blu di Lampedusa.
      Attuale, ci ricorda che i migranti sono persone e come tali meritano la nostra attenzione.
      Persone, non dati statistici o “casi” da risolvere.

      Un romanzo ed una denuncia raccontata attraverso gli occhi di due personaggi che ricorderemo nel tempo, Giulia e Salvatore.

      Perché leggere «Le tartarughe tornano sempre»?
      Perché emoziona.

      Acquista subito il libro su Amazon!

       

      Risky lovin’: Tutto quello che non so di te [recensione]

      Risky lovin, di Emily Susan Bell – la trama

      Separata, con due piccoli figli a carico, disoccupata, moglie in lotta col suo ex, mamma isterica cerca uomo rassicurante per sistemarsi e un lavoro sicuro.

      Argomenti scontati, lettura noiosa, storia prevedibile fino al 90% della trama.
      Poi un improbabile finale con un colpo di scena che rende il libro ancora più irreale.

      Emma, la wonder woman del libro, vorrebbe apparire come la novella eroina che – nonostante la crisi economica e non – supera le difficoltà quotidiane per realizzare una nuova vita (sentimentale e lavorativa).
      Il personaggio, invece, è inverosimile con aspetti grotteschi ed infastidisce l’immagine della figura femminile – nevrotica, distratta e cacciatrice – descritta dalla scrittrice.

      Risky lovin': Tutto quello che non so di te [recensione]

      La recensione

      Il giudizio negativo nasce dall’avversione che ho verso la figura della donna descritta in questo libro e – ammetto – il genere non è tra i miei preferiti.
      Ciò nonostante, leggo con piacere storie rose divertenti, ironiche, brillanti ed appassionanti.
      Purtroppo non è questo il caso.

      Unico aspetto positivo: il libro scorre via con la stessa semplicità con la quale si beve un bicchiere d’acqua e  svanisce nel nulla, senza lasciare traccia, dopo aver letto l’ultima riga.

      Pubblicità: acquista il libro su Amazon!

      Matilde Serao e quell’appello del 1884 (ancora attuale)

      Matilde Serao, la denuncia del 1884

      E’ impressionante leggere «Il ventre di Napoli» scritto da Matilde Serao nel 1884 e scoprire come, dopo più di cento anni, Napoli non sia cambiata di molto.

      Allora la pionieristica giornalista e direttore de “Il Mattino” con una inchiesta scritta nel periodo successivo al colera che colpì la città, denunciava l’assenza delle istituzioni ed il degrado nel quale vivevano i suoi concittadini.

      La Serao, prima che i nove articoli pubblicati con grande successo e risonanza su tutti i giornali del tempo diventassero un libro, chiese ed ottenne soltanto che alle nove puntate, diventate capitoli, fosse aggiunto il seguente Commiato.

      Le potremmo usare ancora oggi, purtroppo.

      «qui finisce questo breve studio di verità e di dolore. Esso è troppo piccolo per contenere tutta la grande verità della miseria napoletana: troppo piccolo, sia permesso dirlo, per contenere l’umile e forte amore di un cuore napoletano. Opera incompleta di cronista, non di scrittore, uscito come un grido dall’anima, valga come ricordo, valga come preghiera.
      Serva per pregare chi può, per ricordare a chi deve: non abbandonate Napoli, ora che il colera è finito. Non la abbandonate di nuovo, presi dalla politica e dagli affari, non lasciate che agonizzi di nuovo questo paese che tutti dobbiamo amare.
      Fra le belle e le buone città d’Italia, Napoli è la più gentilmente bella, la più profondamente buona. Non la lasciate povera, sporca, ignorante, senza lavoro, senza soccorso: non distruggete, in lei la poesia d’Italia.»
      Matilde Serao, (1884)

      Matilde Serao, Il ventre di Napoli (1884)


      Ti è piaciuto questo post? Ricevi la newsletter

      Claudia Coleciano Koll, la forza del cambiamento

      La nuova Claudia Koll

      Le strade della Rete sono infinite: saltando di palo in frasca, giungo sul sito ufficiale di Claudia Coleciano KollLe Opere del Padre.it.
      Leggo con attenzione la sua testimonianza, mi perdo nella dichiarazione d’amore per il Signore.

      ti ringrazio, Signore; tu eri con me adirato, ma la tua collera si è calmata e tu mi hai consolato.

      Resto colpito pensando a chi fosse prima Claudia Koll e come è oggi, una donna nuova

      dalle macerie della mia vita prostata e sola, ho gridato al Signore e lui nella sua infinita bontà mi ha risposto: è venuto in aiuto e con il suo infinito amore ha curato le ferite dell’anima e perdonandomi con il Suo Santo Spirito mi ha ricreata, fatta nuova.

      Claudia Coleciano ha avuto la forza di rinascere; avrà sofferto, la sua anima sarà stata travolta da una crisi di coscienza (come lei stessa ha dichiarato in tante interviste), forse la sua nuova vita germoglia da una necessità fisica e spirituale, sta di fatto che il cammino intrapreso è, senza dubbio, sintomo di una ragazza coraggiosa.

      La sua storia mi illumina.

      Claudia Coleciano Koll, la forza del cambiamento

      I cambiamenti spaventano

      Lo scrittore e poeta tedesco Johann Wolfgang Von Goethe nel diciannovesimo secolo affermava: «dobbiamo sempre provare a cambiare, a rinnovarci, cercare di ringiovanirci; altrimenti diventiamo solo più duri».

      Ma quante persone mettono in discussione veramente le proprie idee?

      Sono convinto che porsi delle domande non sia indice di insicurezza ma, al contrario, sia il segnale di intelligenza.
      I dubbi – se non distruttivi – sono il primo passo per l’innovazione, la premessa per ogni miglioramento.

      Penso come la “disperazione” dell’ex attrice di Tinto Brass l’abbia portata ad imboccare un percorso a lei inimmaginabile fino a qualche anno fa, magari non sa nemmeno dove andrà ma, mentre va, si sente una persona migliore.

      Oggi Claudia Coleciano utilizza la sua popolarità per aiutare i bimbi africani; mi basta ciò per apprezzare e stimare la nuova Claudia Koll.


      Ti è piaciuto questo post? Ricevi la newsletter

      Page 1 of 2

      Powered by WordPress & Theme by Anders Norén

      Translate »