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Job Act, da oggi sarà possibile licenziare via WhatsApp

Il nostro Premier ama le nuove tecnologie ed il recente tour presso la Silicon Valley conferma il convincimento: occorre inserire nel moderno Job Act elementi innovatori rivoluzionari.
La premessa è chiara ed accettata pure dai Sindacati: la riforma del lavoro è necessaria, cambiano le regole del gioco e chi non si adegua è superato dai giovani paesi emergenti ove le norme sono elastiche ed i diritti un optional.

La Commissione di Saggi voluta fortemente da Matteo Renzi, dopo sette giorni di duri dibattiti in un cottage di Cortina d’Ampezzo, giunge alla choccante conclusione: da oggi sarà possibile licenziare il lavoratore con un semplice messaggio via Whatsapp.

Job Act, da oggi sarà possibile licenzionare via whatsapp

La nuova opportunità riguarda tutti i dipendenti privati assunti dopo il primo gennaio del 1923 e solo le aziende con più di due impiegati. I lavoratori della Pubblica Amministrazione sono – al momento – esclusi (si parla di una deroga fino al 2043).

Su questa norma, il PD si spacca, Forza Italia parla di «occasione di crescita per il Paese», l’UCD chiede di «abbassare i toni nel rispetto delle Istituzioni» mentre il M5S lancia un referendum on-line. La CGIL, dopo una estenuante trattativa con Confindustria, entusiasta annuncia: «sarà anche possibile assumere con un semplice messaggio via Whatsapp».

E Renzi?
Dalla sua residenza privata, twitta: «questa nuova possibilità non provocherà l’aumento delle tasse e favorirà le comunicazioni».

Bene.
Smartphone acceso, da oggi non resta che attendere una notifica.

7 app per distruggere un’amicizia

La tua app preferita (non è la mia)

«Ciao, sono al bar. Mi raggiungi per un caffè? E’ da tempo che non ci incontriamo, così scambiamo quattro chiacchiere».
«Scusami, sono incasinato col lavoro. Hai proprio ragione, ti videochiamo dopo con Tango così ci vediamo?».
«Ma che significa? Vieni di persona, un break ti farà bene visto che dai i numeri».
«Scusami, non volevo metterti in difficoltà. Forse preferisci l’Hangouts di Google?».
«Tu non stai bene, non farti più sentire che è meglio».

7 app per distruggere un'amicizia

L’amicizia non ha app che tenga!

Ma io sono un tipo testardo, credo nell’amicizia, non demordo ed il giorno dopo provo a ristabilire i contatti via Whatsapp.
Nessuna risposta ai miei messaggi (scritti ed audio, con gli smiles e foto allegate).

Provo una free-call con Viber ma lo smartphone presto si arrende al silenzio, spedisco due adesivi spassosi su WeChat e quattro sticker (gratuiti) tramite LINE.
Tentativi falliti.

Non demordo e lancio una sassata via Snapchat.
La manovra di sexting fallisce miseramente: la mia foto si autodistrugge senza mai giungere al destinatario.

Non mi resta che aggiornare lo stato social prima su Facebook e poi – con un astuto copia-ed-incolla – anche su Google+ ed i due account Twitter: «sii sempre disponibile con chi non scarica le app».

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La forza è con me

Contro i messaggi natalizi …

Missione (quasi) compiuta: respinti la totalità di messaggini natalizi.
Il mio personalissimo firewall non è riuscito comunque a bloccare un inerme sms: «Buon Natale a te ed i tuoi cari» ha perforato la barriera.

«Bip», la mattina del venticinque dicembre l’infimo augurio centra in pieno il mio smartphone, approfitta di un istante di stanchezza generale e si presenta ghiotto sul display del mio cellulare in tutta la sua grettezza.
Colpito ed affondato.

Contro i messaggi natalizi, la forza è con me!

… e contro i messaggi di fine anno

Non c’è tempo per scoraggiarsi, è già pronta un nuova «guerra» da combattere: il tormentone «Felice Anno Nuovo» (o «Happy New Year» per i «mostri» internazionali) si affaccia minaccioso all’orizzonte, il trentuno dicembre è prossimo e occorre organizzare una nuova difesa.

Per fine anno la tattica che userò sarà diversa: al bando pistole, cannoni, bombe a mano, astronavi ed alieni utilizzati per il Santo Natale. 
Con la violenza non si risolvono i confronti, meglio utilizzare le armi più congeniali alla propria personalità.

Or dunque, dopo una lunga e profonda riflessione, prendo atto dei miei umani limiti: non potrò mai fermare le dita dei «mostri» che – con gesti da automa – la notte di fine anno digiteranno in modo frenetico un generico, ambiguo ed inutile messaggio di augurio.

L’sms volerà senza esitazione nel cielo infestato dai fuochi d’artificio, eviterà nuvole, lampi e tuoni per atterrare con ottusità sugli schermi indifesi dei telefonini di parenti ed amici intenti a festeggiare l’arrivo del 2014.

Stavolta io sono pronto, «mostri» non mi coglierete impreparato.
Inviatemi pure i vostri apatici auguri, saprò difendermi: la forza è con me.


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Social Natale

Natale, gli #hashtag 

Regali, frenesia, stress, spese folli, futilità, corse, negozi, shopping, centri commerciali, traffico, caos, finzione, ipocrisia, soldi, denaro, mangiate, cenoni, abbuffate, sperpero, spreco, ingordigia, festa, veglione, discoteca, falsità.

Solidarietà, volontariato, mensa dei poveri, altruismo, donazioni, fede, bontà d’animo, miglioria, convinzione, ideali, carità, Gesù, verità.

SMS, Whatsapp, telefonate, facebook, twitter, Google+, social network, e-mail, superficialità, finzione, ipocrisia, inutilità, rapporti virtuali, amicizie virtuali, auguri virtuali.

Il virtual Natale è social!

La domanda

E tu, caro «mostro», con quale di questi tre Natali ti immedesimi?


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Contro gli auguri natalizi virtuali

A Natale l’augurio viaggia su WhatsApp

«Bip», la vibrazione del mio smartphone segnala l’arrivo di un nuovo messaggio.
«Buon Natale a te ed i tuoi cari. Peppe e famiglia» leggo avvilito.

Perché – se proprio devo dirvela tutta – questo tipo di augurio è indigesto, peggio di un calzone fritto ripieno di soffritto di maiale con ciccioli e cipolla cruda.

Il messaggio giunge diritto allo stomaco, un fendente che manda al tappeto le mie migliori intenzioni, resisto grazie ai duri allenamenti a cui mi sottopongo per ritrovare gli occhi(ali) della tigre, preparazione utile per affrontare proprio questi momenti di grettezza relazionale.

Contro gli auguri natalizi virtuali

La traiettoria dell’SMS

Se avessi un radar speciale, intercetterei l’sms di Peppe per disegnare su un monitor la mappa dei destinatari: emergerebbe un grafico costituito da un’infinità di individui senza distinzione di razza, colore e sesso raggiunti tutti dall’identico augurio speciale.

Probabilmente, la stessa moglie, l’amante e il bisnonno ultracentenario (che da qualche anno è passato a miglior vita ma presente ancora nella rubrica del cellulare di Peppe) riceveranno contemporaneamente il medesimo sms.

«Non fa male, non fa male» continuo ad urlarmi nella mente proprio come un pugile prima di un importante incontro di boxe.

Manca poco al Natale e sono conscio che il peggio deve ancora giungere.

La tempesta di messaggini è prevista per la sera della vigilia e la mattina del venticinque dicembre, per allora prometto di essere al top della forma (fisica ed intellettuale) per respingere ogni tipo di falso augurio.

Quest’anno non mi coglierete di sorpresa, fatevi avanti «mostri» vi aspetto.

Whatsapp ed il meritato rinnovo (annuale)

Il mea culpa

Chi è coerente scagli la prima pietra.
Io non lo sono e difatti, se necessario, cambio idea senza rancore.

L’ennesimo spunto proviene dal tanto discusso Whatsapp, il famoso programma per smartphone che – di fatto – manda in pensione i vecchi e cari (nel senso di costosi) sms.

Il Lettore affezionato mi rinfaccerà: «ma come, ne avevi cantate di cotte&crude su Whatsapp!
La prigione dei dati personali, l’app senza spina dorsale, il mistero del prezzo del rinnovo da scoprire dopo un anno (forse) … »

E’ vero: la Rete non dimentica e le mie passate dichiarazioni possono essere usate contro di me. Basta cercare “whatsapp” nel sito ed i vecchi post emergeranno dalle viscere della Rete condannandomi senza appello.

Prima di darmi del voltagabbana, però, in mia difesa aggiungo candido: sono un informatico!

Whatsapp, un meritato rinnovo (annuale)

Perchè rinnovo Whatsapp

Sviluppare software non è forse un esempio di arte moderna?
Far comunicare milioni di persone a costo zero in modo semplice e funzionale non è un’azione da elogiare ed incoraggiare?

Quando la tecnologia va veramente incontro al consumatore di massa perché é l’utente stesso a decretarne il successo o il fallimento, gli autori (artisti) vanno meritatamente premiati e l’unico strumento che noi fruitori abbiamo per ringraziare Brian Acton e Jan Koum, i due ex programmatori Yahoo! creatori dell’app, è pagare loro i 70centesimi richiesti.

Il merito va riconosciuto

Come il sottoscritto e gli altri milioni di persone sparsi per il globo: spiccioli per ogni singola persona, una ricca “medaglia” per i due giovanotti americani.

L’idea della correttezza del pagamento risulta ancora più forte se si pensa alle tante alternative disponibili: da LINE a WeChat giusto per citare le ultime novità addirittura pubblicizzate in televisione con testimonial d’eccezione (Lionel Messi per WeChat).

Eppure il successo di Whatsapp persiste.
A buon diritto aggiungo io, almeno per un anno poi alla prossima scadenza valuterò.

Nell’era di Internet, 365 giorni è una promessa di fedeltà che si concede per pochi, validi motivi … poi tutto torna nuovamente in discussione, anche l’efficienza (attuale) di Whatsapp.


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