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Tag: viaggi (Page 1 of 2)

A New York con Guia Rossignoli, blogger e studiosa d’arte [RECENSIONE]

Guia Rossignoli, dal blog al libro

Planando piano su New York: un anno nella Grande Mela tra musica, libri e musei di Guia Rossignoli non è la classica guida su New York.

Al contrario, l’autrice presenta la metropoli statunitense con un libro … di post.

Strutturare l’opera con uno stile da sito web, caratterizza – nel bene e nel male, l’ebook di Guia Rossignoli.

Invece dei capitoli, le riflessioni.
Anziché pure informazioni su un luogo, un articolo nato dall’esperienza diretta di vita vissuta.

La New York di tutti i giorno: i mercatini, la lavanderia sotto casa, i mille labirinti della metropolitana, i quartieri multirazziali, i bar ed i locali.
Ma anche l’amore, l’attenzione e la dedizione che gli «altri» dedicano all’ arte – a differenza di noi italiani.

Un intenso anno di esperienze che Guia Rossignoli raccoglie in questo libro originale, fresco, leggero.

Guia Rossignoli, autrice del libro Planando piano su New York: un anno nella Grande Mela tra musica, libri e musei

Osservazioni sull’ebook

Un aspetto da evidenziare: la lettura dell’ebook, con il mio Kindle Paperwhite, non è risultata perfetta come al solito.

Difficoltà per visualizzare le foto nei post ed impossibilità ad accedere ai link suggeriti, privano l’ebook del valore aggiunto scaturito dalle origini del libro: il blog.

D’altronde, la struttura dei post scritti da Guia Rossignoli risulta corretta – link ed immagini sono il cuore di un blog – ma i limiti dello strumento riducono l’efficacia dell’opera digitale.

Ma non bisogna scoraggiarsi: l’esperienza risulta innovativa ed interessante.
Da provare.

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I love New York

Visitare New York?
Non basta.

Due, tre settimane, un mese?
Nemmeno.

Desidero vivere New York, entrare nel circuito sociale della Grande Mela e carpire i segreti nascosti oltre la cartolina riservata al turista.
Verificare se davvero New York regala opportunità come visto in mille pellicole hollywoodiane.
Vivere il sogno.

Proprio come la brava Guia Rossignoli.

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Fidel Castro, dittatore o rivoluzionario? La parola a Rosario, conoscitore di Cuba [FOTO]

Fidel Castro, la libertà prima di tutto

Se limiti la libertà, sottrai ad ogni singola persona l’area per respirare.
Ogni giorno.
Ogni istante.

Anche se garantisci l’istruzione per tutti, gli ospedali per le fasce deboli, costruisci ponti e scuole.
Resti un dittatore.

Regime politico caratterizzato dalla concentrazione di tutto il potere in un solo organo, monocratico o collegiale, che l’esercita senza alcun controllo (fonte Treccani)

Privare la libertà ad un popolo con l’uso indiscriminato della forza e la legge della violenza, è un macigno che affossa ogni altra azione.

Non esistono spiragli di discussione: Fidel Castro, per il sottoscritto, resta un dittatore.

Filde Castro, dittatore o rivoluzionario? Le parole di Rosario, conoscitore della relatà di Cuba

Per i cubani, chi è veramente Fidel Castro?

Oggi, con interesse, rileggo l’intervista rilasciatomi da Rosario nel lontano 2012.
Il mio amico, in varie occasioni, ha visitato Cuba e conosce la realtà oltre la cartolina disegnata per i turisti.

Le domande miravano a capire una semplice verità: come vivono i cubani? Ed il governo di Fidel Castro, come viene percepito?

A Voi, Lettori, un estratto dell’intervista a Rosario.

L’intervista del 2012 (un estratto)

D: Rosario, da quanti anni viaggi in America Latina ed in particolare frequenti Cuba?
R: Viaggio in paesi “hispanohablante” ormai dal 2005 e devo dire la verità, soprattutto Cuba, la sento mia è come se fossi davvero a casa mia.
Quest’anno è la terza volta che vado nell’ “isla grande”.

D: Cuba l’immagino come un’isola dalle molteplici facce: la prima “cartolina” che mi viene in mente è la povertà nella quale vivono la maggior parte delle persone e la voglia dei molti di scappare dalla dittatura e raggiungere le coste degli Stati Uniti. Confermi questa mia impressione?
R: La verità che tutti vogliono cambiare aria, però è praticamente impossibile uscire dal paese. Però, al dire il vero, alla povertà visibile ovunque ci sono altrettante sacche di ricchezza, praticamente chi lavora nel turismo o nel contrabbando e soprattutto i diplomatici dello stato.

I cubani come considerano Fidel Castro?

D: a me sembra assurdo anche solo nominare la parola “dittatore”.
Siamo nel 2012, i cubani come possono tollerare la presenza della famiglia Castro? Regime, censura, militari, tv di stato … tutti questi concetti “fanno a cazzotti” con la libertà. Allora Rosario ti chiedo in che percentuale Cuba si può definire un’isola LIBERA? Il regime è opprimente e sanguinario? Esistono tutt’oggi forti limitazioni per i cittadini? Ci sono spiragli di apertura del governo? Ed hai mai sentito nominare la parola “democrazia” a Cuba?
R: Nessuno parla di dittatura o governo in pubblico, la parola “Fidel” è bandita dal vocabolario cubano tutti evitano di pronunciarla per non avere problemi. Comunque con l’avvento di Raul, il fratello minore di Fidel Castro, c’è una lieve apertura al cambiamento infatti sono avviate varie riforme su tutti i fronti che, a quanto pare, hanno giovato solo a poche persone, è facile immaginare a chi!
L’isola in realtà è “libera” solo per i turisti e una amica cubana mi diceva che loro si sentono stranieri nella loro terra.

Cuba, paradiso per i turisti: ma quale è la verità?

D: penso ai cubani come a delle persone semplici ed ospitali, amanti della musica e del divertimento. Veramente i cubani sono persone allegre (nonostante tutto) oppure è un luogo comune?
R: Si, in realtà sono molto umili e ospitali e quel poco che hanno te lo danno senza compromessi. La cosa che mi sconvolge che tutti si divertono senza avere un “peso” in tasca, l’effetto contrario di qui dove ci sono i soldi e nessuno si sa divertire. Tutti sono amanti dei balli latino-americani, li vedi ballare dappertutto, nei locali, in spiaggia, in strada mentre passano le auto, oramai sono abituato però è uno spettacolo indimenticabile per chi non lo ha mai visto. La filosofia del cubano è “oggi rido perché non ho niente, domani rido perché posso avere qualcosa”.

D: a tal proposito, come è la vita by night a Cuba? E’ veramente il “paradiso” di molti uomini occidentali che vanno alla ricerca del sesso-facile oppure è solo una leggenda metropolitana?
R: Dipende che cosa cerchi. Purtroppo di leggenda oggi c’è ben poco, chiaro che è il paradiso di molti ultrasessantenni che vedi abbracciati con ragazzine diciottenni. Questo a Cuba si chiama”economia”.

Cuba, la vita di notte parte dell'economia del paese

D: ci descrivi una giornata tua giornata tipica a Cuba?
R: Al mattino: colazione in casa particular, un giro per la città tra i vari mercatini di artigianato locale, piscina o spiaggia a Playa del Est, pranzo a sacco o in uno dei ristorantini che danno sulla spiaggia.
Pomeriggio: un giro per la città vecchia, tra monumenti, fortezza e le stradine di La Habana Vieja, ovviamente non manca la visita alla fabbrica di sigari o al museo del rum, poi ritorno a casa a riposare.
Sera: cena in un ristorantino italiano, poi le solite cose, un café all’aperto dove fanno musica dal vivo, o una disco o un locale solo per turisti.
Tutto questo lo si può fare anche accompagnati da “amiguitas” cubane.

D: come i tutti i paesi poveri, anche su quest’isola dei Caraibi esiste una forte differenza tra le zone frequentate dai turisti e i luoghi dove vivono i cubani?
R: Attualmente si, ci sono zone accessibili solo ai turisti, previo pagamento di un pedaggio, che ovviamente i cubani non possono permetterselo.
Per esempio l’accesso alle belle spiagge e ai complessi turistici di Varadero, l’accesso ai cayos, l’ingresso al centro storico patrimonio dell’UNESCO della città di Trinidad. Però se si vuole vedere la vera Cuba bisogna uscire dalle città e inoltrarsi nelle zone che chiamano “del campo”, baraccopoli a cielo aperto frequentate esclusivamente dai cubani.

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Cuba, dall’album del 2012 di Rosario


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New York, quanto costa prendere un taxi (giallo)?

A New York, in taxi

New York, prima o poi, salirò sul taxi.
Intendo i taxi gialli resi famosi dalle mille pellicole hollywoodiane.

I taxi gialli che chiami urlando dal marciapiede combattendo contro la folla multicolore, manager e immigrati tutti di corsa alla ricerca dell’opportunità.

Con tenacia, guadagno spazio tra la calca, giungo a bordo strada, attendo qualche minuto finché tra il fiume di auto lungo la Fifth Avenue compare un puntino giallo.

Il taxi giallo da condividere

Ad attendere però non sono solo.
Anche una frenetica Jennifer Ariston in perenne ritardo, il posato Richard Gere nell’elegante completo scuro mentre impugna (col guanto, ovvio) una misteriosa valigetta 24ore ed una stravagante Cameron Diaz in abito da sposa, desiderano il mio stesso mezzo di trasporto.

Alzo la mano destra, mi sbraccio, urlo e sbraito fino a quando l’agognato taxi giallo rallenta, accosta e ci preleva.
Il taxi driver pachistano – immigrato di terza generazione – alla vista del bizzarro gruppo non batte ciglio: a New York tutto è possibile.

Viaggio in compagnia degli illustri ospiti perché nella Grande Mela condividere il taxi per dividere le spese è consuetudine.

Dopo il lavoro, al karaoke (sempre in taxi)

Dopo una stressantissima giornata di duro lavoro, la sera – distrutto dalla fatica – trovo le energie per bere una birra in un locale di Manhattan pieno di altri giovani uomini e giovani donne in carriera.

Freschi e riposati nonostante le quattordici ore trascorse in ufficio, dietro un monitor, a servire clienti al ristorante italiano di Brooklyn o friggere patatine in un fast food del Bronx: il karaoke fortifica le amicizie ed incentiva le relazioni.

Fino a notte inoltrata quando un nuovo taxi giallo ci riporterà tutti a casa.

Solo con Jennifer Ariston, come in un film

Il taxi giallo rallenta, accosta, si ferma.
Scendo per primo.
Apro lo sportello: la sposa fugge, sull’altare l’attende un amore a nove zeri.
L’uomo d’affari non perde ulteriore tempo, paga la quota e svanisce nel maestoso Trump Building.

Restiamo io e Jennifer.
Da vecchio galantuomo, verso al taxi driver l’intera somma (più il 15% di mancia).
«Thanks».
Jennifer ringrazia, sorride e si dilegua con eleganza tra la folla newyorkese.

Come in film.
The End.


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Scavi di Ercolano, la meravigliosa macchina del tempo

Scavi di Ercolano, duemila anni dopo

L’onda anomala – acqua, sale, fango, lava, polvere, detriti, magma – ferma la vita e congela Ercolano.
Dopo duemila anni, a noi turisti moderni, gli scheletri assiepati nei depositi delle barche – il mare, la via di fuga istintiva – suscitano ancora emozione e spavento.

Uomini speranzosi in attesa della fine dell’eruzione.
Corpi ammassati, testimoni immortali della Storia che il Vesuvio ha reso eterni.

Scavi di Ercolano, gli scheletri assiepati nei depositi delle barche

Il viaggio nel tempo

Arrivo agli scavi di Ercolano e dopo aver varcato la soglia, come in un film, mi ritrovo nell’antica Roma.

Un fantastico viaggio nel tempo: passeggiare lungo le strade percorse dai nobili seduti nelle loro lettighe portate dagli schiavi, camminare dove le pesanti e rumorose carrozze sfrecciavano, osservare dall’interno una villa di un commerciante per comprendere come vivevano nel 79 d.C. è un’esperienza indimenticabile.

Scavi di Ercolano, la macchina del tempo perfetta

Resto colpito dai dettagli: il letto (sarà una piazza e mezzo?), una magnifica vasca da bagno, la piccola cucina (compresa di toilette), il legno annerito, una porta scorrevole per separare due ambienti, gli eleganti mosaici rosso pompeiano, la cura per il corpo nelle piccole piscine termali a diversa temperatura.

E poi: il sistema fognario per far confluire le acque piovane e reflue fuori dal centro abitato, un cartello che invita a non gettare rifiuti a terra onde evitare pene esemplari (solo per gli schiavi erano previste le frustrate – la Legge non è mai stata uguale per tutti).

Un luogo magnifico ed unico!
(non amo il punto esclamativo ma quando ci vuole, ci vuole!)

Tip and Tricks

Nel momento in cui scrivo, il biglietto di ingresso costa 11€ per gli adulti (i bimbi entrano gratis).

Per chi giunge in auto (uscita Ercolano dell’A3), il garage adiacente gli scavi esige 2€ l’ora.
Per i più tenaci, è possibile anche sostare la macchina nei pressi degli scavi sulle strisce blu oppure, allontanandosi verso il centro, anche su strisce bianche (gratuite).

La guida ufficiale della Regione Campania (preparata e gentile): 10€ ad adulto.
Da quanto ho capito, la guida organizza gruppi di dieci, quindici persone e parte per il tour che dura dalle due alle tre ore a secondo del numero di persone, del meteo e … della resistenza.

Perché la visita è faticosa quanto affascinante.
E’ necessario organizzarsi con bottiglie d’acqua e cappellino, il sole non perdona (attenzione a non esagerare col bere, durante l’escursione non è possibile la sosta ai bagni).

Scavi di Ercolano, la magnifica macchina del tempo

Scavi di Ercolano, le (mie) foto

Mi rivolgo direttamente a te, amico Lettore.
Gli scatti non rendono giustizia alla magnificenza del luogo: visita gli scavi.

Osservazione di un turista alla vista degli scheletri:

«se l’eruzione fosse oggi, gli scheletri avrebbero tutti la stessa posizione: col cellulare in mano»

Come dargli torto.


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Napoli, un gabbiano vola su San Martino

L’idea del gabbiano è condivisibile: visitare dall’alto la Certosa ed il Museo di San Martino di Napoli ha sicuramente un fascino speciale.

E così il volatile, spinto dall’innato spirito di avventura, abbandona la costa e sconfina tra i meandri della città.

Al sottoscritto, osservatore divertito, non resta che tirar fuori lo smartphone, pigiare l’otturatore e catturare il nostro novello Jonathan.

Dopotutto, la curiosità è il motore dell’evoluzione.
Anche se sei un giovane, inesperto gabbiano metropolitano.

Napoli, un gabbiano vola su San Martino

Pino Daniele e quegli indimenticabili mp3

I primi mp3 di Pino Daniele li ho scaricati via Napster.

Era la fine degli anni novanta, l’informatica viveva il boom «anno 2000» e gli uffici pullulavano di consulenti, ingegneri del software, esperti di ogni età con curriculum adattati alle esigenze del momento.

In quest’esercito di sbarbatelli anche il sottoscritto iniziava la sua carriera lavorativa presso una grande multinazionale americana del settore.

I più «anziani» esibivano scrivanie eleganti con vista panoramica e potenti computer accessoriati di casse stereo: da quelle postazioni privilegiate, partivano le note che allietavano le nostre lunghe, emozionanti ed intense giornate di apprendimento.
A noi, neoassunti, bastava imparare: una collocazione di emergenza nell’angolo lontano della stanza col pc ed il mouse sembrava già tanto.
Il telefono personale un sogno insperato.

Era il 1998 e le canzoni di Pino Daniele mi accompagnavano nel mondo del lavoro.

Pino Daniele e quegli indimenticabili mp3

Dal cd ai primi lettori mp3 il passo fu breve.
E così, ascoltare «Terra mia»«Tu dimmi quando», «o scarrafone» un venerdì sera d’inverno nella sala d’attesa dell’aeroporto di Stansted a Londra dopo una settimana di lavoro diventa una dolce abitudine prima di rientrare a Napoli.

Sono trascorsi quasi diciassette anni da quei mitologici primi passi.
Di acqua sotto i ponti ne è passata fin troppa, la realtà si è rivoluzionata e dell’esercito di consulenti, neoassunti ed esperti informatici non vi è più traccia.

Oggi è il cinque gennaio duemilaquindici.

Sono in ufficio, dalle stanze limitrofe giungono i pezzi più famosi di Pino Daniele.
La mia privilegiata postazione di lavoro è vicino la finestra, ho un computer super accessoriato dotato di casse stereo.
Lavoro ed ascolto emozionato l’immortale inno dedicato a Napoli.

Rosso di sera, bell’inverno si spera?

Il Vesuvio ha la testa annebbiata.

E’ arrivato l’inverno ma nemmeno il gigante se ne è accorto.
Napoli, un dolce clima natalizio ed un sole accogliente esortano a non restare a casa.

Accetto l’invito e giro per la città.

Da qualsiasi angolo del capoluogo campano – anche il più nascosto – è possibile osservare il vulcano sonnecchiare sul golfo: le nuvole circondano la vetta e l’immagine ricorda un vecchietto con le idee un po’ confuse (visti i tempo, ha mille motivi validi).
Fotografo.
Continuo a passeggiare.

Il Vesuvio con i pensieri annebbiati osserva Napoli

Svolto in un vicolo del centro storico.

Un gatto metropolitano si muove lungo il muro di un’abitazione che, nonostante l’avanzata del cemento selvaggio, conserva un polmone verde.
Il felino, In bilico, scompare diffidente in pochi istanti.
Punto lo smartphone e rubo lo scatto.

Gatto metropolitano

Giunge la sera.
Dall’alto dei suoi 1.281 metri, Il Vesuvio sembra voler controllare i destini della città.
L’autunno è alle spalle, il primo cielo invernale ci regala un azzurro ricco di speranze con artistiche pennellate rosse.
Uno spettacolo che merita di essere immortalato.

Fotografo e azzardo: rosso di sera, bell’inverno si spera?

Rosso di sera, inverno si spera

Viaggiare da Napoli a Doha per la finale di Supercoppa

Voglio assistere alla finale di SuperCoppa tra i bianconeri – vincitori del campionato di serieA – e gli azzurri detentori della Coppa Italia.

Chiedo a Google Map come arrivare a Doha.

Da Napoli, la capitale del Qatar dista 5.064KM da percorrere in auto in 63ore (senza traffico).

Google, però, evidenza alcuni disagi:

– il percorso prevede il pagamento di pedaggi
– il percorso prevede una tratta in traghetto
– questo percorso attraversa più Paesi

Se scegliessi di viaggiare in aereo, invece, abbatterei il tempo in 8ore e 35minuti.

Come arrivare a Doha da Napoli

Il potente motore di ricerca – e di percorsi – suggerisce anche i prezzi dei biglietti aerei: il più economico è offerto dalla premiata ditta Alitalia-Etihad alla modica cifra di 1058$ (pari a 862€).
Al momento preferisco evitare la spesa e scarto l’ipotesi volante.

Dovrei guidare notte e giorno per macinare i 5.064KM stradali e non sono sicuro di farcela.
Non mi spaventano nemmeno i 1593Km della strada 615 di Salwa Rd e a Al Anbar in Iraq ma temo la chiusura domenicale della biglietteria di Brindisi per l’imbarco verso Igoumenitsa.

L’ammetto: necessito di un copilota.

Se qualche tifoso della Juventus volesse viaggiare con il sottoscritto, sarei ben lieto di nominarlo secondo pilota.
D’accordo, ci sono da aggiungere altri 891KM del tratto Torino-Napoli consumati in 8ore e 17minuti ma ne varrebbe la pena.

Nelle successive 63ore di viaggio potremmo discutere di molteplici argomenti come ad esempio la «mostruosa» organizzazione di una partita di calcio e gli interessi televisivi.
Con la remota speranza di arrivare in tempo per il fischio di inizio (ammesso che a qualcuno interessi ancora la presenza dei tifosi allo stadio).

Ischia, le prime immagini del kolossal

Una vacanza ad Ischia senza «mostri»?

Ho accettato il consiglio del buon vecchio giovane social-asociale ed ho spento il display del mio smartphone per una settimana.
Disconnesso, mi godo la vacanza ad Ischia per ricaricare le batterie, tra le bellezze dell’isola verde, un tuffo nel mare (limpido), una nuotata nelle calde acque termali ed in giro tra le innumerevoli spiagge affollate di turisti.

I «mostri» – come sempre – non mancano ma in questo breve post ometterò di parlare dell’inefficienza dei trasporti EAV (1,90€ il biglietto senza nessuna certezza degli orari con i bus zeppi), dell’assurda  tassa di soggiorno (1€ al giorno anche per chi, come me, è giunto sull’isola senza auto), dell’inspiegabile divisione in sei comuni del piccolo territorio (nell’era delle aree metropolitane), del costo esorbitante dei taxi (prezzo minimo 12€ – mai preso uno).

Ischia, il castello aragonese

Il in attesa del kolossal …

Non sono un maestro della fotografia ma ho la passione che mi aiuta anche se – tra uno scatto ed una ripresa – l’ammetto, scelgo la videocamera.

Per ora mi limito a pubblicare qualche foto dell’album della vacanza, da gustare come antipasto del film in prossima uscita su tutti gli schermi di casa mia.

A fine montaggio, i più temerari vengano a cena: dopo la pizza li attende, in anteprima mondiale, la visione del kolossal ischitano 🙂

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I colori della montagna

La montagna, i pro e contro

«Ma che ci faccio su questo pizzo di montagna?» è il solito quesito che mi pongo quando trascorro un weekend a mille metri sopra il livello di casa mia.

La breve vacanza a Campo di Giove – un piccolo centro nel parco nazionale della Majella – nel ponte della Liberazione conferma i miei dubbi da turista metropolitano.

Se affermassi di detestare la montagna mentirei.
Sicuramente non mi entusiasmano le vette, la neve, l’isolamento ed il meteo incontrollato tipico delle alte quote.

Vanno bene gli spazi infiniti, l’aria fresca e pulita, le passeggiate nei boschi, i picnic vicino al lago, le oasi protette, l’avvistamento di uccelli, camosci, cavalli e volpi, riposarsi all’ombra di un vecchio faggio, osservare un insetto posarsi su un fiore, seguire il letto di un fiume fino alla cascata.

Amo, poi, i mille colori della natura.

I mille colori della montagna

La galleria fotografica

Dunque, io e la montagna – elementi maturi frutti della secolare evoluzione della specie – abbiamo raggiunto il giusto compromesso: non ci amiamo, non ci odiamo bensì ci rispettiamo.

Questo rapporto civile e formale permette di vivere una relazione soddisfacente per entrambi con brevi vacanze a quote sopportabili in periodi tranquilli (immagino i puritani della vera montagna storcere il naso difronte ai i 1.064 metri  del piccolo paese in provincia de L’Aquila).

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Senza esitazione e forte dell’impegno comune, in quest’ultimo weekend abruzzese mi sono dedicato alla fotografia.

Ho provato ad immortalare le atmosfere magiche del bosco ed i silenzi di questi luoghi, il verde e l’azzurro predominante che, in pochi minuti, fanno spazio al grigio di minacciosi nuvoloni carichi di pioggia.

A voi il frutto del nostro patto segreto.


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Ventaglieri, il parco di Napoli ritrovato (quasi)

Parco Ventaglieri, la rinascita

Allego breve galleria fotografica dal parco Ventaglieri di Napoli.

Un giardino pubblico recuperato dal degrado e, metro dopo metro, restituito alla città grazie alla volontà degli abitanti del quartiere, le associazioni ed il Comune.

Uno spazio panoramico che  dal corso Vittorio Emanuele scende verso Montesanto, la zona antica al confine col centro storico superaffollato in questi giorni di festa.

C’è ancora molto da fare, certo, ma almeno la strada del recupero è intrapresa.

Poche immagini in una mattinata prenatalizia piena di sole e dei sorrisi dei bambini che hanno affollato il Parco ritrovato.

Il recuperato Parco Ventaglieri, Napoli


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La montagna, un amore non corrisposto

La leggenda di Renato Caccioppoli

All’Università Federico II circolava una leggenda su Renato Caccioppoli, il matematico napoletano riferimento per ogni studente con aspirazioni da genio.

L’allora professore di Analisi, tra il serio ed il faceto, nell’ultima lezione di fine corso e prima delle imminenti temute verifiche, ad un’aula di matricole sognanti (ed io sedevo tra quei banchi) raccontò un divertente aneddoto sull’irascibilità del mitico accademico: «durante una seduta di esami, Caccioppoli infastidito dall’ignoranza della studentessa, boccia la giovane allieva per l’ennesima volta e con modi bruschi l’invita ad abbandonare gli studi. La ragazza umiliata si difende con passione: “professore, ma io amo la Matematica!” ribatte convinta.

E lui: “il suo è un amore non corrisposto” sentenzia con disprezzo».

Quando il sentimento non è corrisposto

Non sapremo mai se questa storia corrisponde al vero ma sintetizza al meglio le difficoltà con le quali un innamorato deve scontrarsi se i sentimenti non sono reciproci.

E’ la stessa sensazione che ho provato io quest’estate in montagna.

La montagna, un amore non corrisposto

Non basta la buona volontà

Io ce l’ho messa tutta: mi son fatto crescere la barba stile Reinhold Messner, armato di bastone ho passeggiato lungo i sentieri tortuosi salutando chiunque incontrassi, ho bevuto acqua gelida che zampillava direttamente dalle fonti pure, ho mangiato carne di cinghiale, salami e formaggi di ogni genere, ho bevuto grappa nelle baite isolate in compagnia di vecchi pastori, ho piantato la bandiera su vette selvagge mentre impazzava il temporale, ho avvistato camosci e attraversato gole profonde ascoltando il vento, ho cercato i segreti dei boschi nella fitta e lussureggiante vegetazione, ho corso sotto la pioggia per carpire l’equilibrio trasmesso dalla natura, ho respirato profondamente per inalare energia nuova … ma nulla, la scintilla non è scattata.

E così, nonostante tutto il mio impegno, l’amore non è sbocciato: la montagna resta un ambiente ostile, un luogo che mi respinge.

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Scatti dalla montagna

Ora non mi resta che allegare l’album dei ricordi del mio viaggio tra Campo di Giove, Pescocostanzo e Palena: dopo sette giorni di lotte intestine tra passione e razionalità, scendo a valle.

Addio monti dell’Abruzzo, torno a zero metri sul livello del mare.

 


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