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Tag: verità

Davide Astori, il dramma negli occhi di due bambini

Davide Astori, un dramma collettivo

«Hai visto, è morto Astori, il giocatore della Fiorentina».
«Si, ce l’ho nell’album delle figurine».

Il dramma di Davide Astori si riflette negli occhi preoccupati di due bambini.
In fila fuori al seggio, in attesa di votare, ascolto lo scambio di paure tra piccoli appassionati di calcio.

Avranno una decina d’anni, magari frequentano proprio la scuola dove stiamo votando, dedicano il loro tempo (infinito) al gioco e con la mente immaginano un mondo sicuro.

La tragedia sconvolge le loro (e nostre) certezze.
Si chiedono, come tutti noi: è possibile morire a trentuno anni?

Davide Astori, il dramma che colpisce l'immaginario collettivo

In pochi istanti, la notizia raggiunge tutti

La notizia ci sbatte in faccia l’amara verità: anche un’atleta professionista – simbolo di salute, benessere e prevenzione medica – è vulnerabile come un qualsiasi, comune mortale.

La fine dell’«eroe» ben presto viaggia su tutti gli schermi: tv, tablet, smartphone.
E, in pochi minuti, giunge al seggio.

Fino a coprire di dubbi gli occhi innocenti dei due fanciulli.
Le parole rassicuranti dei genitori, un abbraccio e torna il sereno.
I due marmocchi si inseguono per il corridoio della scuola, urlano, giocano.

Per noi adulti, invece, resta la ferita.
E l’atroce domanda, priva di una risposta sensata: è possibile morire a trentuno anni?


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Leone dell’Eufrate, quella dedica che nessuno cancella [FOTO]

Issam Zahreddine, il leone dell’Eufrate

“09-09-1961, 18-10-2017 – onore al leone dell’Eufrate”

Quante volte osservo quel muro imbrattato, di quel palazzo color rosa sbiadito a via Poggioreale, vicino al carcere, nei pressi del Centro Direzionale di Napoli?

Ed ogni volta mi pongo lo stesso quesito: quale recondito significato nasconde quel sinistro “onore al leone dell’Eufrate”?

Un muro imbrattato per ricordare il leone dell'Eufrate, un criminale di guerra siriano

Il leone dell’Eufrate, eroe o criminale di guerra?

Recarsi in bici al lavoro presenta un indubbio vantaggio: osservo dettagli che, dall’auto, sono impossibili da percepire.

Così, ogni mattina, quando in sella alla e-bike supero il palazzo rosa, con la coda dell’occhio rileggo la dedica al leone dell’Eufrate.

All’ennesimo passaggio, stavolta mi chiedo: «ma chi è costui?».

Un clic per scoprire verità opposte: Issam Zahreddine, per alcuni è un eroe della guerra siriana che ha difeso il suo popolo dagli orrendi attacchi dell’ISIS, per altri è un criminale di guerra autore di azioni indicibili.

La pagina Wikipedia dedicata a Issam Zahreddine riporta poche righe ufficiali, il sito Articolo21, invece, pubblica un articolo molto dettagliato sulla dedica comparsa in molte città italiane dopo quel 18 ottobre 2017 (“Onore al Leone dell’Eufrate”. 100 città italiane tappezzate da manifestanti (di Casapound) inneggianti a un criminale di guerra siriano).

Non riesco a formare un’idea precisa su Issam Zahreddine, informazioni contrastanti in un contesto esplosivo come la Siria impongono prudenza di giudizio.

La domanda rimbalza con moto perpetuo senza trovare il giusto equilibrio: il leone dell’Eufrate è un «mostro»?

Un muro imbrattato per ricordare il leone dell'Eufrate, un criminale di guerra siriano

Perché non ripulite quel muro?

Chissà se gli inquilini del palazzo rosa di via Poggioreale conoscono la storia di Issam Zahreddine.

Immagino che, una mattina di fine ottobre 2017, aprendo la finestra, avranno letto la dedica, si saranno posti delle domande, posseggano un giudizio sulla vicenda!

Mi piacerebbe ascoltare l’opinione dei condomini dell’edificio imbrattato e porgli una semplice domanda: perché non cancellate quella scritta?

E’ una spesa inutile?
Forse, tocca al Comune intervenire?
Oppure concordate sulla dedica?

Mi piacerebbe capire la verità che si cela dietro ad un muro imbrattato e sul perché resta imbrattato finché le intemperie non decidano di cassare l’opera umana.

Ma, temo, che non l’accetterei.


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Pietrarsa, il museo ferroviario per ricordare la strage dimenticata

1861, a Pietrarsa lavorano 1050 operai

Il 6 agosto del 1863, i Bersaglieri attaccarono i manifestanti.
Uccisero sette operai e ne ferirono una ventina …

Sono al Museo ferroviario di Pietrarsa con BeTime, l’Università del tempo libero.
Ascolto la guida raccontare la storia di questo luogo magnifico, tra il mare di Portici ed il golfo di Napoli.

Il maestoso capannone raccoglie le più importanti locomotive delle ferrovie italiane, ognuna con una sigla che identifica il modello ed il “numero di pezzi” costruiti.
Ogni locomotiva, una rivoluzione sociale.

Al museo di Pietrarsa, la storia dimenticata

Il declino dopo l’unità d’Italia

Nel 1861, prima dell’unità d’Italia, a Pietrarsa, lavoravano 1050 operai.

Due clic ed in Rete trovo mille altri approfondimenti: operai ben pagati e con le attuali otto ore lavorative.

Scopro che ll Real Opificio di Pietrarsa voluto da Ferdinando II nel 1840, è una delle maggiori industrie del tempo.

Ben presto però, dopo l’unità d’Italia, inizia il declino della fabbrica.

La strage di Pietrarsa oggi è storia ufficiale

La strage di Pietrarsa, la nota delle FS

Dal sito ufficiale:

1863 Il Governo cede Pietrarsa in gestione alla ditta Bozza che adotta subito una dura politica di licenziamenti e restrizioni che causano malcontento e azioni di protesta da parte degli operai.
Fino ad arrivare ai violenti scontri del 6 agosto quando 30 bersaglieri caricano le maestranze provocando la morte di 7 operai e il ferimento grave di altri 20.
Dopo l’agosto di sangue, Bozza chiede la rescissione del contratto d’appalto.
L’Opificio viene, quindi, dato in gestione alla Società Nazionale di Industrie Meccaniche.
Nei 7 anni della nuova gestione, vengono costruite, tra l’altro, 150 nuove locomotive ed eseguite 72 grandi riparazioni.
La Società Nazionale non riesce però a risollevare le sorti finanziarie delle Officine.

La strage di Pietrarsa oggi è storia ufficiale

L’importanza del museo

Grazie al museo ferroviario, la strage degli operai del 1863 per mano dei Bersaglieri non verrà dimenticata.

Il cruento episodio, contro i lavoratori che protestano per tutelare i propri diritti (nell’Italia unita, uno dei primi scioperi) entra nella cronaca ufficiale della nostra nazione.

Ai più, però, resta un dramma sconosciuto, mai citato in nessun testo scolastico.
Come molteplici altri episodi violenti, legati allo stesso periodo, accaduti nel nostro sud Italia e non raccontati.

Perché?

Al di là delle idee personali – a favore dei Borboni o detrattori dei regno delle due Sicilie – resta la necessità di completare la narrazione degli avvenimenti avvenuti prima e dopo il 1861.

Per rendere giustizia alla Storia.
Ed il museo ferroviario di Pietrarsa, aggiunge un anello importante alla Verità.

Pietrarsa, la strage dimenticata dalla storia ufficiale

PS: ringrazio pubblicamente la mia amica prof. Ornella per la concessione delle sue foto, scatti d’autore


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L’Italia di Conte: operaia e vincente (ma inguardabile)

La Nazionale più scarsa degli ultimi 30anni

Le vittorie non modificano l’opinione: l’Italia di Conte è brutta da vedere.

Il sudore dei mediocri per ovviare alla scarsità di talento: i complimenti (incerti) finché si vince, le critiche alla prima sconfitta cadranno giù con la stessa violenza di una grandinata d’estate.

E faranno male.

Come tutte le verità che preferiamo nascondere per evitare la dura realtà: l’Italia di Conte è la Nazionale di calcio più scarsa degli ultimi trent’anni (per un indecoroso confronto con Pellè&Company, occorre risalire all’apatica italietta di Messico86).

L'Italia di Conte: la peggiore Nazionale degli ultimi 30 anni

L’Italia di Conte: una squadra di operai

Gli operai azzurri non vanno oltre uno schema lineare (non posseggono i mezzi per inventare) ed una poderosa corsa.

Lodiamo l’impegno come il professore che, conscio dei limiti dello studente, lo promuove: non raggiungerà mai la vetta, accontentiamoci del livello medio.

Lorenzo Insigne, il futuro 10

Thiago Motta porta il dieci come una croce: la sua via Crucis durerà il tempo di #Euro2016 dopodiché sparirà dai radar azzurri.

Un reset al contismo e la nuova Nazionale partirà dall’unico talento italiano: Lorenzo Insigne.

Al campione del Napoli sarà assegnata – con merito – il dieci: fantasia, assist, invenzioni, tecnica, punizioni, colpi da biliardo.
Addio al grigiore, la prigione tattica di Conte smantellata dalla fantasia del fuoriclasse di Frattamaggiore, il pugno di ferro del Generale sconfitto dall’entusiasmo e dall’emozione, linfa vitale dello sport.

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La nuova Nazionale

Intorno a Lorenzo Insiegne girerà una squadra di giovani: ringraziamo Buffon, da domani in porta Perin o Sportiello; titolari inamovibile Florenzi e Bernardeschi – tecnica e fantasia – addio a Chellini, De Rossi, Eder e Pellè, cancellati dalla lista Sturaro e Ogbonna (panchinari nelle loro squadre).

Forse non vinceremo, forse subiremo sconfitte cocenti.
O forse no.
Sicuramente torneremo a sorridere e divertirci nel veder giocare la nostra Nazionale.


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L’importanza di chiamarsi Gianni Morandi

Gianni Morandi, la fanpage è farina del tuo sacco?

Osservo con occhio attento i contenuti pubblicati dall’astuto Gianni Morandi.

La pagina ufficiale facebook supera il prestigioso traguardo dei due milioni di “Mi piace” ma, nonostante voglia crederci, nutro seri dubbi sull’autenticità dei post.

Il guru dei social media

Più che un uomo di spettacolo maturo, il buon Gianni sembra un guru di social media.

Troppi trucchetti pacchiani: Gianni sorride perché «Mia madre mi diceva sempre: “Gente allegra il ciel l’aiuta!”» (il buon umore emana segnali positivi, il consiglio della mamma educazione e gentilezza, confidenza ed affetto).
La firma della foto? Manco a dirlo Anna, la fedele moglie di una vita.

Una galleria marketing quotidiana: ogni giorno un post ammiccante.

Gianni Morandi, guru dei social media

Gianni Morandi, guru dei social media

Tra i pescatori di Bari vecchia, un affettuoso selfie per Anna, la foto col pancione per i troppi dolci natalizi, immerso nella natura ed in riva al mare, abbracciato a tre vecchi amici …

La sagra dei buoni sentimenti per sfamare i due milioni di fans virtuali scatenati nei commenti, coccolati con risposte sempre attente, curati e seguiti come «clienti».

Il buon Gianni ancora una volta cavalca i tempi con intelligenza: meno note musicali, più post facebook.

La fanpage, un efficiente social care

La notorietà ha bisogno di carburante e la curiosità dei fan è insaziabile.
Gianni l’ha capito trasformandosi in un efficiente social care.

Complimenti: una trovata geniale, un «mostro» di bravura.

Però la domanda necessita di una risposta sincera: la fanpage è genuina oppure è un inganno?

Dopotutto siamo difronte ad una galleria di immagini da far invidia al miglior politico in campagna elettorale.
A tal proposito: a quando una foto di Gianni alle primarie del PD?

Il mare e le riflessioni di un giovane napoletano

Il mare, quest’eterno movimento

«Ma whatsapp scade veramente?» mi chiedo mentre osservo il mare infinito.
«Prima che gli arabi inventassero lo zero, si poteva dire sei una nullità?» il dubbio resta nonostante scruti l’orizzonte azzurro.
«Perché gli amici prima o poi svaniscono nel nulla?» rifletto mentre un’onda si infrange sulla scogliera nera.

Il mare e le riflessioni di un giovane napoletano

Sono sul pontile di Bagnoli, la passeggiata di 850 metri sul mare napoletano regala sempre riflessioni e spunti interessanti.
Basta fermarsi, guardare la collina di Posillipo o la zona flegrea ed i pensieri subito ribollono nel pentolone dei sentimenti dimenticati.

Le risposte, invece, continuano a latitare e nemmeno l’immenso lago d’acqua salata scioglie i misteri dell’uomo moderno.

Dei tre quesiti ho una sola certezza: ignoro se Whatsapp continuerà ad inviare messaggi senza limiti e tantomeno come, prima dello zero matematico, gli esseri umani si insultassero.
Ho, invece, una sentenza indiscutibile: gli amici svaniscono perché … perché … perché ognuno è preso dalla propria vita, assenza di tempo, interessi diversi, lavoro, carriera, famiglia, bla bla bla …

Alibi, nient’altro che alibi ipocriti.
Che io stesso applico.

La truffa del finto specchietto rotto

Il falso incidente: la dinamica

Luglio 2010, asse mediano di Napoli (zona Giugliano)

E’ quasi mezzogiorno di una giornata bollente, il termometro della mia Skoda segna 34gradi, l’aria condizionata a palla mi permette di sopravvivere.
Il traffico è sostenuto, supero con sicurezza una FIAT PUNTO che mi precede lungo la corsia di destra, inserisco la freccia, occupo la corsia sinistra e ritorno a destra.

Ed è questo punto che durante la manovra di rientro sento un botto sulla fiancata destra, mi preoccupo, istintivamente rallento, guardo subito nello specchietto retrovisore e vedo il guidatore della FIAT PUNTO che, con ostinazione, lampeggia facendomi segno di accostare.

La richiesta

Dallo specchietto retrovisore scruto la situazione: l’autista della FIAT PUNTO, alla sua destra siede una donna e dietro c’è un bimbo.
“Gente normale” penso.
Dopo qualche kilometro il tizio continua a seguirmi e mi segnala di accostare.
Raggiungo la prima piazzola disponibile, nascondo il marsupio con dentro il portafoglio e mi fermo.

Il tizio scende dall’auto e mi raggiunge, educatamente si presenta e mi accusa di avergli rotto lo specchietto retrovisore durante la manovra di rientro dal sorpasso, quando ho udito il botto accusatorio.
Mostra il retrovisore lato-guidatore penzolante e per sostenere la sua tesi indica un graffio lungo la fiancata destra della mia Skoda.
Gli rispondo che la mia auto è piena di graffi ed è altamente improbabile che io, durante il rientro, abbia rotto il suo specchietto senza avergli provocato anche altri danni, sarebbe una manovra troppo chirurgica penso.

Chi mi assicura che non era già rotto chiedo?
Lui stupito minaccia di chiamare i Vigili Urbani.
Acconsento.
Ci ripensa, afferma che sua moglie è incinta e non può perdere tempo.

Chiede se ho il modulo CID così si evitano cause, ricorsi e perdite di tempo … gli rispondo che non capisco perchè mai dovrei usare il CID se io non gli rotto lo specchietto.
Viste la mia ostinazione, il tizio propone un risarcimento diretto onde evitare di scalare classi ed essere penalizzato dall’assicurazione.
Ero pronto a questa proposta anzi me l’aspettavo e prontamente ribatto che sono contrario a qualsiasi forma di pagamento diretto visto che già ogni anno il rinnovo dell’RC auto è un salasso.

Il finale (inatteso)

Dopo circa quindici minuti di discussione (civile) e visto che non si trova nessun accordo propongo al tizio di scambiarci i dati delle nostre assicurazioni e spostare la sentenza ad un arbitro neutrale.
Ma questa uomo, senza mai alterarsi e conservando comunque un comportamento educato, colto da una improvvisa fretta, afferma che lui è una persona per bene e la mia insistenza a non accettare le sue proposte lo mortificano.
Non ha tempo da perdere, mi saluta, sale in auto e scompare velocemente.

Resto stupito da questo finale, mi sarei aspettato un ultimo tentativo anche più violento ed invece l’inattesa conclusione …

Il dubbio

Sono ancora oggi perplesso da questo vicenda, rifletto sull’accaduto e mi chiedo se veramente lo specchietto non l’ho rotto proprio io.
Forse il pregiudizio mi ha influenzato fino a non accettare nessuna tesi in modo obiettivo?
Basito, resto ancora col dubbio: persona onesta o truffatore?

PS: allego foto dello specchietto della mia Skoda distrutto in un parcheggio pubblico. Complimenti al vandalo-anonimo-mostro.

La truffa del finto specchietto rotto

Estate, quanto costa una pizza?

E la margherita vola in estate …

Il prezzo di una pizza oscilla di città in città (e di quartiere in quartiere) e come gli investimenti in borsa, occorre capire dove e quando ingozzarsi.
A questa fluttuazione geografica, poi, va aggiunta anche una naturale impennata verso l’alto con l’avvicinarsi dell’estate.

Una mia indagine sul campo (anzi, in pizzeria) svela il mistero che attanaglia il consumatore medio: perché il costo di una margherita aumenta con la bella stagione?

I risultati dell’indagine

Il campione da me esaminato è esaustivo: la tipica pizzeria nei pressi di un ufficio, un ristorante in centro città, un locale per turisti in una nota località di vacanza.
Il risultato al quale sono giunto è scioccante, azzarderei «mostruoso».

Ma partiamo con ordine (il totale calcolato comprende una bibita ed il pasto è ingurgitato a tavolino – mancia esclusa).

Estate, quanto costa una pizza?

Pizze da pausa pranzo: 5-7€

Con il sacrificio e la professionalità che da sempre contraddistinguono le mie inchieste, per quaranta settimane consecutive (da settembre 2013 ad aprile 2014) ogni mercoledì consumo la pausa-pranzo della mia dura giornata lavorativa in diversi locali prossimi all’ufficio.

Per approfondire e non lasciare nulla al caso, ingurgito margherite (con e senza mozzarella di bufala), ripieni, pizze al prosciutto e semplici marinare (con pomodoro, aglio, origano ed olio).
Il mio fine palato mi impedisce di trangugiare pizze ai frutti di mare e vegetariane varie.
Conto medio della pausa-pranzo: dai 5 ai 7 euro.

Pizze in un ristorante: 10€

Durante una fredda serata di pioggia trovo riparo in un ristorante al centro di Napoli.
E’ l’ora di cena, i morsi della fame battono l’indecisione dieci a zero e dopo pochi istanti sono seduto al calduccio: ordino ed una margherita DOP fumante appaga il desiderio.
Costo medio della tentazione: 10 euro.

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Pizza ad Ischia: 13€

In un elegante locale di Ischia, due giovani cantanti intrattengono i turisti con tradizionali melodie partenopee.
I camerieri indossano ricercati abiti d’epoca e comprendono tutte le lingue del mondo.

Mangio una morbida marinara mentre osservo con curiosità un gruppetto di anziani tedeschi lasciarsi andare sotto le note «Io sono un italiano, un italiano vero».
Tablet e smartphone riprendono le performance degli artisti.
A fine serata non saprei dire se i teutonici si sono sparati più selfie oppure deglutito più boccali di birra.
Costo della serata turistica: 13 euro.

Cerco collaboratore per nuova indagine

Che tu sia un impiegato, un cittadino qualsiasi oppure un turista sappi che il prezzo della pizza – come la Legge – non è uguale per tutti: la pizza ischitana, nello stesso ristorante, in inverno costa la metà (cioè un prezzo normale).

Per amore della verità, indagherò anche sui pranzi a base di pesce: sono convinto che anche in questi puzzolente casi, le sorprese non manchino.
Attendo sponsor oppure un collaboratore disposto ad investire.


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