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Pete Sampras, il mio (famoso) sosia

I gemelli del tennis

D’accordo, ho solo un pizzico di Brad Pitt e da lontano ricordo Richard Gere.
Invece, io e Pete Sampras, siamo due gocce d’acqua.

Ad essere precisi, quella vecchia racchetta ha messo piede sul pianeta Terra sette mesi dopo il mio atterraggio.
Lui è nato in un caldo agosto del ’71, io nel freddo autunno del ’70 (ottima annata, non vi è dubbio).

Immagino gli amici dell’ex numero uno del tennis mondiale navigare su internet, scoprire l’originale e restare a bocca aperta di fronte all’evidenza: il mito Pete Sampras ha un sosia, il sottoscritto.

Io e Pete Sampras, due gocce d'acqua

Io e Pete Sampras, due gocce d’acqua

Io e Sampras: la scheda

Pete è alto 185 cm, io 178.
Lo scrivente più longilineo (l’americano pesa 80 kg, qualche etto in più rispetto al peso forma dell’italiano), entrambi destri e scuri di carnagione, amanti del buon cibo ed attenti alla forma fisica.

Il napoletano (sempre io) si preferisce per l’eleganza nei movimenti, il sette volte vincitore di Wimbledon per la potenza della muscoli.

Il sottoscritto – secondo fonti non ufficiali – nuota meglio (sia al mare che in piscina, laghi e fiumi non contemplati) e, dall’ultimo sondaggio SIAE, risulta più intonato.

L’incontro: l’appello allo sponsor

Nonostante l’evidente affinità, Pete non si è fatto vivo.
Per una questione di età – è lui il giovanotto – attendo un suo cenno ma l’ex atleta (oggi con una pancetta rilassata) resta prigioniere della timidezza.

E’ vero: tutti e due non alimentiamo gossip, evitiamo scandali e paparazzi, detestiamo le serate mondane, preferiamo vivere lontano dai riflettori.

Ma oggi il destino ci mette lo zampino, anzi la racchetta: entrambi utilizziamo la medesima Wilson (che firma anche le nostre scarpe, calzini, i pantaloncini e maglietta ma, secondo i fashion blogger, il più anziano – sempre io – è comunque più chic).

Dunque, l’idea: la Wilson sponsorizza l’incontro tra il sottoscritto e Pete Sampras.

Il mio impegno per i fans

La multinazionale dell’abbigliamento sportivo investe e stanzia i (volgari) soldi, lo scrivente raggiunge il sosia junior a New York, pernotta nella suite dell’Hilton Hotel, per esibizione gioca qualche set col campione americano sul cemento di Flushing Meadows, posa per le riviste a Times Square, vive la Grande Mela con la guida di Sampras, redige un diario degli eventi per la gioia di voi appassionati fans.

Io ci sto, e tu Pete?

PS: ovviamente, per l’intero mese newyorkese (scusatemi, non posso restare oltre), vestirò Wilson 🙂


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L’inquilino violento fermato con la violenza

Le violenze del vicino

Il mio vicino di casa è un violento.
Anche se non ho le prove, sono convinto che picchia la moglie e maltratta i figli. Inoltre, non rispetta nessuna regola del vivere civile e distrugge il bene comune.

Ho la certezza che non paghi nemmeno le rate condominiali e tra le quattro mura realizzi abusi di ogni tipo.
Siamo tutti d’accordo, è un tipo disumano ma non sappiamo come fermarlo.

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La denuncia, nessun esito

Ho denunciato questo «mostro» all’amministratore che – con la tipica, odiosa calma dei burocrati – gli ha inviato (tardivamente) una prima lettera di ammonimento alla quale non é seguito nessun ravvedimento.

Le azioni malefiche del folle continuano indisturbate.
Sollecitato, è intervenuto anche il parroco del rione; i suoi appelli di pace e gli inviti alle preghiere sono stati raccolti dai credenti ma ben presto sono caduti nel dimenticatoio senza nessun effetto pratico.

Dopo un anno di inutili tentativi, nulla è cambiato ed il delinquente continua a maltrattare la famiglia ed agire indisturbato nel suo torbido privato.

Violenza contro la violenza?

Nessuna azione diplomatica ha bloccato il «mostro» ed oggi – in una infuocata riunione – l’intero condominio si chiede combattuto: è giusto utilizzare la violenza per fermare la violenza?

I falchi spingono per l’intervento del poliziotto di quartiere, un tipo abituato a riportare la giustizia con ogni mezzo.
Pur di raggiungere l’obiettivo, non esita ad usare le manieri forti: “il fine giustifica i mezzi” è la sua ineluttabile regola.
Se necessario è autorizzato anche all’uso delle armi (in questo caso, però, la responsabilità è solo sua e noi persone per bene  lo lasciamo operare indisturbato preferendo non sapere).

Le rassicurazioni giungono puntuali: «l’intervento sarà breve e senza traumi per il condominio» promette il nostro giustiziere solitario.

Le colombe sono in minoranza e – soprattutto – sconfitte dai fatti: nessuna azione pacifica ha avuto successo, non esistono alternative all’uso della forza.

Il poliziotto può agire, con buona pace di tutti.

Guerra in Siria: la violenza fermerà la violenza?


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