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Tag: recensione (Page 2 of 5)

«La paranza dei bambini» di Roberto Saviano: nella mente dei baby-boss [RECENSIONE]

La paranza dei bambini: il fascino del Male

La paranza dei bambini di Roberto Saviano affascina.
Il romanzo porta il lettore nella testa dei giovani camorristi di Forcella per descrivere i ragionamenti, le motivazioni, le aspirazioni dei baby delinquenti del centro storico di Napoli.

Molte vicende ricordano tristi fatti di cronaca registrati durante le faide degli ultimi anni.
Saviano, però, racconta tale violenza dall’interno: la prospettiva di chi sogna ricchezza e potere a colpi di kalashnikov.

Vicende apparentemente assurde presentano motivazioni che, per i baby delinquenti, rispondono ad una logica.

Stazione centrale, ore cinque del mattino: extracomunitari in attesa dell’autobus colpiti da un gruppo di giovani in scooter con mitragliatrici e pistole?
Una semplice esercitazione della baby gang che si addestra con la nuova santabarbara, regalo di un boss agli arresti domiciliari.

– Che sta dicendo?
– Ha detto che non ha fatto niente – disse Nicolas senza esitazione.
– E chillo nient’ha fatto, il povero pocket coffee – disse Lollipop – però ci serve nu bersaglio , no?
Accelerò il motorino e gli si avvicinò all’orecchio:
– nun tieni colpa e niente pocket coffee, si solo nu bersaglio […]

Roberto Saviano, "La paranza dei bambini"

Il valore di una vita

Il merito di Saviano è evidente: spiegare le paradossali dinamiche celate dietro l’ascesa violenta della baby gang.

La lettura spaventa ma risulta necessaria per comprendere i valori inversi di queste giovani belve.

Oggi ci stammo, domani non ce stammo.
T’o rriccuord? Amico, nemico, vita, morte: è la stessa cosa.
‘O ssapimmo nuje e lo sai pure tu. Accussì è. E’ n’attimo.
E accussì che se campa, no?

Il romanzo fa riflettere.
E descrive la secolare malattia che affonda nelle radici di un pezzo di città.

Un male incurabile?
E come ripristinare i giusti ideali?

Chiudo il libro con un amaro interrogativo: un giovane delinquente di quattordici anni, è davvero già irrecuperabile?

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Corea del Nord, la fuga verso la libertà di Yeonmi Park raccontata in un libro choc [RECENSIONE]

Corea del Nord, l’inferno oscurato

C’erano così tante persone disperate per strada a implorare aiuto che il tuo cuore si induriva per forza, o il dolore ti avrebbe sopraffatto.
Dopo un po’ non te ne curavi più.
Ecco a che cosa assomiglia l’inferno.

Scrivere una recensione di La mia lotta per la libertà della giovane Yeonmi Park mi risulta davvero difficile.
Anzi, impossibile.

Il libro descrive la vita della famiglia Park nel piccolo paesino della Corea del Nord e, pagina dopo pagina, scopriamo un «paese indescrivibile».
Ti chiedi: questa ragazzina così coraggiosa, racconta episodi del medioevo?
Poi, rileggi meglio e scopri l’anno: 2001, 2004 … e resti senza fiato.

Nel 2002 lo stipendio medio di un lavoratore era 2400 won al mese, circa due dollari secondo il tasso di valuta non ufficiale.

La testimonianza di Yeonmi Park accende il riflettore su un angolo buio del pianeta dove, ogni giorno, la dittatura militare viola i diritti umani della popolazione nel silenzio generale (la pagina Diritti umani in Corea del Nord di Wikipedia è un lungo elenco dell’orrore).

Le uova erano una prelibatezza rarissima per noi, le mangiavamo solo a Capodanno o in occasioni speciali.
E le arance erano un tale lusso che non ne avevo mai mangiata una intera in tutta la mia vita, solo uno spicchietto quando mio padre ne aveva riportato un esemplare nel nostro periodo di agiatezza: buttare via la scorza era uno spreco assurdo.

Saltare un pasto poteva letteralmente essere fatale, e questa diventò la mia più grande paura e ossessione.
Non ti importa più che sapore abbia il cibo e non mangi più per piacere.
Mangi con l’istinto animale di sopravvivenza, calcolando inconsciamente a ogni boccone per quanto tempo il tuo corpo continuerà a funzionare.

Corea del Nord, l'inferno e la fuga verso la libertà di Yeonmi Park raccontata in un libro choc [RECENSIONE]

Corea del Nord, il paese-prigione

La mia lotta per la libertà è scritto con uno stile semplice e lineare.
Ma le parole sono macigni.

Dopo tre giorni dalla fine della lettura, non ho la forza di iniziare un nuovo libro.
Sto ancora elaborando la gravità delle informazioni acquisite.
E continuo a non comprendere perchè, nel ventunesimo secolo, il mondo tolleri la dittatura e l’esistenza di un paese-prigione.

In Corea del Nord vige il Pensiero Unico

In Corea del Nord al governo non basta controllare dove vai, che cosa studi, dove lavori e ciò che dici; ti controlla anche attraverso le emozioni, rendendoti sottomesso allo Stato e distruggendo la tua individualità e la tua capacità di reagire alle situazioni sulla base della tua personale esperienza di vita (dittatura emotiva)

Corea del Nord, il paese prigione

Yeonmi Park, icona della libertà

Nessuno mi aveva mai insegnato a utilizzare la parte del mio cervello relativa al “pensiero critico”, quella che produce giudizi ragionati sul perché una cosa sembra migliore di un’altra.

La mia lotta per la libertà è un libro pieno di speranza e forza.
Forza per cercare la libertà. per noi occidentali scontata, per chi dalla nascita vive come un prigioniero, essenziale come l’aria.

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«La Corea del Nord è un posto indescrivibile»

L’intervento di Yeonmi Park all’One Young World a Dublino, nel 2014.
Se avete coraggio, guardate il video fino alla fine.

 

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Manila, di Enrica Orlando: storia di «mostri» e di speranza [RECENSIONE]

Manila, libro estremo 

Manila, di Enrica Orlando, è una storia ricca di «mostri».
I peggiori.
I «mostri» ai qual non puoi sfuggire.
Perché ti perseguitano da dentro.

Un libro duro da leggere.
Conversazioni spietate che spiazzano per crudezza e degrado (morale e fisico dei personaggi ).
La disperazione porta ad azioni disumane e la brava Enrica Orlando, con uno stile asciutto (e spesso volgare), sbatte in faccia al Lettore il lato più oscuro dell’animo umano.

Quello che vorremmo dimenticare ed, invece, è solo celato dietro l’angolo di ogni coscienza.

Manila, di Enrica Orlando, la mia recensione

Manila, quante volte sei morta?

Manila suscita sentimenti opposti: la detesti quando si autodistrugge, sorridi per l’ironia con la quale affronta i drammi del destino, entreresti nelle pagine del libro pur di aiutarla.
Infine, l’ abbracceresti per augurarle un po’ di meritata felicità.

Personaggi estremi, contesto fatiscente, legge della sopravvivenza, periferie sporche ed abbandonate.
Cancellazione di ogni briciola di umanità.
Come in una guerra.
E l’inevitabile caduta negli inferi.

Eppure, anche nel buio più assoluto, nei peggiori inferni metropolitani, la forza della vita trova e si aggrappa a quella mano tesa, pronta ad aiutarti.

Manila non lascia indifferenti.
E, per un’artista, è il miglior complimento. 
Per questo va letto.

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«La mia vita» di Sir Alex Ferguson, per gli amanti del calcio inglese [RECENSIONE]

Alex Ferguson, da Govan a leggenda del calcio

Acquisto la biografia ufficiale di Alex Ferguson prima del malore dello scorso maggio.
Da quanto leggo sul web, l’ex allenatore del Manchester United è fuori pericolo (anche se resta in terapia intensiva).

L’interesse del sottoscritto per una leggenda del calcio moderno, nasce dalla curiosità di carpire quali elementi rendono eccezionale un anonimo scozzese partito dal quartiere dei cantieri navali di Glasgow ed arrivato fin sulla vetta del mondo (sportivo).

Sir Alex Ferguson sintetizza le doti di un manager di successo in poche, significative righe:

gli elementi più importanti per una leadership di successo: etica del lavoro, determinazione, il saper prendere decisioni

La mia vita, la biografia ufficiale di Alex Ferguson

Chiedete a Cristiano Ronaldo

In La mia vita, Alex Ferguson racconta i ventisette anni (consecutivi) come allenatore/manager del Manchester United.
Un record imbattuto che rimarrà tale a lungo (vista la frenesia degli attuali presidenti di club).

Il libro è ricco di storie inedite: dalla maturazione del giovane Cristiano Ronaldo ai mille altri talenti scoperti nei campi di periferia e poi lanciati in prima squadra.
Il rapporto con i media inglesi, le simpatie/antipatie con gli altri allenatori della Premier League (la stima per Mourinho ma anche la diffidenza con Rafa Benitez).

Mille racconti tra i tanti successi e qualche utile sconfitta.
Un libro imperdibile per chi ama il calcio inglese, talmente condensato di aneddoti da sembrare un romanzo fantasy.

Invece, La mia vita è il giusto tributo ad un uomo di sport fuori dall’ordinario.

non abbiamo perso la partita è solo scaduto il tempo

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«Abbi fortuna e dormi» di Luciano Esposito: come un arcobaleno sul mare [RECENSIONE+FOTO]

«Abbi fortuna e dormi», tra sogno e realtà

Termino Abbi fortuna e dormi in riva al mare, il luogo ideale per leggere l’intrigante romanzo di Luciano Esposito.

Seduto sulla sdraio, sotto l’ombrellone, sforzo lo sguardo per raggiungere l’orizzonte.
Osservo l’infinito blu, dove finisce la realtà e inizia l’immaginazione.

Con il libro tra le mani, rifletto su quel labile confine tra quotidianità e sogno.
Ecco il segreto di un libro appassionante!
Pagina dopo pagina, la trama ti porta in un mondo immaginario popolato da persone concrete che, ben presto, da personaggi di fantasia, diventano persone alle quali ti affezioni.
E non vorresti più lasciare.

Abbi fortuna e dormi ha proprio questo merito – non ovvio.
Cattura l’attenzione e ci trasporta in un viaggio affascinante.
Con molteplici tappe: sorridiamo, in alcuni capitoli riflettiamo, infine ci emozioniamo.
Sempre con leggerezza.

Perché il bravo autore utilizza uno stile scorrevole, conversazioni ben strutturate, la narrazione accelera e poi rallenta tra questioni surreali e visioni tremendamente concrete.

Giunti all’ultimo rigo, ci svegliamo come da un lungo sonno, riposati e sorridenti.
Compiaciuti per aver afferrato quel dolce sogno nascosto nel romanzo.

Abbi fortuna e dormi, di Luciano Esposito

E spunta l’arcobaleno sul mare …

Ho appena terminato Abbi fortuna e dormi, chiudo il libro col sorriso soddisfatto.
Da sotto l’ombrellone, continuo ad osservare l’orizzonte.

Le atmosfere oniriche della trama ricordano un film di Tim Burton.
«Bravo Luciano» mi congratulo nella mia mente con lo scrittore (esordiente).

Mentre immagino uno stallone bianco correre lungo la spiaggia, osservo meglio il panorama.
Sbatto le palpebre e metto a fuoco la scena surreale: un insolito arcobaleno all’orizzonte.
Sul mare!

Immortalo la scena.

Un’immagine colorata, rara e preziosa.
Come un bel sogno, come il romanzo che ho tra le mani.

L'arcobaleno sul mare spunta mentre termino Abbi fortuna e dormi, di Luciano Esposito

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«La casa in riva al lago», l’importanza del passato secondo Ella Carey [RECENSIONE]

La casa in riva al lago, romanzo di evasione

La casa in riva al lago, di Ella Carey, rientra nella categoria dei libri “non vedo l’ora di vedere come va a finire”.

Tra passato e presente, l’autrice ricostruisce una storia d’amore iniziata nella Germania nazista e mai finita.
Vicende in bianco e nero che, con l’escamotage dell’alternanza dei capitoli, saltano dal 1930 ai giorni nostri, conquistando da subito l’attenzione del Lettore.

Sembra di leggere due storie parallele che, prima o poi, si intersecano.
Nel mentre, l’attesa è ben ripagata da una trama stimolante, con continui flashback ed una narrazione intrigante.

Ella Carey, autrice di "la casa in riva al lago"

Perché leggere «La casa in riva al lago»

Lettura di pura evasione con accenni a concetti profondi: perchè il popolo tedesco fu ammaliato da Adolf Hitler?

Una possibile risposta è legata al destino di Max – il personaggio intorno al quale ruota il libro – giovane rampollo di una famiglia benestante nella Germania scossa dai primi fermenti nazisti.

Toccherà ad Anna, la giovane nipote di Max, scoprire il misterioso segreto legato al passato del nonno.

E, pagina dopo pagina, come in una lunga passeggiata rilassante tra i boschi della Berlino di un tempo, tra le euforie dei balli parigini del novecento e la caotica San Francisco di oggi, giungiamo all’atteso finale.

Chiudiamo il libro col sorriso sulle labbra.
La casa in riva al lago, di Ella Carey, compie in pieno il suo dovere: rilassare il Lettore con una storia leggera, ben scritta, piacevole, soddisfacente.

Come richiesto ad un buon romanzo d’evasione.

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«La casa sopra i portici», Carlo Verdone si racconta (per davvero) [RECENSIONE]

«La casa sopra i portici», un libro di Carlo Verdone

Leggo La casa sopra i portici con la netta sensazione di ascoltare la voce di Carlo Verdone narrare le vicende descritte nel libro.

Tra le righe, emerge quel modo d’essere  visto mille volte nei suoi film – ad esempio, il tipico gesto spazientito di Verdone che allarga le braccia per protestare e poi accetta bonariamente la richiesta assurda del momento. 

Puntalizzo: La casa sopra i portici non è una autobiografia.
E’, piuttosto, un sentito saluto alla casa dove è vissuta la famiglia Verdone e dove Carlo lascia il periodo più felice della sua vita: l’infanzia e l’adolescenza.

La casa sopra i portici, un libro di Carlo Verdone

Perché leggere «La casa sopra i portici»

Se hai amato Bianco, Rosso e Verdone ed hai riso (amaro) con Furio, ti incuriosirà conoscere lo zio pedante e logorroico che ha ispirato il famoso personaggio.

Perché il libro, oltre a raccontare l’amore smisurato di Carlo per i genitori, rivela anche mille piccoli segreti professionali.

Le paure del giovane attore, gli esordi, i grandi volti del cinema che da sempre frequentano il salotto di casa (il padre Mario è stato un importante critico cinematografico ed uomo di cultura), il rapporto con la famiglia De Sica (la sorella Silvia è la moglie di Christian), la timidezza del primo amore, il rapporto con l’altro sesso, l’incontro con Alberto Sordi, le telefonate surreali con Federico Fellini

Furio, il celebre personaggio di Bianco, rosso e Verdone ispirato da uno zio

Il libro, un tributo all’infanzia di Verdone

La casa sopra i portici non ha nessuna pretesa letteraria, è un libro di pura evasione che ci ricorda una Roma (e una Italia) che, oggi, non esiste più.

L’attore ha il merito di raccontare con la spontaneità che lo contraddistingue, aspetti della propria vita privata – alcuni celebri, molti inediti – con leggerezza (alcuni episodi risultano davvero esileranti).

L’ultima pagina è il ciak finale di un film ben riuscito.
Dal libro, risultano chiare le emozioni di Carlo Verdone, per un’infanzia felice, in una famiglia ricca d’amore, in una casa speciale: la casa sopra i portici.

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Jeff Bezos, genio o sfruttatore? Un libro per capire cos’è (veramente) Amazon [RECENSIONE]

Brad Stone, un libro su Amazon e Jeff Bezos

La lettura dell’interessante Vendere tutto: Jeff Bezos e l’era di Amazon di Brad Stone, aiuta a comprendere il perché, in questi giorni, i lavoratori di Amazon scioperano.

Il volume descrive il dietro le quinte del colosso americano, le due facce della stessa medaglia: il successo, il prezzo da pagare per raggiungere il successo.

L’autore, con una serie di interviste a dipendenti e dirigenti Amazon, racconta la realtà all’interno della multinazionale plasmata sul Bezos-pensiero:

«Se ci chiediamo perché Amazon sia cosi diversa da quasi tutte le altre aziende nate agli albori di Internet, è perchè Jeff ha adottato fin dall’inizio una visione di lungo periodo. 
Era un progetto articolato nell’arco di decenni.
La sua filosofia di fondo è che si possa ottenere moltissimo in un lasso di tempo protratto, a patto di essere tenaci»
(Danny Hillis, amico di Jeff Bezos)

Jeff Bezos, genio o sfruttatore?

Jeff Bezos, genio o sfruttatore?

La crescita esponenziale della start up in un lasso di tempo fulmineo è, da un lato una cavalcata entusiasmante per chi vi partecipa, dall’altro un sacrificio costante per i dipendenti costretti a ritmi ed orari assurdi.

Durante una riunione memorabile, una dipendente chiese a Bezos quando l’azienda intendesse raggiungere un miglior equilibrio tra lavoro e vita privata.
Lui non la prese bene.
«Siamo qui per ottenere risultati, e questa è la priorità assoluta», rispose in tono secco.
«Questo è il dna di Amazon. Se non puoi eccellere e dare tutta te stessa, forse non è il posto giusto per te.»

Ogni pagina del libro evidenzia il continuo contrasto tra le mille luci e le altrettante ombre: per i dipendenti Amazon, secondo Jeff Bezos, non può esistere un equilibrio tra vita privata e lavoro.

Soprattutto in prossimità delle feste, il clima tra i lavoratori diviene incandescente:

La rapida crescita richiese nuovamente all’azienda di avviare l’operazione «Salviamo Babbo Natale». I dipendenti dissero addio alle famiglie e iniziarono turni di due settimane nei call center del servizio clienti o nei centri distribuzione di tutto il Paese.

Amazon, il negozio che vende tutto (secondo l'idea di Jeff Bezos)

Amazon, il negozio che vende ogni cosa

Vendere tutto: Jeff Bezos e l’era di Amazon di Brad Stone, ha il merito di raccontare la rivoluzione dell’e-commerce secondo la visione di Jeff Bezos ma anche la lucidità per denunciare lo sfruttamento senza (tanti) scrupoli compiuto da Amazon.

Questi dipendenti, solitamente non specializzati, lavoravano per dieci o dodici dollari all’ora in zone del Paese in cui la disoccupazione era alta, e spesso trovavano in Amazon un datore di lavoro alquanto crudele. I furti erano un problema costante […]

Un’opera certosina, lunga, dettagliata, per spiegare – dietro ad un clic – quale segreto nasconda la rivoluzione 2.0

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7 minuti, la distanza tra flessibilità e precariato in un film di Michele Placido [RECENSIONE]

7 minuti, un film di Michele Placido (2016)

Quanto è distante la flessibilità dal precariato?
7 minuti, il film di Michele Placido, fornisce una possibile misura.

Il regista pone una riflessione di estrema attualità: rinunciare ad un diritto per conservare il posto di lavoro, è – per alcuni – un ricatto, per altri un giusto compromesso.

Dipende, da che dipende?
Da che punto guardi il mondo tutto dipende

7 minuti, un film di Michele Placido (2016)

Flessibilità, un sacrificio necessario?

“Che siamo disposte a fare per lavorare?
Tutto siamo disposte a fare”
(Greta (Ambra Angiolini)

Se credi che oggi – nel ventunesimo secolo – la flessibilità sia un sacrificio necessario per continuare a lavorare, accetti (tuo malgrado) la rinuncia imposta dal datore di lavoro.

Se, al contrario, sei convinto che privarsi di un diritto rappresenti il primo passo verso la totale cancellazione delle norme a tutela dei dipendenti, allora ti opponi con tutte le tue energie.

E questo accade nel film di Michele Placido: le rappresentanti delle lavoratrici dibattono con posizioni opposte.
Accettare la proposta/ricatto dei nuovi vertici aziendali oppure contrastare la dirigenza per non arretrare?

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I nostri 7 minuti

Se scaviamo nella nostre coscienze di lavoratori, possiamo affermare – senza ombra di dubbio – che ogni dipendente (privato) ha affrontato, prima o poi, i famigerati 7 minuti del film.

A partire dal sottoscritto (i nostri 7 minuti sono conservati nell’ebook gratuito Gli ultimi giorni di HP Pozzuoli).

Dunque, è chiaro a tutti: la distanza tra flessibilità e precariato si ridurrà sempre più nel prossimo futuro.
Sbucheranno dal cilindro politico nuove espressioni, appellativi moderni e termini anglosassoni pronti a nascondere l’amara verità: se vuoi lavorare, rinuncia ai tuoi diritti.

Subire o resistere?
Dipende, da che dipende?

Dalla propria dignità.


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Il pallonaro, misteri e segreti dei calciatori gay [RECENSIONE]

Calciatori, nessun coming out

In Italia vige l’assioma: nessun calciatori è gay.
Da questo dogma (ipocrita), nasce Il pallonaro di L.R. Carrino.

L’autore pone un quesito irrisolto: perché i calciatori gay – dalla SerieA all’ultima lega dilettanti – non dichiarano la propria omosessualità?

Dalle cronache sportive, non emergono coming out.

Da quanto il calcio si giocava solo la domenica pomeriggio fino al campionato spalmato dal venerdì al lunedì e trasmesso dalle pay-tv in mezzo mondo, gli atleti rispettano un patto segreto, inviolabile: i calciatori non possono essere gay.

Perchè la realtà è occultata?

L.R. Carrino, autore de Il pallonaro

Il pallonaro: a tratti scurrile, perchè?

La narrazione scorre veloce come i dribbling di Diego De Martino, il personaggio intorno al quale ruota l’intera vicenda.

Il libro si sviluppa come il Campionato: dietro ogni capitolo, una partita.
Dettagli che evidenziano la passione calcistica dell’autore, l’amore per lo sport di molti giovani, il talento di chi vuole solo giocare a calcio e viene sfruttato dal sistema inquinato che ruota intorno al pallone.

Però un’osservazione è necessaria: perché, in alcuni tratti, il romanzo scade nello stile e l’autore utilizza termini triviali che, al sottoscritto, infastidiscono?

Se avrò la possibilità di intervistare L. R. Carrino, chiederò lumi.

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Occultare la verità per conservare il Sistema

Il pallonaro descrive l’ottusità di chi manovra i fili (calcistici).

Procuratori, dirigenti ed ultras nascondono la verità.
Perché?
Scoprire l’omosessualità del Capitano della squadra del cuore, sarebbe sconvolgente?

Secondo l’autore, l’omosessualità rischia di inceppare il Sistema-Calcio.
E dunque, bloccare il flusso di denaro indotto.

Costruire un prodotto (televisivo) che non muti nel tempo, uguale a se stesso, con le certezze di sempre, senza shock per lo spettatore-tifoso.
Con censura della realtà.

Omosessualità, a chi interessa?

La lettura de Il pallonaro non scioglie un dubbio amletico: a me, tifoso, perché sconvolge l’omosessualità nel calcio?
A me, appassionato di sport, perché importa conoscere i gusti sessuali del Capitano della Nazionale?
A me, cittadino, perché scombussola scoprire l’omosessualità del vicino di casa?
A me, impiegato d’ufficio, perché sorprende il collega-gay?

E’ davvero così importante individuare se un amico/collega/parente frequenta una persona del suo stesso sesso?

Il libro di L.R. Carrino. non risponde a tale quesito.

Però ha il merito di affrontare l’argomento e scoperchiare una verità mal celata: l’omosessualità nel calcio esiste.
Fatevene una ragione.

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Lady D., i segreti della principessa triste [RECENSIONE]

Da Diana a Lady D.

Acquisto Diana. La principessa del popolo di Tim Clayton e Phil Craig senza sapere che, da quel maledetto 31 agosto, sono trascorsi giusto vent’anni.

Desidero leggere la storia di Diana Spencer per carpire come riesce la giovane (e sconosciuta) aristocratica inglese a divenire icona globale.
Quale è il momento nel quale la ragazzina timida e bulimica si trasforma, per l’intero pianeta, in Lady D., la principessa del popolo.

L’opera dei due giornalisti svela segreti e misfatti di una ragazza ambiziosa innamorata – da sempre – del principe Carlo.

Lady D., la principessa triste

Lady D. tra Carlo e Camilla

Mi spiace, vi sto tra i piedi e per voi due sarà un inferno
(Lady D. affronta Camilla Parker)

Dal libro (e poi dal documentario che ne segue), emergono alcune verità inconfutabili:

  • Carlo ha sempre amato Camilla Parker (ricambiato)
  • il matrimonio tra Carlo e Diana è imposto da Buckingham Palace
  • Carlo non è innamorato di Diana ma Diana è, fin da piccola, innamorata del Principe
  • Diana soffre di bulimia
  • Diana combatterà tutta la vita per ostacolare l’amore tra Carlo e Camilla
  • Diana ha una dote naturale: aiutare i più deboli

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I meriti di Lady D.

Diana. La principessa del popolo  è un libro chilometrico, ricco di testimonianze ed aneddoti più o meno noti.
Per gli amanti delle storie di reali e regine, è una pietra miliare che non può mancare nella propria biblioteca.

Ma attenzione: pagina dopo pagina, emergerà un ritratto di Lady D. a volte scontroso, lontano dalla principessa patinata immortalata sulle copertine di Time e Vanity Fair.

Restano i mille meriti di una donna capace di accendere i riflettori mediatici sugli angoli dimenticati della Terra: dall’Angola alla lotta all’AIDS, dagli ospedali per malati terminali alle mille apparizioni per beneficenza.

E chi l’accusa di essere un angelo in cerca dei paparazzi, resta l’unica, assoluta verità:

in Angola, al capezzale dell’ospedale, per quella bambina moribonda e per quella grande causa, Diana era l’unico angelo presente in città

(gennaio 1997, visita di Lady D. in Angola per denunciare la presenza di 23 milioni di mine antiuomo. Nel dicembre dello stesso anno, i governi dei maggiori paesi, si riunirono in Canada per firmare un trattato e bonificare le zone infestate dalle mine antiuomo)

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«Il grande Gatsby» è davvero grande? [RECENSIONE]

Un classico della letteratura americana

I classici posseggono il segreto dell’immortalità.
La regola vale anche per Il grande Gatsby, il romanzo di Francis Scott Fitzgerald.

Il libro racconta l’epopea di Jay Gatsby.

La vita di un ricco uomo dal passato ignoto, capace di organizzare – nella sua magnifica villa di New York – ogni sera, feste con centinaia di invitati provenienti da tutta la città.
Party sfarzosi, tra champagne e jazz, conoscenze occasionali e relazioni importanti.
Tra un drink ed un ballo, gli estasiati ospiti si pongono sempre la medesima domanda: «ma tu l’hai mai visto Gatsby?».

Nato povero, la vita del misterioso Jay Gatsby, viene raccontata attraverso le parole di Nick, un testimone dell’intera vicenda.
Pagina dopo pagina, scopriremo la verità: fin dove arriva la potenza di un amore mai dimenticato?

Il grande Gatsby di Francis Scott Fitzgerald, la recensione di un classico della letteratura americana

Gatsby, l’alter ego di Fitzgerald?

Il libro è una fotografia della società americana dei primi del novecento.

Il sottoscritto non conosce l’autore e nemmeno gli intrecci psicologici che legano Fitzgerald e Gatsby – lo scrittore si racconta attraverso il personaggio del libro?

Dunque, privo di influenze esterne, apprezzo l’opera per quello che è: un romanzo della letteratura americana.
La grandezza di questo libro è nella sua semplicità: la trama lineare, il racconto immediato, l’evoluzione della storia, il finale perfetto.

Concordo: «Il grande Gatsby» è davvero grande.

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I film

Dal libro di Fitzgerald, ricordo due film:
– Il grande Gatsby del 2013 con Leonardo Di Caprio
– Il grande Gatsby, film del 1974 con Robert Redford

Non ho ancora visto nessuna delle due pellicole.
Però, mentre leggevo le gesta di Jay Gatsby, mi balenava alla mente il volto sorridente ed elegante di Robert Redford.

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