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Tag: panico

In bici per Napoli: consigli per sopravvivere e pericoli da evitare

Il segreto: la freddezza

  • non perdere mai la calma
  • distaccati dal contesto
  • pedala, osserva, sii freddo

Perché il pericolo è in agguato.
Sempre.
Soprattutto se ti sposti in bici per Napoli, città priva di cultura a due ruote.

Pedalare a Napoli: cinque consigli e periocoli per il ciclista metropolitano

Il nemico del ciclista in città? Il panico

Avvilito dopo le prima pedalate, pensavo fosse impossibile recarmi al lavoro utilizzando la e-bike (a pedalata assistita).
Superati i primi scoramenti, dopo i primi 1000 KM, viaggio con sicurezza.

E con soddisfazione.

Oggi non rinuncio mai alla comodità della bici (solo la pioggia mi costringe alla metropolitana, l’asfalto viscido è il pericolo numero uno).

L’esperienza forgia ed è l’arma migliore per respingere il «mostro» che, ad ogni metro, attacca l’eroico ciclista metropolitano.
Come?
Conservando la calma.
Sempre.

Bloccato in un ingorgo, quando evito un motorino sparato a tutta velocità controsenso, mentre un scooter sorpassa a destra incurante di ogni regola.
Non cedo mai al panico.

Freddo, distaccato, supero l’ostacolo, continuo, avanzo, giungo alla meta.
Nessuna reazione, emotività zero.
Cinico, determinato, convinto: il giusto sono io in bici, l’anormale sei tu sullo scooter in zigzag o bloccato in auto.

Organizzato è meglio: i consigli utili

La freddezza è necessaria ma alcuni accorgimenti per attraversare la giungla metropolitana in bici sono necessari:

  • indossare il casco
  • utilizzare una maschera antismog
  • viaggiare osservando la giusta distanza tra le auto (per evitare l’apertura improvvisa dello sportello) ed il centro strada
  • rispettare i semafori (in generale, tutte le regole stradali)
  • percorrere traiettorie lineari e non cambiare direzione in modo repentino
  • utilizzare le braccia come “frecce” per indicare a chi ci segue il cambio di direzione

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I pericoli per il ciclista metropolitano

I pericoli più frequenti da affrontare?

  • l’apertura improvvisa dello sportello di un auto parcheggiata o bloccata nel traffico
  • i binari del tram (mai infilarsi ma tagliarli obliqui)
  • i fumi di scarico dai tubi di scappamento di bus, scooter, moto, auto

Eppure, nonostante i mille pericoli, pedalare per Napoli permette di vivere appieno la città, scoprire angoli dimenticati, rilassarsi dopo una intesa giornata di lavoro.

Basta convinzione e determinazione.

Se un giorno la paura prenderà il sopravvento, resterà solo una scelta: parcheggiare la bici in garage.
Ma, per il sottoscritto, non accadrà.

Io, ciclista metropolitano


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Io, rapinatore di caramelle al propoli

Ore diciannove

Il freddo penetra nell’anima e brevi folate di vento gelido tagliano il volto come rasoi affilati.
La pioggia incessante bagna pure il midollo – ovunque esso sia.

Chiuso nell’impermeabile nero, in un gesto di naturale difesa, immergo totalmente il viso nel cappuccio, infilo le mani nelle tasche superiori del giubbotto ed avanzo deciso.
Dalla sagoma sigillata, emergono solo le lenti degli occhiali.

La rapina

Suppongo che nel buio pesto dell’inverno, la visione del sottoscritto appaia minacciosa: il mio passeggiare sotto la pioggia ricorda più il malefico Uomo Nero che un onesto cittadino alla ricerca di innocenti caramelle al propoli.

Individuo la farmacia.
Procedo veloce.
Varco l’ingresso.
Il movimento della porta genera il suono di una campanella.
Entro.

La farmacia è vuota.
Un uomo ed una donna vestiti con il classico camice bianco, da dietro al bancone, alzano lo sguardo e scrutano la mia figura con preoccupazione crescente.
Spaventati, attendono la successiva mossa.

Le scene si susseguono come in film al rallentatore: estraggo la mano destra dalla tasca impugnando il cellulare mentre con la sinistra abbasso il cappuccio e scopro il volto.
Sorrido e saluto cordiale: «buonasera».

Scampato il pericolo, i due medici si rilassano.

L’effetto panico dovuto alle tante rapine subite distorce la realtà e ciò che normale non è – una rapina dovrebbe essere un dramma eccezionale – diviene una possibile azione alla quale soggiacere.

Acquisto le caramelle, saluto e vado via perplesso.
Essere scambiato per un possibile rapinatore è l’ennesimo inquietante segnale di un mondo invaso da «mostri».

La paura per il rapinatore di caramelle al propoli

E la piccola medusa divenne una balena: panico di una giornata di mezza estate

Il canotto

I sei posti del catamarano sono tutti occupati.
Il vecchio canotto color arcobaleno è preso d’assalto dai bimbi festanti non appena si avvicina al mare.

Mio figlio ed i suoi piccoli amici seduti nel gommone come marinai indisciplinati schiamazzano allegri, pronti a tuffarsi non appena il capitano (io) invia il giusto segnale.

Lo stato di servizio della nostra piccola «nave da crociera» è ammirevole: da più di dieci anni solca le onde del Mediterraneo per la felicità dei pargoli di ogni età; oggi – mezzo afflosciato – chiede solo di andare in pensione ma, anche lui, teme di finire nel calderone degli esodati e preferisce navigare finché un giorno d’estate non stramazzerà nei sottofondi marini.

Il canotto ed il panico

La medusa, il piccolo «mostro»

«Ehi, bimbi guardate una piccola medusa» avviso i viaggiatori sempre affamati di novità mentre spingo il canotto verso la «secca», una zona del mare poco profonda e non distante dalla riva.

Si tratta di un esemplare piccolo quanto il palmo di una mano di un neonato, talmente microscopico da passare inosservato.

Riesco ad intercettarlo perché il minuscolo animale planctonico è a dieci centimetri dalla mia gamba sinistra.
Immerso nel mare, fungo da ancora mentre i piccoli pirati sono pronti per iniziare la gara di tuffi senza regole.

Il panico

«La medusa, la medusa!» urlano i marmocchi privi di censura.
«Calma ciurma, non è mica una balena!» cerco di sedare l’ingenua e spontanea eccitazione fanciullesca mentre – dalla riva – le mamme preoccupate ci invitano a tornare in spiaggia.

Per rassenerare le acque, da capitano navigato quale io sono, decido di rientrare senza far bagnare i bimbi.

Giunto sulla costa, osservo il mare: in pochi istanti si è svuotato, i bagnanti in preda alla paura sono scappati per timore del «mostro marino».

Una signora che aveva osservato l’intera scena dall’ombrellone, riferisce al vicino di sdraio «di un gruppo di bambini attaccati da una medusa gigantesca».
Peppe il bagnino – l’esperto lupo di mare bonificatore del litorale – corre in soccorso dei villeggianti: «dove è stata avvistata l’ultima volta la medusa?» chiede trafelato pronto a distruggere la creatura infernale.

«Niente panico, si tratta di una medusa-mignon che probabilmente si è persa tra le onde» rassicuro tutti.
Delusi per la mancata emozione estiva, ognuno torna alle sue attività in attesa del prossimo scoop.

Scampato il pericolo, il vecchio canotto può tornare a solcare le onde …


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