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Tag: moda

Cambio stagione

Cambiare o conservare?

«Se non lo uso da un anno, non serve».

E’ la regola d’oro per ringiovanire il guardaroba.
Ad ogni cambio stagione approfitto e porto in chiesa gli abiti inutilizzati.
Questa volta è toccato ai pullover invernali mai indossati negli ultimi dodici mesi.
Un bustone che farà felice il parroco e alleggerisce l’armadio.

Il cambio stagione: un’occasione per acquistare e rinfrescare il look – piccole soddisfazioni della vita 🙂

Il cambio stagione, per rinfrescare il look (e le amicizie)

Fu vera amicizia?

«Se non lo sento da anni, posso cancellarlo».

Scorro la rubrica dello smartphone, noto i molteplici contatti archiviati.
Contatti … senza contatto.
Persone che non frequento più.
Nemmeno una telefonata, nessun messaggio, zero contatti.

Osservo i nomi, associo i volti (ieri familiari ed oggi sbiaditi), mi chiedo: fu vera amicizia?

Perché ci siamo persi?
Nulla è per sempre, tutto si evolve.

Cambio stagione, per ripartire

Ex colleghi di lavoro, amici di infanzia, compagni di scuola e di università.
Pullover con lo scollo a V, camicie impossibili, maglioni anacronistici oggi improponibili.

Come ho potuto acquistare un simile obbrobrio?
Ma davvero frequentavo quel tizio?

Persone scomparse dai radar, abbigliamento che, con gli occhi di oggi, appare ridicolo.
Nomi impolverati, oramai fuori moda – come il pullover nella busta.

Il contesto storico: ecco l’unica spiegazione razionale!
Sarà, ma non sono convinto.

Osservo il display, scorro i nomi.
Col pollicione seleziono, apro il menù, rifletto due secondi, pigio “Elimina”.

E’ il cambio stagione, la forza della novità.
In attesa di una telefonata, pronto a cambiare idea.


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Perché non ho partecipato alla sfilata dei trent’anni di Dolce&Gabbana

Il perché del (mio) clamoroso rifiuto

Perché a nessuno interessano gli abiti.
L’evento mediatico #DGLovesNaples – ripreso dalla celebre lettera Napoli è – non ha il sottoscritto come testimonial d’eccezione.
Gli organizzatori, nel panico per il forfait inatteso, dovranno accontentarsi dell’eterna Sophia Loren (ma per gli addetti ai lavori, la delusione è palpabile).

Come in un film di serieB, le lunghe gambe delle modelle attraversano gli stretti vicoli napoletani.
Sembrano aliene sui trampoli: slanciate, bionde, nordiche, americane, irraggiungibili.

Il contrasto è pacchiano: eleganza e tradizione, sfilata e folclore, pizza e lusso, il basso volgo ed il dorato mondo del fashion per un istante si incrociano.

Dolce&Gabbana a Napoli ed il clamoroso rifiuto del sottoscritto

Dolce&Gabbana (senza il sottoscritto)

Il tempo di un clic, il set cinematografico fa il giro del mondo.

Il resto è merito della location: il marchio D&B vola ai quattro angoli del pianeta col Vesuvio alle spalle.

Il sottoscritto, invece, non apparirà in nessuna delle mille gallerie fotografiche dedicate all’evento mondano.

Cercate pure: non troverete mai – e dico mai! – l’immagine dello scrivente associata ai due stilisti, a braccetto con i politici, in posa col vescovo, al fianco della Loren, avvinghiato a qualche modella, dietro un flash, d’avanti ad una telecamera.

A qualcuno interessano i vestiti?

Dopo tanto clamore, nella mente della casalinga di Voghera, quale messaggio resta?
E’ in grado di citare un solo modello presentato per la Campagna Autunno Inverno 2016-2017 di Dolce&Gabbana a Napoli?

Nell’immaginario collettivo e per gli esperti del settore, la moda è puro marketing oppure c’è ancora una relazione con gli indumenti indossati dalle persone?

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La volpe e l’uva

A proposito.
Un dettaglio: quelle vecchie volpi di Dolce&Gabbana si sono premunite e non hanno invitato il sottoscritto.
Temevano il rifiuto?


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Io, fashion blogger (al 22,22%)

La forza del 22,22%

Buzzoole – il sito che misura l’influenza di chi produce contenuti web – assegna al sottoscritto un inatteso 22,22% nel campo della moda.

Se i numeri non mentono, deduco: se cento adulti (più un mezzo bimbo) leggono questo post, ventidue potrebbero prendere sul serio un mio consiglio fashion!
Prendere sul serio si traduce in acquisti, shopping, soldi, carta di credito, l’economia gira come una giostra, il PIL sale, il made in Italy vola!

WOW!!!

Non resta che travestirmi da blogger fashion e digitare un post sulla moda, il 22,22% farà il resto.

Io, influence fashion al 22,22%

Io, influence fashion al 22,22%

L’eleganza (innata)

Dopo le tediose sfilate tra New York e Bollywood, i giornalisti di mezzo mondo chiedono ripetitivi: «Mario, definisci l’eleganza?».

«L’eleganza è una caratteristica innata dell’individuo, come la tenacia, il sorriso o il colore degli occhi. La moda non c’entra nulla. La ragazza più elegante che abbia mai conosciuto non ha mai messo piede su una passarella nè tantomeno indossato un abito di uno stilista. Eppure era (anzi è) la più elegante semplicemente perché è nata elegante».

Dopo un momento di stupore, in sala stampa scoppia la rissa mediatica: «chi è questa ragazza? Il nome! Una foto!», assalito dai cameraman e paparazzi, difeso dai bodyguard, non mi resta che scappare sotto l’assedio dei riflettori, spinte e strattoni da parte dei colleghi della stampa e falsi fashion blogger (un comportamento tutt’altro che elegante!)

Il talento del fashion blogger

La moda, cos’è?

Per chi non lo ricordasse, è bene rinfrescare il concetto: la moda è il valore che compare più frequentemente
(ragazze/i, il vostro fashion blogger al 22,22%, da giovane studente universitario di Matematica, superò l’esame di Statistica con un ammirevole trenta …).

Secondo la definizione, se immaginiamo un’aula affollata da cento individui, la maglietta «più alla moda» sarà quella indossata dalla maggioranza delle persone (vestite tutte uguali dunque?).

Preferiamo essere trattati come soldatini in uniforme?
Oppure come piccoli scolari col grembiule?
Per essere «alla moda» dobbiamo comportarci come automi privi di individualità?
Masse uniformi di consumatori passivi?

Dal mio 22,22% affermo: ragazze/i, non fatevi fregare, la moda non esiste (stavolta sono aggredito dai colleghi fashion blogger)

Come acquistare: consigli pratici

Regola base: seguire i gusti personali (pensate che Armani, Rocco Barocco e Gucci vi conoscano meglio di voi stessi?)
Sottoregola: assecondare le esigenze della tasca.
Consiglio: passeggiare, curiosare, provare, riprovare, scartare, acquistare (non fate impazzire le commesse però).

Il look del fashion blogger al 22,22%

Dopo questo post, mi aspetto un forte balzo in avanti della mia influenza: sogno quel 22,22% schizzare ben presto a percentuali degni di un dittatore coreano.

Nel mentre ricordo a tutti (fashion blogger compresi) il dogma del mio infallibile look: semplice è bello 🙂

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E’ morto il selfie, viva il selfie!

Il selfie ha le ore contate.
Come tutti i fenomeni privi di contenuti, anche il banale autoscatto è al tramonto. L’idea-propaganda lanciata da una comitiva di attori ed attrici in gita (pagata) ad Hollywood, imitata dalle masse comuni con esiti ridicoli, ha farcito inutili pagine social intasando la Rete, ha saturato le memorie di Google, Facebook, Twitter ed Instagram senza – peraltro – contribuire a significativi passi in avanti dell’Umanità.

Anzi, il selfie conferma – casomai ci fossero ancora dubbi – la superficialità della moda del momento.

Per fortuna del genere animale, l’evoluzione della specie impara dai propri errori e dall’elettroencefalogramma piatto, prima o poi, un impulso di intelletto si fa strada.

E’ il selfie2.0, per i superficiali un autoscatto allo specchio, per chi vede oltre, invece, rappresenta l’egocentrismo dell’individuo del ventunesimo secolo limitato dalla coscienza personale, l’eterna lotta tra la voglia di mostrarsi e la decenza del privato, il conflitto interiore che lacera l’animo dell’uomo ipertecnologico, la dipendenza delle nuove generazioni come segnale mediatico contro l’uso indiscriminato delle droghe nel mondo.

Dalle macerie della ragione, avanza una speranza.

Sono io.
L’ideatore del selfie 2.0

selfie 2, il ritorno della rivoluzione?

Io, l’Uomo più bello del mondo

Chi potrebbe obiettare la seguente, audace e fondata affermazione?

«Io sono l’uomo più bello del Pianeta».

Ho usato con cognizione di causa proprio l’aggettivo qualificativo «bello» e non un altro epiteto, me ne assumo appieno la responsabilità (etica ed oggettiva). Certo, il mio volto non compare in nessuna delle classifiche stilate dalle più importanti riviste di settore ma la spiegazione è ovvia: non mi conoscono.
Prendiamo i dieci uomini più sexy del 2013 secondo Vanity Fair: al primo posto si piazza il banale istruttore di surf Christian Yeager, seguono i soliti noti Jude Law, Brad Pitt ed altri artisti o presunti tali.

Ma quale competente giuria ha stabilito tale profonda graduatoria?

Mistero.

Christian Yeager,

Il segreto è presto svelato: la bellezza non può essere misurata.

Questa concetto elementare, però, sbatte contro la fissazione dell’Uomo di voler misurare tutto (attenzione, ho ripetuto volutamente il verbo misurare per rafforzare il concetto dell’assegnare un numero ad ogni entità presente nell’Universo). L’effetto domino derivante dall’errore (palese) di stabilire una graduatoria in relazione ai canoni fisici comporta aberranti conclusioni  (penso alle varie Miss Italia ed equivalenti).

Mi spiace per Voi amici Lettori – e soprattutto per le care amiche Lettrici – ma oggi «l’Uomo più bello del Mondo» sono io.
Se siete capaci, definite un operatore per il quale ha significato “lui è più bello di me” con la stessa logica usata in algebra per asserire che “cinque è maggiore di tre” ed enunciate la teoria che nega la mia tesi.

Finché un qualsiasi pinco pallino non dimostrerà il contrario, il podio sarà matematicamente mio.

Io, l'Uomo il più belo del mondo

 

 

Questione di look

Il look dei sex simbol

«Mario non ti senti bene?» chiede mia mamma visibilmente preoccupata.
Non ci vediamo da qualche giorno e nel mentre mi son fatto crescere una sottile barba incolta stile Raoul Bova in San Francesco d’Assisi.

«Sto benissimo, grazie» rispondo divertito (immagino già dove vuole parare) e difatti segue l’inevitabile domanda esistenziale «E perché hai la barba?».
«Mamma aggiornati, è una questione di look» ribatto convinto.

L’osservazione della mia genitrice implica la dovuta riflessione mediatica: Brad Pitt, George Clooney e Richard Gere con la barba incolta sono sex symbol mentre io, se non mi rado per tre giorni, sono invitato a sbarbarmi, poi una doccia calda e subito a dormire così «poi ti senti meglio».

George Clooney dopo aver letto il mio post riflette sulla sua barba e sul suo look

La moda dei tatuaggi

E se decidessi di ricoprire il mio corpo statuario con dei fantasiosi tatuaggi?

La moda è dei calciatori: quando segnano e si mostrano senza veli appare evidente come siano “vestiti” con bizzarri disegni dall’unghia del piede fino all’ultimo capello della testa, nessun centimetro di pelle è risparmiato.

Aquile, serpenti, elementi della natura, dediche a figli, moglie ed amanti, simboli giapponesi, geroglifici egiziani … ogni decorazione nasconde un messaggio (più o meno esplicito).
Eppure un tempo, come ricorda mia mamma, «i tatuaggi se li facevano i carcerati» oggi, invece, sono una forma di comunicazione.

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Eleganza e look, due concetti diversi

Mi gratto la barba ruvida e sentenzio: «mamma, l’eleganza non è una questione di look».
«Va bene, ora però mangia gli spaghetti così ti passa» ribatte mia madre mentre sul fuoco già arde la bistecca di maiale.


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