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Tag: lavoratori

La firma: storia di una pecora coraggiosa

Io, la pecora

Essere parte del gregge presenta un indubbio vantaggio: poter ascoltare in diretta il belare della pecora vicina.
A scanso di equivoci preciso: sono anche io una pecora.

«BEEEE firmiamo? BEEEE» è il ritornello che salta di pecora in pecora.
«BEEEE calma, siamo ruminanti o galline? BEEEE» risponde un ariete con l’ultima goccia di orgoglio incastrata tra la lana.

La (non)scelta del gregge

La sofferta preadesione a Maticmind segna il destino della massa.
Noi, informatici della sede HP di Pozzuoli, siamo con le mani legate: firmare il trasferimento dalla multinazionale americana (che chiuderà il sito campano) presso la nuova società oppure entrare nel tunnel della Cassa Integrazione Straordinaria.

Il pastore inviato da HP per chiudere la trattativa conosce bene le strategie di guerra.

In un gregge, ogni pecora ha la sua dignità

In un gregge, ogni pecora ha la sua dignità

L’uomo, col tipico cinismo del guardiano violento, sfrutta a suo vantaggio le indubbie difficoltà occupazionali del Sud, l’impossibilità per le mamme-informatiche di rischiare un trasferimento a Saragozza, la responsabilità familiare del lavoratore monoreddito, la volontà dei molti a non rinunciare, dopo innumerevoli sacrifici, ad una propria vita.

E dunque, dopo una breve lotta intestina, l’animo dell’ovis aries prevale nel gruppo: animale addomesticato, teme il pastore e non brilla certo per coraggio.

La firma

Il governante non concede l’onore delle armi al gregge bastonato, al contrario infierisce: «se non entrate subito nell’ovile, vi butto nella jungla!».

Cinque suoi fidati collaboratori – pecore anche loro – guidano il gregge impaurito.
«BEEE firmare è la scelta migliore BEEE» ripetono e lo slogan si propaga come un mantra rassicurante tra gli agnellini privi di velleità.

Giunti nel luogo predisposto, il pastore ordina alle pecore di disporsi in fila e, con le zampe ammanettate, il trasferimento degli informatici HP verso Maticmind si conclude con la soddisfazione di tutti (o quasi).

Il coraggio della pecora

Io sono una pecora del gregge firmatario e come tale godo di una visione privilegiata: posso osservare le altre pecore dal “di dentro”.

Durante l’esodo, la mia attenzione viene catturata da un piccolo gruppo che, distaccatosi dal gregge, ragiona, discute, resiste, cammina con la schiena dritta, si indigna.

Sbatto le palpebre, la vista si schiarisce: non sono più delle pecore.

Passeranno in Maticmind perché nessuna pecora ha una valida alternativa ma, almeno, non belano.


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HP Pozzuoli chiude: 161 perché senza risposta

HP Pozzuoli, settimo giorno di stop

«In vent’anni non abbiamo mai bloccato le attività per sette giorni consecutivi».
Raccolgo lo sfogo di un collega, lavoriamo insieme da due decenni (prima in EDS, la grande multinazionale americana dell’IT confluita poi in HP).

«Eppure, quì a Pozzuoli le commesse ci sono, le competenze acquisite in questi anni sono notevoli e la soddisfazione dei clienti è massima. Perché vogliono dismettere la nostra sede?».

HP Pozzuoli non deve chiudere! (settimo giorno di sciopero)

Dietro lo striscione che campeggia da sette giorni, i ragionamenti dei 161 informatici campani si ripetono ciclicamente senza giungere ad una risposta razionale.

Chi siamo?

Informatici, tecnici, scriviamo codice, linee di caratteri comprensibili ai soli programmatori.
Cerchiamo bug, anomalie del sistema nascoste tra migliaia di pagine e debelliamo errori invisibili per la maggioranza degli esseri umani.

Viviamo nel web perché siamo il web: progettiamo siti istituzionali, nuove funzioni per le banche, applicazioni per le scuole …
Analizziamo le esigenze dei clienti ed anticipiamo le loro richieste, costruiamo le infrastrutture digitali per far crescere l’Italia.

Creiamo, pubblichiamo, studiamo, scriviamo, innoviamo: siamo i 161 tecnici di HP Pozzuoli in sciopero da sette giorni per evitare la chiusura della nostra sede.

Il vuoto

Da 168 ore, nessun lavoratore varca la soglia.
Noi giù, sotto il sole cocente di luglio a presidiare il futuro mentre le nostre postazioni di lavoro restano spente, i corridoi deserti, i distributori automatici delle bevande non emettono più caffè, le sale riunioni vuote, i telefoni e fax inoperosi.

Un luogo di vitalità e creatività ridotto al silenzio, in coma tecnologico in attesa di tornare a vivere.

Il parcheggio riservato a noi dipendenti è anch’esso vuoto: catturo l’immagine, icona di questo bollente giovedì 16 luglio.

Hp Pozzuoli, il parcheggio vuoto al settimo giorno di sciopero consecutivo

Hp Pozzuoli, il parcheggio vuoto al settimo giorno di sciopero consecutivo

In attesa dell’incontro al MISE

Necessito di descrivere questa fase storica che coinvolge direttamente me ed altri 160 colleghi, persone conosciute vent’anni fa e con le quali ho percorso una lunga strada lavorativa, dalle prime esperienze professionali fino ad importanti trasferte internazionali.

Al di la della carriera, abbiamo vissuto insieme pezzi della nostra vita e dunque, documentare questi drammatici giorni, mi appare – forse in modo del tutto irrazionale – giusto.

Ora confidiamo nelle parole del Ministro dello Sviluppo Economico Federica Guidi: «HP Pozzuoli è una risorsa per il Paese» e nel tavolo tra azienda, sindacati, Regione Campania, sindaco di Napoli e sindaco di Pozzuoli previsto per lunedi 20 luglio a Roma.

Noi 161 dipendenti di HP Pozzuoli, desideriamo solo tornare al lavorare in HP.

Parcheggio sotto un vecchio albero non distante dai manifestanti, accendo il pc e scrivo di getto questo post, il resoconto del settimo giorno di sciopero consecutivo.

HP Pozzuoli, documento il settimo giorno di sciopero

HP Pozzuoli, documento il settimo giorno di sciopero


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L’algebra delle tasse

Come un cavallo che insegue la carota

«Abbiamo abbassato le tasse» dichiarano convinti dal Governo (ma nessuno se ne è accorto).
Segue il periodico annuncio del Ministro dell’Economia di turno: «l’Italia presto fuori dalla crisi».

Ma davvero crede nelle sue parole oppure anche lui segue una cantilena prestabilita?
Il Paese che rincorre l’uscita della recessione ricorda il malefico trucco della carota posta davanti la bocca del cavallo: il quadrupede corre per mordere l’ortaggio senza mai avere la reale possibilità di addentarlo.
Durante l’inseguimento spasmodico la speranza è forte, la meta è ben visibile ma – di fatto – resta fuori portata.
D’altronde, la ripresa ecomica è sempre all’orizzonte …

Il miraggio: la riduzione del cuneo fiscale

A questo fiume di parole seguono risultati impercettibili per noi comuni mortali: i prezzi aumentano, le bollette pure mentre gli stipendi restano fermi.

E allora, puntuale, per calmare la tempesta, giunge la panacea di tutti i mali, il miraggio agognato, il sogno bramato da tutti i lavoratori dipendenti, la promessa biblica: «ridurremo il cuneo fiscale».

Il cuneo fiscale in Italia

Leggo con interesse l’articolo de “Il Post” che spiega che cos’è il “cuneo fiscale”:

Si definisce cuneo fiscale la somma delle imposte (dirette, indirette o sotto forma di contributi previdenziali) che pesano sul costo del lavoro, sia per quanto riguarda i datori di lavoro, sia per quanto riguarda i dipendenti (e i liberi professionisti)

In Italia la somma delle tasse che incidono in busta paga è pari al 46,2%, una cifra a dir poco mostruosa (per ogni 100€ pagati dall’azienda, la redistribuzione netta in busta paga del dipendente è 53,8€).

Lascio agli esperti del settore gli studi di fattibilità e le proposte, ai politici i paroloni da bruciare nei talk-show preconfezionati per giustificare le decisioni mai prese indice di una classe dirigente totalmente incapace e distante dalle soluzioni reali. A me, lavoratore dipendente, resta la visione onirica:

IL CUNEO FISCALE DIMINUISCE DI UN SOLO, MALEDETTO, STRAMALEDETTO PUNTO PERCENTUALE.

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Sarebbe una rivoluzione storica, la riforma di tutte le riforme, il miracolo del Governo, un atto concreto (finalmente!) ricordato nei decenni, un rovesciamento ideologico, una vera botta alla crisi, ossigeno puro per milioni di famiglie, la prima vera soluzione a favore dei lavoratori onesti che ogni mese – puntualmente – pagano le tasse.

Un giusto premio che, come ogni fantasia, resterà utopia.


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La favoletta dei lavoratori dipendenti

Lavoratori dipendenti, l’aumento!

La notizia di oggi non mi lascia indifferente, anzi mi provoca un brivido (freddo) lungo la schiena.

La Legge di Stabilità varata dal Governo Letta prevede, per noi lavoratori dipendenti, un aumento in busta paga che va da un minimo di tre (3) ad un massimo di quattordici (14) euro al mese.

Non è fantastico?

… l’aumento (da 3€ a 14€) però dal 2014

Nemmeno un inguaribile sognatore come il sottoscritto poteva immaginare tanto grasso che cola ma per esperienza sono diffidente verso questa classe politica onesta, equa ma a volte – per troppa generosità – sperperona. 

E difatti, a ben leggere tra le righe, emerge l’inghippo: il malloppo non sarà subito disponibile ma andrà ad ingrassare il cedolino a partire dal 2014.

A questa piccola doccia fredda segue l’ennesima buona novella: i 14€ sono addirittura netti! (e non lordi come insinuano i soliti detrattori pessimisti).

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«La ripresa è vicina»

Sull’onda dell’entusiasmo galoppante, anche il Ministro dell’Economia partecipa alla festa: «confermo: la ripresa in Italia arriverà entro fine anno» dichiara eccitato.

D’altronde la Matematica non è un’opinione e quella vecchia volpe di Saccomanni è pronta a salire sul carro dei vincitori: a gennaio i consumi torneranno a correre, la crisi economica ha le ore contate, gli investimenti voleranno ed i 14€ al mese porteranno (secondo le stime degli esperti) un milione di nuovi posti di lavoro più indotto (però su questo dato manca la conferma del Premier).

Basta solo non perdere la testa e gestire con sagacia questo piccolo, grande capitale: 14€ x 12 mesi = 168€ all’anno.

Non so voi, cari Lettori, ma io inizio da subito a progettare lo shopping2014 prima che giunga l’infausta smentita e distrugga l’ennesima favoletta scritta per noi, gli eroici e laboriosi lavoratori dipendenti.

Lavoratori dipendenti: aumento diI 14€ al mese?


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