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Tag: estate (Page 1 of 2)

Come evitare lo shock da rientro: il consiglio del diretto interessato

Come una rivista estiva

«Ti piacciono i fiori?» SI: continua – NO: vai al punto 5.
«All’asilo piangevi?» SI: continua – A VOLTE: prenditi un altro giorno di ferie – NO: corri in ufficio.

Questo post va letto come uno di quei test presenti nelle riviste estive sotto l’ombrellone.
Leggero, spensierato – per alcuni ha un senso mistico, per molti altri è una perdita di tempo.

Perché prima di rientrare al lavoro, dopo un lungo periodo di vacanze, occorre prepararsi psicologicamente.

Lo shock da rientro colpisce tutti, dunque butta l’oroscopo e continua la lettura.

Un consiglio contro lo shock da rientro

Shock da rientro: il consiglio del sottoscritto

Il weekend prima del giorno X, gioco un euro al Superenalotto.
Una schedina a caso, due colonne di sei numeri qualsiasi generati dal computer della ricevitoria.

Due possibilità su 622.614.630 combinazioni.
Immagino un enorme cesto riempito con 310 milioni palline bianche e solo una rossa.
Ho un tentativo per prelevare dal cesto quell’unica, minuscola, pallina rossa persa nell’infinito bianco.

Impossibile?
Assurdo?

Eppure devo provarci.
Puntare tutto su quella estrazione speciale, la giocata precedente al rientro in ufficio.

Perché succede: alla Dea Bendata piace scherzare e, a volte, premia chi crede in lei.
E, se per assurdo, beccassi quell’unica pallina rossa, ne sono certo: lo shock da rientro diventerebbe l’ultimo dei pensieri.

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Punto 5

A proposito.
Tu torna al lavoro già domani.

Al sottoscritto, invece, piacciono i fiori.
Merito un’altra settimana di vacanza.


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Ferragosto italiano, tre perché (ed una risposta)

Ferragosto, Italia ferma
(come negli anni sessanta)

  • Perché l’esercito dei lavoratori (pubblici e privati) è costretto ad andare in ferie ad agosto?
  • Perché, in Italia, ci comportiamo ancora come negli anni sessanta quando la grande industria regolava i ritmi degli operai?
  • Perché, mentre il lavoro diviene flessibile, la regolamentazione delle ferie resta rigida nel tempo?

Milioni di lavoratori in partenza, tutti nello stesso weekend.
Città vuote, negozi chiusi.
Chi resta, costretto a sobbarcarsi il lavoro dei colleghi vacanzieri.

Al supermercato, la cassiera stressata.
Alla Posta, l’impiegata scorbutica.
Al Pronto Soccorso, il dottore latitante.

Lavorare fino ad estate inoltrata risulta snervante: negli uffici, il nervosismo si taglia con un coltello, ognuno vorrebbe essere altrove.
Eppure, in Italia, continuiamo ad usufruire del periodo di ferie, tutti insieme appassionatamente.

Una regola anacronistica impone ai dipendenti il periodo nel quale spendere le vacanze: dai primi di agosto fino alla settimana dopo ferragosto.

Il ferragosto degli anni 60: le vacanze legate alla catena di montaggio

La regola della catena di montaggio

La piccola utilitaria carica di ogni ben di Dio, la famiglia compressa nella FIAT cinquecento.
Il viaggio è lungo, dal laborioso nord verso il profondo sud.
A salutare i parenti rimasti, per trascorrere l’agognata vacanza.

Ad agosto, la catena di montaggio si ferma: gli operai – e chi lavora nell’indotto – liberi per un mese.

Aveva senso.
Nell’Italia degli anni sessanta.

Oggi, nella società del mordi e fuggi, fermare la nazione – per una settimana! – è un concetto preistorico.

In Italia, la grande industria è praticamente assente.
Il massiccio esercito di operai (moderni), frammentato in mille unità precarie.
Ognuna con regole e tempi diversi, nessuna uniformità, ritmi specifici, diritti e doveri legati al territorio.

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La risposta ai tre perché

Permettere ai lavoratori (pubblici e privati) di consumare le proprie settimane di ferie (due, tre, quattro o cinque) tra il primo giugno ed il trentuno agosto.

Spalmare le vacanze in più mesi, evita:

  • lo stress dei lavoratori costretti a recarsi in ufficio fino ad estate inoltrata
  • il miglioramento della qualità dei servizi offerti in ogni settore
  • gli esodi di massa ed i relativi bollini rossi sulle autostrade italiane (con diminuzione degli incidenti stradali)
  • lo svuotamento delle città e l’azzeramento delle prestazioni (vedi anziani e chi necessita di assistenza)
  • la speculazione dell’alta stagione e lo sfruttamento indegna del turista
  • varie (furti in casa, abbandono degli animali …)

Con questo semplice accorgimento, le aziende (piccole e grandi) non si fermano e raggiungono un doppio obiettivo: soddisfare le esigenze del proprio impiegato, far consumare le ferie al lavoratore come stabilito dal contratto nazionale.

Resta un ultima domanda: in Italia, oggi perché andiamo ancora in vacanza tutti insieme come negli anni sessanta?


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Abusivismo, una storia con l’happy end

Abusivismo: ed è subito una villa al mare

La struttura dista dal mare pochi metri.
Le onde si infrangono lungo il muro della piccola torre abusiva e, colpo dopo colpo, creano un varco tra i fragili edifici nascosti nella sabbia.

«Questi son capaci di tutto, se non li fermo subito si allargheranno senza pudore» medito dall’ombra sicura dell’ombrellone.

Gli occhiali scuri proteggono i miei sguardi scrutatori mentre i quattro boss tiranneggiano con una ruspa e buttano giù una parete danneggiata.

Gli attrezzi del mestieri in bella mostra, spavaldi (e nel silenzio generale) ogni santo giorno dalle viscere spuntano costruzioni abusive lungo il litorale ferito.
Verranno poi abbandonate a se stesse, il mare opererà in sostituzione dell’immobilismo delle Istituzioni demolendo gli «ecomostri» non autorizzati.

Contro l'abusivismo estivo

Un abusivismo … divertente

«Ehi, signore che fate? Questi sono i nostri castelli» protesta il marmocchio, uno dei quattro della banda di piccoli muratori che armeggiano davanti al mio ombrellone.

«ehm … nulla … scusatemi bimbi» bofonchio mentre batto in ritirata.

Riesco solo a fotografare il fantasioso «ecomostro» partorito dalla fantasia degli innocenti e poi vengo respinto a colpi di delicate palettate.

Finalmente una storia estiva di ordinario abusivismo da spiaggia dove trionfa l’happy end 🙂


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Sette film ed una serieTV da amare

I 7 film imperdibili

In estate recupero i film sfuggiti durante l’inverno e conservati nella mia caotica movie-list.

Nel pentolone butto titoli di ogni genere e nazionalità, dai polpettoni hollywoodiani alle commedie italiane ponendo attenzione nella scelta per non sprecare tempo libero (quando scarseggia, è prezioso).

Penna e block notes a portata di mano, appuntate gli imperdibili film che hanno superato a pieni voti la mia selettiva critica cinematografica:

Le serie televisive

A dirla tutta, in questo periodo della vita amo guardare soprattutto le serie televisive che – per una questione esclusivamente pratica – gestisco al meglio visto la brevità dei singoli episodi.

Quest’anno ho scelto la prima stagione di The Newsroom trasmesso da Rai3 in prima serata e poi scivolato (immeritatamente) nel dimenticatoio per i deludenti (e maledetti) indici di ascolto.

I dieci episodi mi hanno stregato e non poteva essere altrimenti: dialoghi brillanti, personaggi profondi, storie avvincenti (prive di sesso e azioni violente, morti, sparatorie ed inseguimenti), trame di ferro, il trionfo dell’ironia e dell’intelligenza.

Troppa qualità per il grande pubblico generalista? Sì.

Stregato da "The Newsroom", tra giornalismo ed amore

The Newsroom, tra giornalismo e sentimenti

Tutti i titoli sopra citati sono opere di successo con un elemento comune, motivo del consenso planetario che incolla milioni di spettatori (di diverso colore, razza e cultura) allo schermo: raccontano storia d’amore incomplete.

Lui&Lei si amano ma (inspiegabilmente) non sono una coppia, si inseguono lasciando immaginare come potrebbe essere ma in realtà non è. In ogni fotogramma, è sempre presente un indizio del feeling naturale tra i due inconsapevoli innamorati ma non scatta mai la scintilla risolutrice.

Incomprensioni, gelosie, sguardi complici, allontanamenti e riappacificazioni, indizi contrastanti per alimentare il dubbio.
La domanda aleggia nell’aria: si amano, perché non si dichiarano pubblicamente e vivono felici e contenti?

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L’amore incompleto, il segreto del successo

Dunque, che si tratti di cultura e lotta alla mafia, di una redazione giornalistica indipendente americana, di un poliziotto-pianista di Napoli infiltrato in un pericoloso clan della camorra, dell’amicizia speciale tra un disabile ed un ex galeotto, della vita solitaria di un venditore d’aste amante dell’arte, di un padre intento a costruire il rapporto con i suoi figli attraverso la vita in uno zoo-casa, di un genio del web oppure della ribellione di un ex prete in un paesino arretrato del sud Italia … sono dettagli forvianti poiché, dopotutto, di qualsiasi argomento tratti la pellicola alla fine si racconterà sempre una intensa, commovente e grande storia d’amore.


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Quella piccola, lunga fila di eroi

Come sentirsi un cittadino migliore

Alle 8.15 di questa calda mattina d’agosto sono numero sette.
All’arrivo, la sala d’attesa già brulica ed il personale – professionale come sempre – invita a compilare il modulo ed attendere sereni il proprio turno.

Sono stupito, proprio non me l’aspettavo.
D’accordo, la crisi economica morde i polpacci delle malconce famiglie italiane e le sudate vacanze sono ridotte ad un mordi-e-fuggi ma immaginare sei persone prima di me va oltre la più ottimistica utopia estiva.

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Ospedale Pascale, felice della coda!

Per ingannare l’attesa, un tizio legge distrattamente una vecchia rivista presa a caso da un mucchio di giornali posti sul tavolino nel corridoio d’avanti l’ufficio, un giovane affonda il viso nel display del suo smartphone di ultima generazione e mentre rifletto che, per la prima volta in vita mia, sono felice di essere in coda, un uomo racconta a questo casuale gruppetto di eroi di essere pensionato da tre mesi! («nonostante la riforma Fornero» aggiunge astioso).

«Espositoooo …» chiamano dalla stanza.
Il pensionato si alza, saluta e con un sorriso orgoglioso raggiunge la dottoressa.
Sono al centro trasfusionale dell’ospedale Pascale di Napoli per compiere il mio dovere, essere d’aiuto per chi necessita, sentirmi un cittadino migliore, controllare lo stato della mia salute e sono il numero sette.

Prima di me, c’è una fila di sei eroi sconosciuti, sei donatori di sangue.

Ospedale Pascale, la donazione di sangue, eroi sconosciuti


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La bellissima foto dell’estate (passata inosservata)

Il castello aragonese di Ischia

Lo scatto che immortala il castello aragonese di Ischia in un giorno qualsiasi di luglio dopo l’ennesima pioggia estiva, suscita un successo inatteso.

Viaggiando per le infinite (e misteriose) autostrade digitali della Rete, la foto è piaciuta a ThugLifeSocialMedia, rapper/hip hop di West Palm Beach in Florida (45100 follower), ha conquistato Noah Fairbanks, un simpatico avvocato di animali di Los Angeles esperto di entertainment (93600 follower), apprezzata da Rita Hunter amante della cultura italiana (1297 follower) ed infine gradita a Miguel Araujo, un professore argentino di squash (2150 follower).

Il retweet – l’azione che via Twitter permette di girare un messaggio ai propri seguaci – della foto scatena l’effetto-domino e l’immagine del mare agitato di Ischia sotto l’antico monumento in pochi istanti vola per l’intero globo (accetto donazioni e soggiorni gratis dal Comune di Ischia per la pubblicità gratuita all’isola).

Eppure, a me autore dell’ormai famosa istantanea, i conti non tornano.

Un successo immeritato

Certo, l’immagine delle onde blu in subbuglio dopo la tempesta che si infrangono sulla scogliera, la montagna con l’impetuoso castello opera di uomini coraggiosi che sovrasta le barche impotenti difronte alla forza della natura, flash e sensazioni affascinanti raccolte da un modesto zoom della miserevole fotocamera del mio vetusto smartphone, destano emozioni.

Ma lo scatto, visto la bellezza spontanea del luogo, è elementare: chiunque avrebbe potuto ottenere di più.

Per l’ovvietà della location, ammetto con estrema sincerità: la fotografia non merita l’attenzione conquistata.

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La foto dell’estate

Invece, mi piacerebbe decretare la stessa popolarità ad un altra mia foto passata perlopiù inosservata: il carretto del venditore di granite parcheggiato sulla riva del mare in un folgorante tramonto cilentano.

Questo fotogramma, catturato nel momento esatto nel quale l’ambulante si allontana e lascia incustodita la sua gelateria mobile (da leggere «mobail»), evidenzia il merito del sottoscritto: la capacità di imprigionare l’istante.

Forse – e dico forse – la virtù dell’appassionato di fotografia rispetto al dilettante allo sbaraglio armato di mitragliatrice spara-click è proprio la scelta del tempo: non attendere che le orate sorridano e le spigole si mettano in posa ma vedere «oltre» ed immaginare il dettaglio invisibile.

Di questo scatto, sono orgoglioso.

Una bellissima foto dell'estate (passata inosservata)


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Estate, quanto costa una pizza?

E la margherita vola in estate …

Il prezzo di una pizza oscilla di città in città (e di quartiere in quartiere) e come gli investimenti in borsa, occorre capire dove e quando ingozzarsi.
A questa fluttuazione geografica, poi, va aggiunta anche una naturale impennata verso l’alto con l’avvicinarsi dell’estate.

Una mia indagine sul campo (anzi, in pizzeria) svela il mistero che attanaglia il consumatore medio: perché il costo di una margherita aumenta con la bella stagione?

I risultati dell’indagine

Il campione da me esaminato è esaustivo: la tipica pizzeria nei pressi di un ufficio, un ristorante in centro città, un locale per turisti in una nota località di vacanza.
Il risultato al quale sono giunto è scioccante, azzarderei «mostruoso».

Ma partiamo con ordine (il totale calcolato comprende una bibita ed il pasto è ingurgitato a tavolino – mancia esclusa).

Estate, quanto costa una pizza?

Pizze da pausa pranzo: 5-7€

Con il sacrificio e la professionalità che da sempre contraddistinguono le mie inchieste, per quaranta settimane consecutive (da settembre 2013 ad aprile 2014) ogni mercoledì consumo la pausa-pranzo della mia dura giornata lavorativa in diversi locali prossimi all’ufficio.

Per approfondire e non lasciare nulla al caso, ingurgito margherite (con e senza mozzarella di bufala), ripieni, pizze al prosciutto e semplici marinare (con pomodoro, aglio, origano ed olio).
Il mio fine palato mi impedisce di trangugiare pizze ai frutti di mare e vegetariane varie.
Conto medio della pausa-pranzo: dai 5 ai 7 euro.

Pizze in un ristorante: 10€

Durante una fredda serata di pioggia trovo riparo in un ristorante al centro di Napoli.
E’ l’ora di cena, i morsi della fame battono l’indecisione dieci a zero e dopo pochi istanti sono seduto al calduccio: ordino ed una margherita DOP fumante appaga il desiderio.
Costo medio della tentazione: 10 euro.

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Pizza ad Ischia: 13€

In un elegante locale di Ischia, due giovani cantanti intrattengono i turisti con tradizionali melodie partenopee.
I camerieri indossano ricercati abiti d’epoca e comprendono tutte le lingue del mondo.

Mangio una morbida marinara mentre osservo con curiosità un gruppetto di anziani tedeschi lasciarsi andare sotto le note «Io sono un italiano, un italiano vero».
Tablet e smartphone riprendono le performance degli artisti.
A fine serata non saprei dire se i teutonici si sono sparati più selfie oppure deglutito più boccali di birra.
Costo della serata turistica: 13 euro.

Cerco collaboratore per nuova indagine

Che tu sia un impiegato, un cittadino qualsiasi oppure un turista sappi che il prezzo della pizza – come la Legge – non è uguale per tutti: la pizza ischitana, nello stesso ristorante, in inverno costa la metà (cioè un prezzo normale).

Per amore della verità, indagherò anche sui pranzi a base di pesce: sono convinto che anche in questi puzzolente casi, le sorprese non manchino.
Attendo sponsor oppure un collaboratore disposto ad investire.


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Io, testimone di un incontro ravvicinato del terzo tipo

«Smettila, oggi stai esagerando! Comportati bene o la prossima volta ti lascio dai nonni!» urla l’uomo inviperito.
«E guarda, continua … se non ti calmi I-M-M-E-D-I-A-T-A-M-E-N-T-E ti sbatto in castigo per una settimana» scandisce la moglie col volto rosso dalla rabbia mentre lo fulmina con lo sguardo.
«Non si preoccupi, non c’è problema, sono abituato» cerco di sdrammatizzare.

Il piccolo, intimorito, si rifugia in un angolo.

Sarà l’estate e la voglia di correre negli spazi aperti dopo un inverno chiusi in casa ma in spiaggia i già bollenti spiriti familiari possono esplodere per un nonnulla.

Sdraiato sotto l’ombrellone, osservo le onde del mare mentre leggo e riposo le meningi. I miei vicini, però, sono irrequieti e non trovano pace: lui e lei non riescono a controllare gli istinti animaleschi di quel delicato, fragile e tanto caro mostriciattolo.

Dalle dimensioni microscopiche deduco che avrà due o tre anni ma la vivacità e l’energia propulsiva che consuma in scatti improvvisi mi stupiscono.

«Che età ha?» chiedo più per gentilezza che curiosità.
«Ha due anni ma si porta piccolo rispetto alla media» risponde lei preoccupata.
«Vedrai che recupera, è forte il nostro Ugo!» rassicura lui orgoglioso della sua creatura.
«Ugo? Un nome inusuale per un cane» osservo perplesso.

«BAU BAU BAU» strepita il quadrupede rivolto ai padroni più ansiosi di due genitori in erba.
«Che dice?» mi inserisco sarcastico in questa irreale lite familiare.
«Non puoi andare al mare, l’acqua è fredda e non sono ancora trascorse tre ore dall’ultimo pasto. Devi digerire!» continua lei.
«BAU BAU» risponde Ugo.
«Se ti comporti bene, fra poco facciamo il bagno insieme» sentenzia lui da capofamiglia autoritario.

Ugo, finalmente convinto, si accomoda all’ombra vicino le sdraio del suo papà adottivo.

Rasserenati gli animi, posso continuare la mia lettura di fantascienza e divertito mi chiedo: quale evento galattico è più fantasioso di una conversazione (assurda) tra creature di razze diverse?

incontri ravvicinati del terzo tipo

Estate, la (mia) foto più bella

Merito della tempesta

A volte succede, non sempre ma solo in particolari momenti ed in condizioni meteo straordinarie.
L’atmosfera magica è al tramonto, quando la spiaggia è finalmente vuota ed il silenzio cala tra gli ombrelloni chiusi cancellando di colpo il chiasso e l’opprimente calura estiva della giornata.

La tempesta che si è abbattuta sul litorale domitio ha ripulito il cielo: adesso è chiaramente visibile il promontorio di Gaeta che scende dolcemente tra le onde oramai rasserenate.

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L’orario perfetto

L’orario è perfetto, la luce speciale: sul lido sono solo, mi sembra di vivere il fotogramma di un vecchio film muto, vige una calma assoluta quasi irreale per un luogo abitualmente affollato.

Punto l’obiettivo dello smartphone verso il mare, scruto l’orizzonte ma la mia attenzione cade sui raggi solari nascosti dalle nuvole non più minacciose, residui bianchi di ciò che resta della tormenta appena passata.
Scatto convinto, guardo il risultato e resto folgorato dalla bellezza della scena catturata.

Sul display del mio modesto cellulare si visualizza una magnifica fotografia, ben al di sopra delle attese e dal limite imposto dalla semplicità tecnologica del mio rozzo dispositivo.
Le impostazioni della fotocamera sono settate su “automatico”, la fortuna mi ha baciato, il risultato rende giustizia alla bellezza incantata del momento.

Sorrido e penso: «questa è la foto più bella della mia estate», dopotutto la felicità dura un attimo proprio come lo scatto di una bella fotografia.

La (mia) foto più bella dell'estate
(clicca sull’immagine per lo zoom della foto)

La montagna, un amore non corrisposto

La leggenda di Renato Caccioppoli

All’Università Federico II circolava una leggenda su Renato Caccioppoli, il matematico napoletano riferimento per ogni studente con aspirazioni da genio.

L’allora professore di Analisi, tra il serio ed il faceto, nell’ultima lezione di fine corso e prima delle imminenti temute verifiche, ad un’aula di matricole sognanti (ed io sedevo tra quei banchi) raccontò un divertente aneddoto sull’irascibilità del mitico accademico: «durante una seduta di esami, Caccioppoli infastidito dall’ignoranza della studentessa, boccia la giovane allieva per l’ennesima volta e con modi bruschi l’invita ad abbandonare gli studi. La ragazza umiliata si difende con passione: “professore, ma io amo la Matematica!” ribatte convinta.

E lui: “il suo è un amore non corrisposto” sentenzia con disprezzo».

Quando il sentimento non è corrisposto

Non sapremo mai se questa storia corrisponde al vero ma sintetizza al meglio le difficoltà con le quali un innamorato deve scontrarsi se i sentimenti non sono reciproci.

E’ la stessa sensazione che ho provato io quest’estate in montagna.

La montagna, un amore non corrisposto

Non basta la buona volontà

Io ce l’ho messa tutta: mi son fatto crescere la barba stile Reinhold Messner, armato di bastone ho passeggiato lungo i sentieri tortuosi salutando chiunque incontrassi, ho bevuto acqua gelida che zampillava direttamente dalle fonti pure, ho mangiato carne di cinghiale, salami e formaggi di ogni genere, ho bevuto grappa nelle baite isolate in compagnia di vecchi pastori, ho piantato la bandiera su vette selvagge mentre impazzava il temporale, ho avvistato camosci e attraversato gole profonde ascoltando il vento, ho cercato i segreti dei boschi nella fitta e lussureggiante vegetazione, ho corso sotto la pioggia per carpire l’equilibrio trasmesso dalla natura, ho respirato profondamente per inalare energia nuova … ma nulla, la scintilla non è scattata.

E così, nonostante tutto il mio impegno, l’amore non è sbocciato: la montagna resta un ambiente ostile, un luogo che mi respinge.

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Scatti dalla montagna

Ora non mi resta che allegare l’album dei ricordi del mio viaggio tra Campo di Giove, Pescocostanzo e Palena: dopo sette giorni di lotte intestine tra passione e razionalità, scendo a valle.

Addio monti dell’Abruzzo, torno a zero metri sul livello del mare.

 


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Il riposo (estivo) del guerriero

In vacanza (senza wifi?)

E’ giunto il momento di ricaricare le batterie e – a differenza del cellulare – io stacco la spina.

Per le prossime tre settimane non sarò on-line, faCCebook.eu resterà chiuso per ferie.

Andrò in vacanza, lontano dalla città, attraverserò luoghi solitari dove la tecnologia non ha ancora invaso le menti delle persone e la parola “tablet” suona sinistra.
Vagherò tra montagne desolate, forse nemmeno il cellulare avrà un segnale degno di questo nome.

Certo, se trovassi una connessione wi-fi libera un aggiornamento ve lo invierei volentieri, care Lettrici e Lettori, ma dubito di riuscire nell’impresa.

On-line? A fine agosto

Tornerò a fine agosto più bello – se possibile – e forte di prima.

Nel mentre, auguro a tutti Voi, buone vacanze mentre sono certo che i soliti, immancabili «mostri» non si concederanno pause estive (purtroppo l’esercito del male è sempre all’opera).

Per loro, odiosi «mostri», invece sogno un colpo di sole con conseguente pentimento e trasformazione in cittadini-modello.

A volte, i miracoli accadono.

Il riposo (estivo) del guerriero
 


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La classifica delle piccole inciviltà metropolitane

Inciviltà ed assuefazione

L’inciviltà delle persone suscita, nel cittadino perbene, molteplici reazioni tutte negative: indignazione, rabbia, impotenza sono i sentimenti più comuni.
Non desidero nemmeno scomodare i drammi che da sempre devastano il Pianeta, mi riferisco a quei volgari, fastidiosi gesti di uso quotidiano ad opera di maleducati che infestano le nostre città peggio delle zanzare d’estate.

Abitudini oramai accettate, imprese ignobili ed irrispettose verso la collettività, misere azioni vigliacche di cafoni metropolitani.

La mia personalissima classifica

Chi vuole può aggiungere altre piccole, tremende «mostruosità».: ogni suggerimento sarà ben accetto.

9 il vicino di casa che di notte ascolta la musica (o vede la TV) con un volume talmente alto che sembra di averlo in camera vicino vicino
8 l’auto parcheggiata sul marciapiede che ostacola il passaggio di un carrozzino oppure ne ostruisce lo scivolo per scendere/salire dalla strada
7 le tristi testimonianze post picnic (al mare o in montagna il risultato non cambia: un tappeto di rifiuti non raccolti)
6 errore (voluto) del cassiere del supermercato di fiducia nel dare il resto della spesa: sempre a nostro discapito
5 il furbetto che si intrufola per non rispettare la fila (alla posta o dal salumiere, il concetto è il medesimo)
4 riempire il bidone della raccolta differenziata sotto il portone di casa nei giorni non stabiliti dal calendario

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3 la minacciosa richiesta di un euro da parte del parcheggiatore abusivo
2 gettare il pacchetto di sigaretta (bottiglia di plastica, fazzolettino di carta o altro piccolo rifiuto) dal finestrino dell’auto in corsa
1 gettare il pacchetto di sigaretta (bottiglia di plastica, fazzolettino di carta o altro piccolo rifiuto) dal finestrino dell’auto bloccata nel traffico

PS: ringrazio il maleducato di turno che si è sbarazzato del pacchetto di sigarette vuoto (allego foto) per l’ispirazione fornita

Il fumo uccide, l'inciviltà che aiuta a prevenire


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