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Tag: donazione

Hnin Su, vi presento mia figlia (adottiva)

Hnin Su, mia figlia adottiva

Mia figlia Hnin Su ha cinque anni, vive nel villaggio di Sarlingyi in Myanmar (la Birmania).

Non frequenta la scuola.
Ha un fratello e tre sorelle.

La sua famiglia abita in una piccola casa costruita con foglie di palma e bamboo.
Nei pressi del villaggio c’è una sorgente d’acqua pulita e, da quanto leggo dalla lettera di ActionAid, è un lusso.

«Se qualcuno della mia famiglia si ammala, deve percorrere lunghe distanze per ricevere delle cure mediche» così termina il racconto di Hnin Su.

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Hnin Su, la conoscenza

Che emozione ricevere la prima lettera e conoscere Hnin Su!

Piccola, forse troppo minuta per gli standard occidentali, capelli neri, viso rotondo, posa con una serietà che non si addice ad una bimba di cinque anni, indossa un abitino verde ed un paio di ciabattine a tono, lo sguardo incuriosito e le braccia lungo i fianchi sembra attendere l’ok dal fotografo per scappare via.

Hnin Su potrebbe vivere come una qualsiasi altra bimba di cinque anni, la sua sola sventura è essere nata nella parte povera del Pianeta.

Hnin Su vive in Myanmar ed è la mia figlia adottata grazie ad ActionAid

Hnin Su vive in Myanmar ed è la mia figlia adottata grazie ad ActionAid

Effettuo uno zoom per percepire il suo mondo.
Dietro lo sguardo innocente – uguale allo sguardo di ogni altro fanciullo della sua età – osservo il paesaggio rurale: dei tronchi abbandonati, una capanna malridotta, un’abitazione più robusta.

Io mi fido: con ActionAid cambiare è possibile

«Devo, voglio fare qualcosa!»
La scintilla è improvvisa.

Un pomeriggio qualsiasi passeggio per Napoli: la visione di un giovane mendicante, le mille vetrine illuminate nella via dello shopping, un uomo scava nella spazzatura alla ricerca di avanzi da masticare, la folla indifferente, un gruppo di extracomunitari ballerini, gli artisti di strada … non mi interessa capire la dinamica della psiche umana ma apprezzo la (mia) capacità di scandalizzarsi indice di non assuefazione alle brutture della vita.

Torno a casa, accendo il computer ed adotto un bimbo a distanza.

ActionAid, io mi fido

Non una reazione istintiva legata all’emozione del momento bensì una volontà matura che attendeva solo di concretizzarsi.

Devolvo ogni mese ad ActionAid una piccola cifra insignificante per il bilancio di una famiglia media.

Ricevo ogni tre/quattro mesi una lettera dal villaggio di Hnin Su.

Mi aggiornano sui progetti realizzati e le altre opere in cantiere, sui progressi della bimba: ora ha imparato l’alfabeto birmano composto da simboli per me incomprensibili.
Hnin Su disegna l’intero alfabeto, caratteri colorati, piccoli cerchi che mi riempiono di gioia: immaginare la piccola Hnin Su a scuola invece che in un campo a lavorare, mi rende felice.

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1€ al mese per salvare un bimbo

Rifletto: se trovo 25 persone disposte a spendere 1€ al mese realizziamo un’adozione a distanza «di gruppo» e salviamo un altro bimbo.

ActionAid, con 25euro al mese salviamo un bimbo

Una quota irrisoria per ognuno di noi che, però, cambierebbe la vita di una persona, della sua famiglia, di una intera comunità.

Insieme valuteremo il modo più trasparente per raccogliere le quote e salvare un altro bimbo.

Se sei interessato, contattami
(i canali social o l’e-mail sono presenti sulla colonna destra del sito)

“Sono Yi Yi Win e ho 14 anni.
Vivo nel villaggio di Sin Phyu Chi, nella comunità di Sarlingyi.
Mio padre fa il contadino e mia mamma sta a casa per prendersi cura di noi figli. Quando riesce aiuta papà nei campi.
Io sono la seconda di cinque fratelli e sorelle. Sono stata fortunata perché ho finito la scuola primaria anche se era lontana da casa e la strada era spesso impraticabile per via delle piogge.
Purtroppo però poi ho dovuto lasciare gli studi perché per la mia famiglia costava troppo mandarmi a scuola. Così adesso mi occupo del bestiame e aiuto la mamma in tutte le faccende domestiche, incluso andare a prendere l’acqua al pozzo.
Sono impegnata fin dalle 6 del mattino in attività che non offrono niente al mio futuro”

Questa era la storia di Yi Yi che grazie a te adesso ha un finale diverso.

“Grazie al sostegno di ActionAid ai miei genitori finalmente sono potuta tornare a scuola.
Mi sembra un sogno!
Voglio impegnarmi e dare il massimo nello studio”

Grazie ad ActionAid, Yi Yi Win è tornata a scuola

Grazie ad ActionAid, Yi Yi Win è tornata a scuola


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Quella piccola, lunga fila di eroi

Come sentirsi un cittadino migliore

Alle 8.15 di questa calda mattina d’agosto sono numero sette.
All’arrivo, la sala d’attesa già brulica ed il personale – professionale come sempre – invita a compilare il modulo ed attendere sereni il proprio turno.

Sono stupito, proprio non me l’aspettavo.
D’accordo, la crisi economica morde i polpacci delle malconce famiglie italiane e le sudate vacanze sono ridotte ad un mordi-e-fuggi ma immaginare sei persone prima di me va oltre la più ottimistica utopia estiva.

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Ospedale Pascale, felice della coda!

Per ingannare l’attesa, un tizio legge distrattamente una vecchia rivista presa a caso da un mucchio di giornali posti sul tavolino nel corridoio d’avanti l’ufficio, un giovane affonda il viso nel display del suo smartphone di ultima generazione e mentre rifletto che, per la prima volta in vita mia, sono felice di essere in coda, un uomo racconta a questo casuale gruppetto di eroi di essere pensionato da tre mesi! («nonostante la riforma Fornero» aggiunge astioso).

«Espositoooo …» chiamano dalla stanza.
Il pensionato si alza, saluta e con un sorriso orgoglioso raggiunge la dottoressa.
Sono al centro trasfusionale dell’ospedale Pascale di Napoli per compiere il mio dovere, essere d’aiuto per chi necessita, sentirmi un cittadino migliore, controllare lo stato della mia salute e sono il numero sette.

Prima di me, c’è una fila di sei eroi sconosciuti, sei donatori di sangue.

Ospedale Pascale, la donazione di sangue, eroi sconosciuti


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Io donatore (di sangue) arrabbiato con un sogno nel cassetto

Solidarietà vs egoismo

«Papà, che vuol dire donazione
«Significa dare un po’ del tuo sangue a chi ne ha bisogno» rispondo a mio figlio, sei anni e tanta curiosità negli occhi.
«Non ho capito» ribatte sconsolato, «perché devi donare?» conclude sorridente.

La solidarietà è un concetto ignoto ai bimbi, l’accetto.
L’egoismo di noi adulti, invece, mi provoca una insana orticaria galoppante: globalmente attenti al nostro (piccolo) mondo, non dedichiamo un attimo dell’esistenza al prossimo.

L’alibi

Maestri nell’autoassoluzione («non ho tempo», «purtroppo devo lavorare», «ho paura dell’ago», «temo infezioni»), ci aggrappiamo ad ogni possibile alibi pur di non donare il sangue.

Eppure, pagare le tasse è un dovere di ogni (onesto) cittadino, donare il sangue invece è un onore (di pochi, purtroppo).

Donare il sangue: come raddoppiare il numero di volontari?

All’ospedale Pascale di Napoli

E così, affranto per non aver coinvolto nessun nuovo donatore come auspicato, questa mattina mi reco al Centro Trasfusionale dell’ospedale Pascale di Napoli per la mia donazione estiva.

Ma quando meno te l’aspetti, la Vita riserva piacevoli sorprese: alle otto del mattino, prima di me, la sala d’attesa del centro è già piena con  undici (11!) volontari pronti per le visite mediche.

Mentre guardo il poster “dedicato agli eroi sconosciuti che donano sangue”, la mia irritazione per non aver portato nessun familiare, amico, collega o parente si placa. La vista della mamma riconoscente mentre abbraccia il piccolino vale più di mille parole.

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Come raddoppiare il numero di donatori

Sui vantaggi (fisici e morali) conseguenti a questo nobile gesto, ho già scritto vari post (cercate “donazione sangue” su questo sito).
Il mio obiettivo, ora, è un altro: se ogni donatore riuscisse ad interessare un nuovo volontario, in breve il numero dei donatori di sangue raddoppierebbe.

La tesi è semplice ed elementare, occorre solo superare l’ignoranza, la diffidenza e la pigrizia di chi ci circonda.

Aiutatemi a sconfiggere questi ennesimi «mostri» già alla prossima donazione.


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