faCCebook.eu

Sbatti il mostro in homepage!

Tag: casa

La mia casa digitale aspetta proprio te!

faCCebook, casa digitale aperta a tutti

La piccola casa digitale del sottoscritto è aperta a tutti coloro che desiderino scrivere e condividere i propri pensieri.

L’invito vale anche per Te, amico Lettore che, proprio in questo istante, leggi questo post e ti chiedi: «io? Non ho nulla da proporre!».

Sbagli.

Non ricordo chi – forse proprio il sottoscritto – in tempi non sospetti, quando «Mi piace» era una dichiarazione d’amore e la videochiamata una chiacchierata spaziale tra il Capitano Kirk e Spock, affermò convinto:

ognuno ha una storia da raccontare, basta porgli le giuste domande

Come accade (da tempo) con Antonio P. Beni, mio cugino, lo scrittore.

Antonio P. Beni, ospite (da anni) di faCCebook, mia casa digitale

Quella volta che Antonio P. Beni parlò …

L’intervista integrale ad Antonio P. Beni risale alla fine del 2010.
Era un freddo dicembre e – con la promessa di un nuova sciarpa e un paio di guanti per il vicino Natale – riuscii a convincerlo.

Rispose, col suo inconfondibile stile, ad un pugno di domande.

Quel giusto mix tra racconto surreale ed ironia mi diverte e, tra una risata spontanea ed un sorriso amaro, spinge a riflettere.

Un talento della penna che ospito, ancora oggi, nella rubrica Antonio P. Beni, esperto in aMORE (con la “a” minuscola).

Forza, ti aspetto nella mia piccola casa digitale, ti aspetto su faCCebook.eu, il blog dei «mostri».
Una sciarpa ed un paio di guanti sono pronti anche per Te.

faCCebook è anche su Telegram: unisciti al canale!

Estratto dell’intervista ad Antonio P. Beni

D: Antonio, partiamo dalla fine, cioè dal tuo ultimo (e al momento anche primo) romanzo, “Le Cose Degli Altri”.
A leggere i commenti degli entusiasti lettori, sembra un libro divertente e ricco di riflessioni. Che temi tratta?
R: Ti ringrazio per la domanda, erano mesi che mi preparavo su questo quesito. Purtroppo ho perso gli appunti e risponderò a caso…
Nel romanzo si parla di amicizia, di morte, di fede, di tradimenti, di tolleranza, di superbia, di malintesi, di sesso, di guerra e di pace, di buona e cattiva sorte, di matrimoni e di funerali, della guerra in Nigeria e della pace dei sensi, ecc.
Ad un certo punto il lettore potrebbe chiedersi “come mai in questo romanzo non riporta queste cose?”.
La risposta è perché non sono descritte in modo evidente, ma nascoste tra le righe e le pieghe del romanzo. Provateci, ma non scollate troppo la copertina.

D: Antonio. da dove è giunta l’ispirazione per il tuo libro? Dalla realtà? 
R: sì, prendo spunto dalla realtà e la trasformo in finzione e poi prendo spunto dalla fantasia e la trasformo in realtà, anche se per alcuni Fisici è impossibile.

D: Antonio, per chi ancora non ti conosce, come ti descrivi?
Chi sei? Dove sei? Dove andrai? Cosa vorrai fare da grande? 
Ed oggi, la tua vita come procede?
R: il modo più semplice di descrivermi è nelle parole del grande poeta latino: il migliore uomo che un donna possa chiedere a Dio, sempre che si stia parlando di Adamo ed Eva, altrimenti la classifica non è delle migliori.
Oggi curo il mio orto di fragole tedesche e amo succhiare il gomito la sera, naturalmente il mio gomito!
Da grande mi piacerebbe fare qualcosa nel sociale. Pensavo di fare il portatore di handicap.

D: Antonio, concludi questa chiacchierata con una tua ultima riflessione …
R: Le Cose Degli Altri è il mio primo romanzo pubblicato , ovvero è il mio settimo capolavoro, prima ho scritto romanzi come: “Memorie di un Verme” – “L’assassino è il maggiordomo” – “L’uomo che sapeva leggere nel futuro” – ecc ecc –
Ho deciso di pubblicare prima le Cose Degli Altri solo per motivi fiscali …
Seguitemi su faCCeBook e vi renderò liberi!

Contattami





    Ti è piaciuto questo post? Ricevi la newsletter

    Vicini ma non troppo [Domande perBeni]

    Amore condominiale

    “Caro Beni,
    due giorni fa ho iniziato la relazione con una vicina, sposata con un carabiniere e con una figlia di 7 anni. Nel condominio si è saputo sei secondi dopo il nostro primo bacio, eravamo a casa mia.
    Come possiamo continuare se i vicini sono spie della CIA?
    Vorrei evitare che la Beretta del marito facesse breccia nel mio cuore.”
    Condomino89

    Attrazione fatale in condominio

    Antonio P. Beni risponde

    Mio caro Condomino89,
    non ci crederai ma sono stato anch’io un vicino.

    So che nell’immaginario dei miei fans appaio come un nobile intellettuale da assaporare la sera davanti al camino.
    Come un brandy invecchiato diciannove anni.
    Ma per nove giorni sono stato anch’io un plebeo come voi.

    In quei nove giorni, oltre a riacquistare l’uso delle gambe e braccia, pensa che non c’era nessuno a lavarmi i denti, scoprii il micro clima del condominio.

    Nell’era della globalizzazione, ogni prima espressione dell’uomo è di divisione.

    Dal villaggio globale di McLuhan, l’uomo tende a diventare cittadino di una nazione, poi di una regione, poi di una città, poi di un quartiere ed infine, se gli va male, di un condomino.

    Le divisioni poi non terminano qui.
    Il problema che ogni divisione diventa poi moltiplicazione.

    Dal condominio le notizie viaggiano verso il quartiere, poi città, poi regione, poi nazione, fino al villaggio globale.
    Una o più di queste moltiplicazioni potrebbe intercettare il carabiniere e tu potresti essere intercettato dalla sua pallottola.

    faCCebook è anche su Telegram: unisciti al canale!

    La soluzione

    Il vostro problema, tuo e della fedifraga dal terzo piano, è molto serio.
    Per fortuna, in quei nove giorni in cui misi a repentaglio la mia reputazione per colpa di Silvio Orlino, un anziano signore operato ai testicoli due anni prima, riuscii a trovare la chiave matematica per rendere nulle le operazioni.

    La cedo a te, sperando che la preserverai come fosse un figlio legittimo, come l’ultima fetta di pastiera, come l’ultima sigaretta da ex tabagista.

    Domani mattina, bussa alla porta della tua amante, appena lei aprirà tu dovrai dire sotto voce, mi raccomando che sia impossibile da sentire così che tutti sentiranno, che sei venuto a conoscenza che la signora del quarto piano è l’amante sia dell’amministratore, sia del portiere del palazzo e due giorni fa per ottimizzare i tempi ha organizzato una orgia.

    Poi, sempre come se fosse un segreto che neppure a te stesso vorresti raccontare, annuncia che hai saputo che il costruttore, in un bar di Nepi, dopo otto birre analcoliche, ha dichiarato che il condominio è prossimo al crollo, dato che ha usato il DAS al posto del cemento.

    Vedrai che il moltiplicatore di notizie arriverà al Villaggio Globale in pochi minuti, e potrai anche presentarti nudo dalla tua amante.

    Nessuno è interessato a vecchie notizie, soprattutto se sono banali.
    Parafrasando un noto affabulatore, “è il nuovo che avanza”.

    Chi è Antonio P. Beni, esperto in aMORE

    Scrivi ad Antonio P. Beni




      Acquista l’ebook di Antonio P, Beni!

      Le cose degli Altri è anche cartaceo


      Ti è piaciuto questo post? Ricevi la newsletter

      [foto-scoop] Quando l’intruso è impacciato

      L’intruso silenzioso

      E’ un’ombra, agisce con sospetto ed è impossibile carpire il movimento dei suoi passi invisibili.
      Puoi solo immaginare la presenza ma non lo beccherai mai sul luogo del delitto, nemmeno quando decide di visitare casa tua.
      Si arrampica lungo la ringhiera e si intrufola nel balcone – anche ai piani alti – diffidente cerca uno spiraglio nel quale rifugiarsi, ruota la testa per guardarsi intorno guardingo, prudente e con gesti felini si inerpica senza timore alla ricerca del bottino.

      Stavolta, però, gli è andata male.

      Alzo lo sguardo e becco l’intruso!

      Fermo in auto, smanetto con lo smartphone in attesa dello shopping di mia moglie.
      Decido di fotografare una nuvola dalla forma indescrivibile.
      Apro lo sportello, alzo lo sguardo e zac, beccato!

      Il «mostro» è sul balcone dell’abitazione al primo piano e si muove lungo il parapetto con circospezione.

      Vorrebbe svignarsela ma è indeciso, forse non ha calcolato al meglio il pericolo anche se la sua natura – sono certo – lo salverà.

      Saranno sette o forse otto metri di altezza, un giardino con delle morbidi piante è proprio sotto la casa e potrebbe fungere da materasso ma l’animale sembra aver perso sicurezza.
      Siamo al centro città, la scena non passerebbe inosservata – ma, vista la sua proverbiale insolenza, dubito che si imbarazzi per la figuraccia.

      Lo scoop

      Sghignazzo, non ho mai amato i gatti e peggio ancora i gatti impacciati.
      Mi gusto la scena – la giustizia sta seguendo il suo corso e l’impunito stavolta non la farà franca! – ma il clacson improvviso di un incivile in sella al suo SUV cafone mi fa sobbalzare dal sediolino della mia utilitaria blu.

      E’ un attimo, il tempo di un battito delle palpebre, mi rigiro ed il felino è scomparso.

      Mentre l’idiota continua a strombazzare, guardo la galleria dello smartphone, la scatto è stato salvato.
      A voi lo scoop.

      L'intruso impacciato

      Come calcolare l’indice di Teledipendenza domestica

      Il numero di televisioni è significativo

      Mi piace osservare le case degli altri.
      L’arredamento moderno o antico, i colori scelti per le pareti (uniformi oppure a tinta diverse), il tipo di pavimento, la dicotomica scelta tra vasca e doccia, il gusto per i dettagli e l’ottimizzazione degli spazi.

      E infine, l’attenzione ricade sull’ultima significativa informazione statistica: quante televisioni sono presenti?

      Come calcolare la teledipendenza domestica

      Secondo una mia personalissima indagine, il numero di apparecchi televisivi misura l’atmosfera familiare.
      Per capire la teledipendenza domestica eseguo un semplice algoritmo: calcolo il rapporto tra il numero di televisori ed il numero di inquilini presenti in casa.

      L'indice della teledipendenza

      Alta teledipendenza? Famiglia disunita

      Per semplificare il ragionamento, è utile fornire alcuni esempi limite.
      Pensiamo ad un nucleo composto da quattro persone con un solo televisore: l’indice della teledipendenza è basso (1/4 = 0,25).
      Invece, una coppia che vive in un appartamento con cucina, piccolo salotto, studio e camera da letto con un apparecchio televisivo in ogni stanza ha un rapporto pari a 2 (4/2 = 2).

      Maggiore è  il valore della teledipendenza e più alto sarà il grado di distrazione generale provocato dalle immagini e dai suoni che scorrono sul piccolo schermo in ogni angolo dell’alloggio, minore sarà il dialogo tra gli inquilini ed il tempo da dedicare ad altre attività (lettura, ascolto della radio, modellismo, gioco …) e – con molta probabilità – il nucleo si dividerà per guardare un programma diverso con conseguente isolamento.

      Con un solo televisore in casa, invece, se l’apparecchio è acceso il gruppo sarà coeso (quasi sempre, insieme sul divano del salotto) favorendo il confronto, la condivisione di opinioni, l’unità.

      La TV in camera da letto: da evitare!

      La statistica prevede un ulteriore coefficiente peggiorativo per coloro che hanno posizionato il televisore anche in camera da letto.

      A costoro auguro la rottura irrimediabile del telecomando: solo un incidente così violento potrà ridurre il loro «mostruoso» indice di teledipendenza.


      Ti è piaciuto questo post? Ricevi la newsletter

      L’intruso

      Attaccato in casa

      Non c’è peggior sgomento di quando si viene attaccati in casa propria, il luogo per eccellenza considerato sicuro e nel quale ognuno di noi si sente protetto e sereno.

      A me è accaduto ieri sera, verso le 22.30 in una tranquilla serata di mezz’estate.

      Nell’appartamento sono solo, ho da poco terminato le solite faccende domestiche e stanco&strutto mi appresto a sdraiarmi sul mio bel divano rosso pieno di cuscini gialli in salotto, col telecomando SKY a portata di mano, in pantaloncino e canottiera pronto per essere abbracciato da Morfeo e cadere in quel dolce sonno che giunge quando si guarda senza interesse la TV.

      Prima che gli occhi si chiudano del tutto, decido di alzarmi per aprire la finestra, quel poco che basta per rinfrescare la stanza.

      Mi avvicino al balcone e dischiudo l’anta.

      E in quel preciso istante che sento il rumore, mi giro di scatto ed ho subito la conferma di essere sotto attacco.
      Un intruso in casa pronto a colpirmi alle spalle!

      L’effetto sorpresa

      E’ piccolo, nero, ha l’aria indifferente come se tutto gli fosse dovuto, si muove in quell’ambiente per lui sconosciuto con circospezione, quasi stesse esplorando la sua nuova abitazione disinteressandosi della mia presenza.

      Chiaramente l’effetto-sorpresa in uno scontro è essenziale per colpire e battere il nemico ma io quasi come se me l’aspettassi non rimango completamente spiazzato e riesco ad abbozzare una minima reazione.

      Lo guardo sbigottito, fisicamente sono molto più grande e forte di lui eppure sono semiparalizzato dalla paura; riesco comunque a mantenere la calma, il tempo di dietreggiare di mezzo metro e guardalo diritto negli occhi.

      L’adrenalina sale improvvisamente al cervello, i miei muscoli che un minuto prima erano distesi si irrigidiscono, una goccia di sudore freddo scivola lungo il volto teso. In pochi istanti mi trasformo in un agglomerato di nervi, i polmoni iniziano a pompare aria a ritmo sempre più veloce, il cuore batte come un tamburo di uno sciamano, l’epinefrina è alle stelle, sono pronto allo scontro.

      Penso con una freddezza di cui non ero conscio: “questo mostro come si permette di minacciarmi addirittura in casa mia?”

      Violazione del territorio!

      Con l’occhio destro controllo ogni suo movimento attento a difendermi in caso di azioni improvvise e con l’occhio sinistro guardo per un istante la mazza da scopa appoggiata al muro, a pochi metri da me.

      In un infinitesimo calcolo tutte le possibilità, un piano con cento varianti è già in fase di analisi, il mio cervello sembra un computer impazzito.

      Il mostro è impassibile davanti a me, nel mio salotto.
      Inizia a muoversi lentamente verso la parete alle sue spalle, si vuole spostare dietro la televisione.
      Forse avverte la “forza” che sprigiona il mio corpo carico di ostilità e si sente minacciato, cerca riparo.

      Conquistato il “territorio” il bastardo ora gioca in difesa!

      Sono trascorsi pochi minuti dalla sua invasione eppure sembra passata un’eternità, ogni nostra azione si svolge al rallentatore, come in un film visto alla moviola.

      faCCebook è anche su Telegram: unisciti al canale!

      Legittima difesa: la reazione

      Quel mostro non emette rumori, si muove con una calma tipica dei samurai giapponesi, è evidente la sua esperienza nell’intrufolarsi nelle case altrui.

      In un attimo rompo gli indugi ed agisco: sobbalzo all’indietro, spengo la luce ed esco con uno scatto felino dal salotto sbattendo la porta dietro di me. In pochi istanti chiudo quella carogna nella stanza, la sua prigione!
      Sono in trance agonistica, afferro la mazza da scopa, apro nuovamente la porta e con un balzo torno nel salotto impugnando la mia arma come fosse un machete. Sembro Jack Nicholson in “Shining”.

      Con lo sguardo attento cerco quell’essere obbrobrioso ma nulla, è svanito, sparito.
      Non ha lasciato tracce, nessun segno della sua presenza.
      Da lontano, con l’aiuto della mia “accetta”, muovo le tende, colpisco i cuscini posti sul divano, tocco i mobili ma niente, il mostro è scomparso.

      L’insetto vistosi attaccato si è mimetizzato in qualche interstizio del salotto ed io non posso più identificare la sua posizione, l’ho perso ma so che, come una cellula terroristica dormiente, si è appostato nella sua nuova tana fingendo di non esistere più per poi ricomparire all’improvviso.

      Il messaggio che mi vuole inviare è palese: “ti posso colpire quando voglio ed in qualsiasi stanza, attento da oggi non vivrai più tranquillo nemmeno in casa tua.”

      Il dubbio atroce: è ancora in casa?

      Sfinito chiudo la porta del salotto e vado a letto.
      Impiego molte ore prima di addormentarmi, a volte ho la sensazione che qualcosa strisci sulla gamba, sobbalzo dal materasso e mi riaddormento.

      A distanza di anni, ricordo solo che quella notte feci un sonno molto agitato.

      La mattina successiva dell’insetto non vi è più traccia, lascio la finestra aperta mentre mi godo la colazione.
      In fin dei conti sono un pacifista e sono contro la violenza, offro una via di fuga al mio indesiderato ospite.

      Mi preparo velocemente, con la barba sfatta e le occhiaie pesanti per la nottata turbata mi avvio verso la porta, desidero solo lasciarmi alle spalle quella triste esperienza ed andando via da casa ho l’illusione che il mostro non sia mai arrivato, mi convinco che al mio rientro “lui” in realtà non è mai esistito.

      Mentre chiudo la porta di casa mi affaccio per guardare un’ultima volta il salotto. Nulla, l’insetto non si vede.

      Sorrido e mentre chiudo sento un sinistro ronzio “ZZZ ZZZ”.
      Sbatto la porta e scappai via.

       

      (Ripropongo questo articolo per non abbassare la guardia contro altri, ben più malvagi, incursori estivi)


      Ti è piaciuto questo post? Ricevi la newsletter

      Powered by WordPress & Theme by Anders Norén

      Translate »