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Tag: autobus

C’era una volta la fermata dell’autobus [FOTO]

Fermata dell’autobus = parcheggio selvaggio

La foto ricordo immortala un gruppo di elementi, triste costante dell’arredo urbano.

All’interno della linea gialla che delimita lo spazio riservato alla sosta dell’autobus pubblico, riconosciamo i soliti personaggi.
Seduti (da sinistra verso destra):

  • lo scooter, l’abitué
  • i cassonetti della spazzatura, gli invasori
  • l’automobile, l’onnipresente

Alle spalle: la fermata dell’autobus.

Parcheggio selvaggio alla fermata dell'autobus

Una scena di ordinaria inciviltà

Osservo l’invasione dal lato opposto del marciapiede.
Sono a via Giacinto Gigante nel quartiere Vomero-Arenella dove un posto auto vale quanto un buon investimento in borsa.

Vista la rarità di parcheggi, ognuno infila l’auto dove può.
Anche dentro lo spazio riservato alla fermata degli autobus pubblici.

In realtà, questa foto non mostra nemmeno un caso di estrema gravità perché – dopotutto – un minimo di superficie libera è ancora disponibile (proprio dove attendono le due signore).
Chiunque giri per Napoli, prima o poi, si sarà imbattuto in fermate dell’autobus interamente ricoperte da auto e scooter.

Il parcheggio selvaggio cancella l’area riservata al mezzo pubblico utile alla discesa/salita dei passeggeri in totale sicurezza (e, particolare non secondario, senza intralciare il traffico).

Ciò che mi colpisce in questo scatto, invece, è la ripetitività della scena.

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Pericolosa normalità

Anche ieri e due giorni fa lo scooter era parcheggiato vicino i cassonetti della spazzatura.
Tutti insieme appassionatamente all’interno della linea gialla riservata.

Ai vigili urbani che presidiano l’incrocio qualche metro più avanti, risulta normale non intervenire per multare chi infrange la Legge.

Dunque, un’azione illegale – vista la ripetitività quotidiana – viene percepita come comportamento regolare.
E, quindi, accettato.

L’abitudine nel vedere una fermata dell’autobus assediata da scooter, auto e cassonetti dell’immondizia, bene rappresenta l’evoluzione dell’indifferenza divenuta assuefazione.

La migliore linfa per i peggiori «mostri» metropolitani.


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L’autobus pubblico e quella ragazzina senza biglietto

ANM e la ragazzina-portoghese

«Entra solo chi ha il biglietto!»
L’anatema lanciato dall’autista coglie di sorpresa i pendolari.

«Io non ho il biglietto» sussurra la ragazzina, in fila, proprio davanti al sottoscritto, mentre saliamo sull’autobus pubblico.

«Vendo io i biglietti» propone l’autista-controllore.
«Non ho i soldi» replica la giovane senza tradire imbarazzo.
«Devi scendere, allora» sentenzia l’uomo che applica il nuovo regolamento dell’ANM, l’azienda napoletana di mobilità.

A Napoli, l'autobus pubblico è gratuiti?

Guerra ai portoghesi?
A discrezione dell’autista

L’azienda dei trasporti pubblici napoletana ha i conti in rosso e – finalmente! – contrasta l’atavico fenomeno dei portoghesi, cittadini abituati ad utilizzare i mezzi pubblici sprovvisti del titolo di viaggio.

Combatte la guerra agli abusivi assegnando agli autisti un’ulteriore onere: oltre a guidare in condizioni di stress estremo (vedi traffico e attacchi alla sicurezza personale e dei passeggeri), da qualche giorno i conducenti verificano e vendono i biglietti a chi ne è sprovvisto.

Non ho ben inteso, però, questa legge come e quando viene applicata.
Al ritorno, sempre sulla stessa linea, all’apertura delle porte, l’autista non batte ciglio e le due macchinette obliteratrici presenti sull’autobus, risultano entrambe fuori servizio.

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«Obliterate il biglietto!»

La discussione dura pochi minuti, con l’autobus fermo, l’autista-controllore intento ad applicare la Legge, la ragazzina-portoghese che resiste e non scende, gli altri viaggiatori spazientiti per la perdita di tempo.

«Ce ne andiamo?» gridano dal fondo del pullman.

La solidarietà sblocca l’empasse.
Una signora regala il biglietto alla ragazza-portoghese per la pace di tutti.

«Mi raccomando, obliterate il biglietto!» urla alla platea di pendolari l’autista zelante.
Perché, evidentemente, a Napoli, acquistare il tagliando non significa necessariamente utilizzarlo.

«Ah, se tutti gli autisti fossero come questo impiegato» rifletto mentre nell’autobus nasce il dibattito sul nuovo ruolo dell’autista ANM, se spetti a lui il compito di controllare o deve limitarsi alla vendita dei biglietti.

Nessuno, invece, condanna il comportamento illecito della ragazza-portoghese che considera normale viaggiare su un mezzo pubblico sprovvista di titolo.

Assuefatti, ripartiamo.

L’autista-controllore, invece, è uno dei mille «eroi silenziosi di Napoli» al quale va il nostro ringraziamento.


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Io napoletano innocente, vittima di un esperimento segreto?

Il triangolo delle Bermude? E’ a Napoli

Attesa prevista: quasi venti minuti.
GiraNapoli spara cifre a caso: l’autobus passa fra dodici minuti, dopo un refresh sul display dello smartphone compare uno stupefacente sedici, poi un nuovo tentativo e la sentenza: «dato non disponibile».

L’elefantiaco mezzo pubblico scompare dai radar, risucchiato dal traffico cittadino non fornisce più posizione e tempi.

Il mistero del triangolo delle Bermude è a Napoli, e noi cittadini di serieB in attesa di notizie che non giungeranno mai, non resta che pregare.

Alla fermata dell’autobus, la piccola folla radunatosi intorno al sottoscritto – nominato speaker ufficiale a furor di popolo – chiede spazientita: «quant pass sto benedett?».

Curare lo spirito e la forma fisica

Dopo trenta minuti di speranza, mantenere la calma è difficile.
A noi napoletani la pazienza non manca: inspirare e espirare, placare l’istinto distruttivo e ritrovare l’equilibrio psico-fisico.

Non resisto oltre, cedo.
«Vado a piedi» annuncio alla platea rumorosa.

Lascio alle spalle il brusio.
Distinguo chiaramente le due fazioni, i rassegnati ed i reazionari: i primi attendono il miracolo, i secondi reagiscono.

Inizio a camminare verso la fermata successiva.
Percorro il primo chilometro.
Interrogo l’app per curiosità più che convinzione: l’autobus è svanito dai satelliti ANM.

Mi sento in forma, continuo a passeggiare.
Passo dopo passo, scarico il malumore e ritrovo fiducia.

L’esperimento segreto

Sono sicuro: in qualche stanza buia del Comune si pianifica un progetto classificato TOP SECRET.

Il concetto è chiaro: la privazione, se non ammazza, rende più forte.

Gli autobus pubblici sono uno dei tanti elementi: l’attesa estenuante e la mancanza di informazioni sicure tempra lo spirito, la reazione e la passeggiata combattono l’obesità ed aiutano il cuore.

Il parcheggiatore abusivo?
Un incentivo a lasciare l’auto a casa o distante dal cinema utile a verificare il livello di passività del napoletano.

L’emergenza rifiuti?
Un test per comprendere il grado di assuefazione alla anormalità.

Un’unica, spietata regia a favore della salute del cittadino partenopeo.

I primi esiti: il napoletano reagisce bene

I primi risultati sono incoraggianti.
La resistenza del napoletano è superiore alla media nazionale e – caratteristica sviluppata negli anni di disservizi continui – si adatta in ogni altro luogo senza difficoltà alcuna.

Io stesso traggo notevoli benefici dall’inefficienza del trasporto pubblico: cammino di fermata in fermata e dimagrisco, m’abbronzo in estate e mi tonifico d’inverno, la resistenza aumenta di mese in mese.

Preso dall’entusiasmo, al prossimo ritardo della metropolitana proseguirò lungo i binari e  – da giugno – proverò la traversata a nuoto del golfo con destinazione Procida (per settembre, conto di giungere a Capri senza sostare per Ischia).

L’esperimento funziona.
Parola di una cavia napoletana.

Io napoletano innocente, vittima di un esperimento segreto su Napoli?

Io napoletano innocente, vittima di un esperimento segreto su Napoli?


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Napoli, se il C16 batte anche Google …

In balia del C16

I pendolari godono della mia sterminata ammirazione, soprattutto coloro che sono costretti a viaggiare con gli autobus dell’ANM, l’azienda napoletana di mobilità.

Li osservo ogni mattina – col freddo, sotto la pioggia o soffritti da un sole cocente – quando attraverso corso Vittorio Emanuele, la strada panoramica con vista mozzafiato sul golfo che sfocia poi verso Mergellina.

Questi «eroi» metropolitani sono in balia del C16, una linea a dir poco maledetta. Dal sito ufficiale apprendo «di una periodicità media di 16 minuti»: se così fosse, sarei raggiante.

il mostro C16

L’attesa infinita

Purtroppo la realtà è tutt’altra ed è tristemente nota a chi attende anche quaranta (40!) minuti sotto la fermata (anzi, “nei pressi” vista l’assenza quasi ovunque di una tettoia per proteggersi dagli agenti atmosferici).

Io stesso sono stato vittima dell’inefficienza del C16: dopo circa mezz’ora di viavai sul marciapiede (tipo il papà nervoso fuori la sala-parto), all’orizzonte compare il muso del «mostro»: sono costretto a censurare i commenti (non proprio eleganti) della compagnia formatosi nel mentre (sulle condizioni del viaggio, poi, stendiamo un velo pietoso).

CityBus, un app contro il C16

Non mi abbatto e mi ricordo che – nonostante il C16 – viviamo nel ventunesimo secolo e la tecnologia-amica aiuta il pendolare: dal PlayStore di Google, scarico l’app City & Bus Napoli, «un servizio integrato ai cittadini e ai turisti per conoscere informazioni in tempo reale relative al trasporto pubblico napoletano (autobus, tram, metro e funicolari) …».
In pratica, inserisci il numero della fermata e l’istante successivo ottieni in risposta fra quanti minuti giunge il mezzo pubblico che aspetti.

E così ieri, fermo nei pressi della solita fermata, attendo il «mostro».
Stavolta, però, sono preparato: afferro fiducioso il mio smartphone, pigio convinto sull’icona di City & Bus Napoli: inserisco il numero della fermata e sghignazzo: «mostro, stavolta non mi freghi ih ih ih»
Dopo un istante ricevo la freddura: «C16: dato non pervenuto».

Il C16 è più forte anche di Google.


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