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Tag: pregiudizio

La truffa del finto specchietto rotto

Il falso incidente: la dinamica

Luglio 2010, asse mediano di Napoli (zona Giugliano)

E’ quasi mezzogiorno di una giornata bollente, il termometro della mia Skoda segna 34gradi, l’aria condizionata a palla mi permette di sopravvivere.
Il traffico è sostenuto, supero con sicurezza una FIAT PUNTO che mi precede lungo la corsia di destra, inserisco la freccia, occupo la corsia sinistra e ritorno a destra.

Ed è questo punto che durante la manovra di rientro sento un botto sulla fiancata destra, mi preoccupo, istintivamente rallento, guardo subito nello specchietto retrovisore e vedo il guidatore della FIAT PUNTO che, con ostinazione, lampeggia facendomi segno di accostare.

La richiesta

Dallo specchietto retrovisore scruto la situazione: l’autista della FIAT PUNTO, alla sua destra siede una donna e dietro c’è un bimbo.
“Gente normale” penso.
Dopo qualche kilometro il tizio continua a seguirmi e mi segnala di accostare.
Raggiungo la prima piazzola disponibile, nascondo il marsupio con dentro il portafoglio e mi fermo.

Il tizio scende dall’auto e mi raggiunge, educatamente si presenta e mi accusa di avergli rotto lo specchietto retrovisore durante la manovra di rientro dal sorpasso, quando ho udito il botto accusatorio.
Mostra il retrovisore lato-guidatore penzolante e per sostenere la sua tesi indica un graffio lungo la fiancata destra della mia Skoda.
Gli rispondo che la mia auto è piena di graffi ed è altamente improbabile che io, durante il rientro, abbia rotto il suo specchietto senza avergli provocato anche altri danni, sarebbe una manovra troppo chirurgica penso.

Chi mi assicura che non era già rotto chiedo?
Lui stupito minaccia di chiamare i Vigili Urbani.
Acconsento.
Ci ripensa, afferma che sua moglie è incinta e non può perdere tempo.

Chiede se ho il modulo CID così si evitano cause, ricorsi e perdite di tempo … gli rispondo che non capisco perchè mai dovrei usare il CID se io non gli rotto lo specchietto.
Viste la mia ostinazione, il tizio propone un risarcimento diretto onde evitare di scalare classi ed essere penalizzato dall’assicurazione.
Ero pronto a questa proposta anzi me l’aspettavo e prontamente ribatto che sono contrario a qualsiasi forma di pagamento diretto visto che già ogni anno il rinnovo dell’RC auto è un salasso.

Il finale (inatteso)

Dopo circa quindici minuti di discussione (civile) e visto che non si trova nessun accordo propongo al tizio di scambiarci i dati delle nostre assicurazioni e spostare la sentenza ad un arbitro neutrale.
Ma questa uomo, senza mai alterarsi e conservando comunque un comportamento educato, colto da una improvvisa fretta, afferma che lui è una persona per bene e la mia insistenza a non accettare le sue proposte lo mortificano.
Non ha tempo da perdere, mi saluta, sale in auto e scompare velocemente.

Resto stupito da questo finale, mi sarei aspettato un ultimo tentativo anche più violento ed invece l’inattesa conclusione …

Il dubbio

Sono ancora oggi perplesso da questo vicenda, rifletto sull’accaduto e mi chiedo se veramente lo specchietto non l’ho rotto proprio io.
Forse il pregiudizio mi ha influenzato fino a non accettare nessuna tesi in modo obiettivo?
Basito, resto ancora col dubbio: persona onesta o truffatore?

PS: allego foto dello specchietto della mia Skoda distrutto in un parcheggio pubblico. Complimenti al vandalo-anonimo-mostro.

La truffa del finto specchietto rotto

Io, rapinatore di caramelle al propoli

Ore diciannove

Il freddo penetra nell’anima e brevi folate di vento gelido tagliano il volto come rasoi affilati.
La pioggia incessante bagna pure il midollo – ovunque esso sia.

Chiuso nell’impermeabile nero, in un gesto di naturale difesa, immergo totalmente il viso nel cappuccio, infilo le mani nelle tasche superiori del giubbotto ed avanzo deciso.
Dalla sagoma sigillata, emergono solo le lenti degli occhiali.

La rapina

Suppongo che nel buio pesto dell’inverno, la visione del sottoscritto appaia minacciosa: il mio passeggiare sotto la pioggia ricorda più il malefico Uomo Nero che un onesto cittadino alla ricerca di innocenti caramelle al propoli.

Individuo la farmacia.
Procedo veloce.
Varco l’ingresso.
Il movimento della porta genera il suono di una campanella.
Entro.

La farmacia è vuota.
Un uomo ed una donna vestiti con il classico camice bianco, da dietro al bancone, alzano lo sguardo e scrutano la mia figura con preoccupazione crescente.
Spaventati, attendono la successiva mossa.

Le scene si susseguono come in film al rallentatore: estraggo la mano destra dalla tasca impugnando il cellulare mentre con la sinistra abbasso il cappuccio e scopro il volto.
Sorrido e saluto cordiale: «buonasera».

Scampato il pericolo, i due medici si rilassano.

L’effetto panico dovuto alle tante rapine subite distorce la realtà e ciò che normale non è – una rapina dovrebbe essere un dramma eccezionale – diviene una possibile azione alla quale soggiacere.

Acquisto le caramelle, saluto e vado via perplesso.
Essere scambiato per un possibile rapinatore è l’ennesimo inquietante segnale di un mondo invaso da «mostri».

La paura per il rapinatore di caramelle al propoli

Il napolecane

A leggere le cronache, il napoletano è un demone capace delle peggiori nefandezze.

La domenica, quando riposa e si dedica allo sport, distrugge treni, stadi, autogrill e qualsiasi struttura pubblica incontri sul suo percorso.

Durante la settimana, invece, se non è impegnato ad intombare rifiuti tossici (perlopiù scorie radioattive nei pressi di un asilo) è un ottimo giardiniere (coltiva marijuana), un cuoco eccellente (i napoletani sono tutti obesi) e nel tempo libero (l’intera giornata poiché non lavora e vive come una sanguisuga sulle spalle dei contribuenti onesti) pensa a come truffare le assicurazioni (nel capoluogo campano, la tariffa RC auto è tra le più costose d’Italia) oppure il malcapitato di turno.

Sul DNA di questa belva si interroga l’intera nazione: perché il napolecane è diverso?

Il napolecane

La storia condanna il napoletano?

Gli storici scomodano le invasioni barbariche che hanno travolto il sud, per gli scienziati la diversità del napoletano è giustificata da una serie di variabili ambientali non ancora identificate mentre i politici legiferano leggi speciali per risolvere l’emergenza.

Ad essere sinceri, i media evidenziano anche la parte buona del napoletano: la televisione fa cantare in prima serata i piccoli diavoli non ancora infetti e – a volte – il più fortunato dei miei concittadini racconta una barzelletta prima della pubblicità.

Speravo che questi luoghi comuni fossero svaniti, invece – nel moderno ed ipertecnologico ventunesimo secolo –  il pregiudizio è ancora ben radicato nella società (la foto di questo post l’ho scaricata da un becero gruppo facebook).

Ancora una volta, perplesso, sono costretto a chiedere: quando capiremo che l’identità di un popolo si evince dalla storia delle singole persone e non certo dalla geografia?


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