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Tag: Matematica (Page 1 of 2)

La mia laurea, ventuno anni dopo (ed un consiglio per i giovani)

19 marzo 1997, io dottore in Matematica

La macchina del tempo corre dietro di ventun’anni: 19 marzo 1997, al giorno della mia laurea.

A scanso di equivoci, confermo la scelta altre mille volte (anzi, altre enne volte con n numero naturale).
Perché alla facoltà di Matematica di Napoli, da matricola sono divenuto dottore, ho trovato gli amici di sempre, sono partito per catapultarmi nel mondo del lavoro.

A distanza di ventun’anni, con l’occhio adulto, oggi guardo indietro col sorriso sulle labbra per affermare che quell’intervallo, nonostante le difficoltà che allora apparivano insormontabili, fu un periodo felice e privo dei reali problemi (che la vita mi riserverà qualche anno dopo).

Perché per laurearti, devi possedere la passione per lo studio, una famiglia che ti permetta di dedicare tutte le energie all’obiettivo, un gruppo di compagni pronto ad aiutarsi.

E io, tutte queste opportunità, le ebbi.

La mia laurea ventuno anni dopo, 19 marzo 1997

Perché scelsi la facoltà di Matematica?

Non feci troppi calcoli, la Matematica mi appassionava.
Spinto dalla professoressa dell’Istituto Tecnico che frequentavo, scelsi.

Guidato dal mio istinto, la voglia di studiare e la passione per i numeri, fecero il resto.
Non riflettei mai sui futuri sbocchi occupazionali, forse nemmeno immaginavo le difficoltà del mondo del lavoro.

Meglio così.
La scelta fu priva di calcoli, nonostante mi iscrivessi alla facoltà di Matematica 🙂

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Università si, Università no

Consiglierei ad un giovane di iscriversi all’Università?
Si.

Per lavorare c’è sempre tempo, conviene dedicare le migliori energie della giovinezza per assorbire cultura, formare la propria personalità, confrontarsi con persone diverse, vivere esperienze umane che ti aiuteranno a diventare l’uomo di domani.

Con la consapevolezza che raggiungerai la meta solo se la materia ti appassiona.

Dunque, bando alle statistiche sul titolo con maggiori opportunità lavorative, ascoltiamo i consigli del professori della maturità e sotto con lo studio.

Se poi hai la fortuna di trovare (o creare) un ambiente ideale come fu il mio dipartimento “Renato Caccioppoli”, allora conserverai un ricordo meraviglioso dell’Università

Anche dopo (solo) ventuno anni.


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Quale il miglior orario per pubblicare un post? [SONDAGGIO]

Come studiare il miglior orario?

La domanda perseguita l’editore web: a che ora pubblicare il post?

La giusta risposta?
Svelerebbe uno dei mille misteri della Rete.

Il sottoscritto – informatico di professione, matematico per formazione, statistico per passione – da sempre attento ai dati di Google Analytics (leggendarie, le battaglie per contrastare la frequenza di rimbalzo) e studioso degli insight facebook della fanpage ufficiale di faCCebook.eunon ha ancora stabilito la miglior fascia orario per ottenere la massima attenzione dei Lettori.

Quale è il miglior orario per pubblicare un post?

Come Gianni Morandi? Dalle 12.30 alle 14.00

La fanpage di Gianni Morandi è un caso emblematico: in questo istante, «Piace a 2.503.748 persone».
Per un (finto) improvvisato che finge di non conoscere il mondo dei social, con uno stile familiare (costruito ad arte) la pagina del cantante ha superato i due milioni e mezzo di fans!

Complimenti ai veri curatori dello spazio facebook.

Se non ricordo male, il team della fanpage di Morandi consigliava di pubblicare i post tra le 12,30 e le 14.00 (messaggio condiviso per errore da Morandi e poi smentito dallo stesso cantante).

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Il miglior orario secondo faCCebook.eu

Il sottoscritto preferisce due fasce orarie:

  • dalle 12.30 alle 14,00 (come il Morandi)
  • la sera, dalle 19.45 alle 20.30

Nel primo caso, il post – se reputato interessante- guadagna in condivisioni e salta di bacheca in bacheca.
La fascia oraria 12.30 – 14.00, in caso di successo, garantisce lunga vita al post.

Nella fascia serale, invece, la curva a campana post pubblicazione, cresce con un’impennata veloce e raggiunge picchi massimi ma muore altrettanto velocemente per l’avvicinarsi della notte.

In caso di contenuti non interessanti, nessuna stregoneria ci salverà: in questa (triste) evenienza, il comportamento non dipende dall’orario, trionfa l’indifferenza.

A proposito.
Tu, amico Lettore, a quale orario preferisci ricevere l post di faCCebook?

Con un semplice clic, contribuisci a svelare il mistero del web?

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Quei 18mila ebrei partiti da Napoli per Shanghai

Da Leopardi ai 18mila ebrei di Shanghai

«Cerco i manoscritti di Giacomo Leopardi» chiedo alla cordiale impiegata.
«Non sono esposti però, se vuole, c’è la mostra di Shanghai» risponde la donna col sorriso (l’arte rende più gentili?)

E così, per caso, scopro che durante gli anni del nazismo, 18 mila ebrei provenienti da Polonia, Austria e Germania, per fuggire dalla follia hitleriana, partono da Napoli e raggiungono la Cina.
Destinazione Shanghai.

Desideravo visionare i manoscritti di Leopardi e scopro una notizia a dir poco stupefacente.
«Rubo idee al mio amico Lorenzo Izzo, storico per passione» sorrido mentre, col naso all’insù, ammiro gli affreschi.

La magnifica Biblioteca Nazionale di Napoli continua a stupire.

La mia visita alla Biblioteca Nazionale di Napoli (ai tempi di Google)

Una visita alla Biblioteca Nazionale di Napoli

La sala lettura è piena.
Resto stupefatto: la bellezza dell’aula, quel muro colorato di libri, i tanti studiosi, l’atmosfera densa di storia.
Sensazioni impagabili come l’odore invisibile della carta.

Da quanto non visitavo una biblioteca?

Dai tempi dell’Università.
Allora, il dipartimento di Matematica “Renato Caccioppoli” era la mia seconda casa.

La mostra di Shanghai conferma un concetto nel quale credo: la Biblioteca Nazionale è un avamposto contro i «mostri».

La vista dalla Biblioteca Nazionale di Napoli

La biblioteca ai tempi di Google

Non demordo.
Dal sito ufficiale, pesco il manoscritto de l’Infinito.
L’osservo con ammirazione, non dal vivo ma dal web, la finestra sul mondo.

Ecco la coppia perfetta: toccare con mano la bellezza dell’arte, apprezzare i vantaggi della digitalizzazione dei testi.
Due facce della stessa medaglia.

Vado via con una promessa, come ad un vecchio amico: «non lasciamo trascorrere troppo tempo, vediamoci presto».

Perché la biblioteca ai tempi di Google, continua ad essere un luogo imprescindibile.

La mia visita alla Biblioteca Nazionale di Napoli (ai tempi di Google)


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Piscina Scandone, i numeri dell’inefficienza

Ruggine nell’acqua: stop di due settimane

«Per colpa di un tubo rotto c’è della ruggine nell’acqua e l’ASL ha chiuso per controlli».
E’ la spiegazione fornita dall’Amministrazione della piscina Scandone per l’ennesimo imprevisto che ha fermato le attività per due settimane di novembre (nel momento in cui scrivo).

Da quanto ricordo, anche lo scorso anno (2014), accadde il medesimo incidente.

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Il fallimento della Piscina Scandone

Se la piscina Scandone di Napoli fosse gestita da un privato, l’imprenditore avrebbe già dichiarato fallimento.

Le foto del’incuria pubblicate lo scorso 18 novembre nel post Scandone, la piscina di Napoli tra degrado e voglia di nuotare testimoniano l’assenza di manutenzione regolare da parte degli addetti.

I bagni guasti da quattro mesi sono ancora inutilizzabili, le docce funzionano a scartamento ridotto, le luci fulminate restano spente per intere settimane.

Uno dei bagni della piscina Scandone: «GUASTO» da quattro mesi

Uno dei bagni della piscina Scandone: «GUASTO» da quattro mesi

Anche l’aumento del prezzo delle schede

Annoto anche l’aumento di prezzo delle schede magnetiche utilizzate per accedere alle docce ed i phon a muro presenti negli spogliatoi: da 1,5€ per otto passaggi a 2€ per dieci (ogni doccia ed utilizzo dell’asciugacapelli prevedono due passaggi).
Ovviamente, in corrispondenza di tale incremento, non si evince una miglioria del servizio (anzi …).

I numeri dello scandalo

Scandalizzarsi o adattarsi (anzi, accontentarsi) dipende dalla sensibilità di ognuno di noi.
Dunque, vado oltre: ragiono sui numeri (fino a prova contraria, la Matematica è certezza).

Seguono le date salienti dell’ultimo anno, la misura dell’inefficienza della Scandone:

  • metà giugno 2015: chiusura estiva
  • inizio ottobre 2015: apertura della stagione agonistica
  • novembre 2015: chiusura della struttura per due settimane
  • dicembre 2015: chiusura della struttura per il ponte dell’Immacolata e delle vacanze natalizie (scommetto fino all’Epifania)

Da veloci calcoli:

  • tre mesi e mezzo di chiusura estiva (con zero lavori di manutenzione apprezzabile e/o visibile per noi utenti)
  • ottobre attività piena
  • tra novembre e dicembre, su nove settimane almeno quattro saltano per la rottura del tubo e feste natalizie
  • riapertura della piscina nel nuovo anno (dopo l’Epifania?)

Le dichiarazioni dell’Assessore allo Sport del comune di Napoli

Causa rottura del tubo e ruggine in acqua, Repubblica Napoli evidenzia l’impossibilità di giocare le partite di pallanuoto dell’A1:

Per la città di Napoli è una brutta figura perché sabato 28 novembre sono in programma due partite di A1 di pallanuoto, Acquachiara -Trieste ed addirittura il derby tra Posillipo e Canottieri.

L’assessore allo sport del Comune di Napoli Ciro Borriello dichiara:

“Il tubo era stato sostituito regolarmente martedì, i tecnici in tempi record avevano pure provveduto ad isolarlo. Purtroppo le analisi hanno dato esito non conforme su un campione d’acqua marginale, che si trova vicino ai filtri. Probabilmente si tratta di un residuo di ruggine che però ci impedisce di riaprire l’impianto. Ho chiamato le società di pallanuoto per scusarmi, lunedì alla riapertura degli uffici dell’Arpac provvederemo immediatamente a far analizzare un altro campione”.

Il disagio degli utenti e delle società sportive

Nessuno pensa alle centinaia di atleti (dai bimbi agli anziani) costretti a subire l’ennesimo disagio dovuto all’assenza di manutenzione regolare che meriterebbe il vecchio e glorioso impianto di viale Giochi del Mediterraneo?

Chi risarcirà i danni economici subiti dalle società private che lavorano con professionalità, disponibilità e tamponano i molteplici imprevisti per noi utenti?

Domande senza risposte.

Alla piscina Scandone vige una sola amara certezza: prima di nuotare, armati di tanta pazienza.


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CADZINE svela quanti capelli bianchi avremo nel 2035

Il quesito impossibile

Nel 2035 quanti capelli bianchi avrò?
Come ogni buon Matematico insegna, prima di trovare una soluzione occorre chiedersi se esiste la soluzione.
Dunque: nel 2035, se avrò ancora dei capelli, quanti di questi saranno bianchi?

La soluzione? Pag. 41 di CADZINE

La risposta giunge da CADZONE+, il sito della community G+ “AutoCAD, Rhino e SketchUp designer”, l’universo colorato creato da un gruppo di scienziati folli uniti dalla passione per la tecnologia, l’umorismo e le curiosità.

Con i potenti mezzi celati nelle segrete stanze del web-magazine, l’astuto caporedattore Salvio Giglio simula l’evoluzione della capigliatura del sottoscritto dal 1990 al 2035.

cadzine e la statistica dei capelli bianchi
Matematica e dintorni

L’immagine è allegata al secondo articolo di “Matematica e dintorni“, il mio piccolo spazio euclideo presente nella celebre rivista on-line.

La simulazione mostra il naturale passaggio dei capelli da uno stile Maradoniano tipico dei primi anni novanta fino ad un invecchiamento precoce datato 2035.
Di mezzo c’è la caduta del muro di Berlino, le straordinarie foto giunte da Marte, il primo Presidente americano di colore e – giusto per restare in tema – la comparsa della forfora.

Per prevedere la percentuale di capelli bianchi presenti sulle vostre zucche, vi rimando a pag.41 del numero di maggio di CADZINE mentre lascio ai parrucchieri l’ultima parola (ed ai vanesi la prenotazione delle opportune tinture).

Link utili

– La statistica dei capelli bianchi, il post originale
– CADZINE, numero 5 maggio 2015: lettura online su Calamèo
– CADZINE, numero 5 maggio 2015: download/lettura PDF (Full version)
– CADZINE, numero 5 maggio 2015: Download/lettura (Light version)
– sintesi completa e lettura dal sito ufficiale CADZINE

Sono finito sul giornale (anzi, su CADZINE)

CADZINE, la nuvola fu galeotta

La magia dell’infinito non sfugge all’occhio attento di Salvio Giglio, il vecchio caporedattore di CADZINE, la rivista di tecno-curiosi che parte da AutoCad per affrontare svariati argomenti (dal modellismo 3D al cinema, dalla musica all’hardware, dall’arte al software).

Matematica & dintorni

Il volpone – sempre alla ricerca di nuovi contenuti per la sua celeberrima web-creatura – promuove sul campo il sottoscritto assumendolo (a tempo determinato, visto i tempi difficili) come autore della rubrica «Matematica & dintorni».

Mi ritrovo, dall’oggi al domani, tra le star dell’editoria senza meritarlo.

Matematico per studio ma informatico di professione, non mi resta che ringraziare: il compito è arduo ma scrivere per un magazine così prestigioso è uno vezzo al quale non rinuncio (anche se in redazione mi immaginano più come un nero di Harlem che un devoto discendente di Renato Caccioppoli).

CADZINE, lo scherzo della redazione

Il grande Amore

La Matematica fu il primo Amore che, subito dopo la laurea, mi lasciò.
Per necessità e per passione l’ho sostituita subito con un’amante dal carattere opposto: la prima precisa, certa e analitica; la seconda empirica, elastica, priva di certezze e mai uguale al giorno precedente.

E’ andata bene: con l’informatica convivo tutt’oggi.

Conto quasi vent’anni di battiture folli sulla tastiera, alla ricerca di bug nascosti tra le righe di codice, kilometri di byte percorsi lungo le autostrade digitali.

Dopotutto, se sono qui a scrivere questo post, posso affermare che la relazione è ancora viva ed appassionante.

CADZINE, il magazine della community G+

Non mi resta che invitare tutto voi, amiche ed amici Lettori, all’edicola di CADZINE.
Prendete pure il numero di maggio (è gratis), sfogliate i post e fermatevi a pagina 45 🙂

Seguono i link utili:

Sfoglia la rivista, Maggio 2015
Visita la community G+ AutoCAD, Rhino e SketchUp designer

Come calcolare l’area di una nuvola (e la magia dell’infinito)

La nuvola, la regina delle forme irregolari

Immaginiamo una nuvola: è, per definizione, la regina delle figure irregolari.
Supponiamo di volerne calcolare l’area, cioè misurare la superficie che occupa in cielo.

Un buon metodo è ricoprire l’intera nuvola con una serie di mattonelle quadrate la cui area è nota, ipotizziamo di un metro quadro.
Se riuscissimo a foderare la nuvola utilizzando – ad esempio 50 mattonelle – potremmo affermare che l’area della nuvola vale, più o meno 50 metri quadrati.

L’errore dipende dal numero di mattonelle

La stima è imprecisa: l’errore che si commette è dovuto all’approssimare l’area della nuvola (di forma irregolare) come somma di aree di figure regolari (le mattonelle quadrate).

La differenza (lo scarto) diminuisce se utilizziamo piastrelle di dimensioni minori che, però, implica incrementare il numero di elementi da usare.
L’errore, quindi, dipende dal numero di piastrelle a disposizione: esso tende a zero (ma in realtà non è mai nullo) con l’aumentare della quantità di mattonelle.

Come calcolare l'area di una nuvola: il limite e la magia dell'inifito Come calcolare l'area di una nuvola: il limite e la magia dell'inifito

E se usassimo infiniti granelli di sabbia?

La sfida è avvincente e desideriamo migliorare la stima: passiamo dalle mattonelle a piccoli granelli di sabbia.
Supponiamo che sia nota l’area del singolo e microscopico granello di sabbia (ad esempio, un millimetro quadrato): con un po’ di impegno, riusciamo a rivestire l’intera nuvola (anche nei contorni) con una certa precisione con un numero altissimo di chicchi (altissimo ma sempre finito!).
Come calcolare l'area di una nuvola: il limite e la magia dell'inifito
Più alto sarà questo numero, più precisa sarà la nostra misurazione, minore sarà l’errore che si commetterà nell’approssimare l’area della nuvola come sommatoria di arie infinitesimali.
Se – per assurdo – avessimo a disposizione un numero INFINITO di granelli di sabbia, potremmo ricoprire l’intera superficie della nuvola in modo uniforme, senza “buchi” e calcolare precisamente la sua area come somma di infinite aree: tale misurazione sarebbe esatta con errore zero.

Il limite, magia dell’Analisi Matematica

Il paradosso è servito: nella realtà non abbiamo a disposizione l’infinito, ci dobbiamo accontentare dei “miliardi” che – seppure siano un valore illimitato – è pur sempre finito, cioè possibile da contare (in teoria).

Per nostra fortuna, il mondo Matematico, a differenza di quanto si immagini, è magico e fantasioso e tutto diventa possibile, anche toccare con mano l’orizzonte.
Lo strumento che ci permette di raggiungere il confine tra terra e mare è appunto IL LIMITE.

Come calcolare l'area di una nuvola: il limite e la magia dell'inifito

Per chi desidera sognare, consiglio la lettura della favola di Tau il Topologo.

Il mare e le riflessioni di un giovane napoletano

Il mare, quest’eterno movimento

«Ma whatsapp scade veramente?» mi chiedo mentre osservo il mare infinito.
«Prima che gli arabi inventassero lo zero, si poteva dire sei una nullità?» il dubbio resta nonostante scruti l’orizzonte azzurro.
«Perché gli amici prima o poi svaniscono nel nulla?» rifletto mentre un’onda si infrange sulla scogliera nera.

Il mare e le riflessioni di un giovane napoletano

Sono sul pontile di Bagnoli, la passeggiata di 850 metri sul mare napoletano regala sempre riflessioni e spunti interessanti.
Basta fermarsi, guardare la collina di Posillipo o la zona flegrea ed i pensieri subito ribollono nel pentolone dei sentimenti dimenticati.

Le risposte, invece, continuano a latitare e nemmeno l’immenso lago d’acqua salata scioglie i misteri dell’uomo moderno.

Dei tre quesiti ho una sola certezza: ignoro se Whatsapp continuerà ad inviare messaggi senza limiti e tantomeno come, prima dello zero matematico, gli esseri umani si insultassero.
Ho, invece, una sentenza indiscutibile: gli amici svaniscono perché … perché … perché ognuno è preso dalla propria vita, assenza di tempo, interessi diversi, lavoro, carriera, famiglia, bla bla bla …

Alibi, nient’altro che alibi ipocriti.
Che io stesso applico.

Se nel calcio vale la proprietà transitiva (razzista) …

Nel calcio vale la proprietà transitiva.
Non troverete la dimostrazione del teorema pubblicata su nessuna rivista matematica perché la scoperta risale a qualche ora addietro.
Lascio agli esperti del settore gli approfondimenti scientifici, per chi ignora l’eleganza dell’algebra valga il seguente esempio esplicativo:

se a = b e b = c, allora a = c.

I Matematici juventini

I tifosi della Juventus (o presunti tali), a dispetto dei volgari striscioni esposti durante l’incontro di Champions League con il Borussia Dortmund, evidentemente sono dotti in Matematica.
Difatti, i giornali di oggi riportano gli slogan dedicati ai colleghi tedeschi:

«l’amico del mio nemico è mio nemico».

Perché la curva dello Juventus Stadium enuncia con disinvoltura la proprietà transitiva contro il «nemico» teutonico?

Grazie allo studio dell’algebra, il mistero è presto svelato: la tifoseria del Napoli e quella del Catania sono infatti gemellate con quella della squadra tedesca.

I tifosi della Juve e la proprietà transitiva

La proprietà transitiva razzista

Dunque, a rigor di logica, i tifosi del Napoli e del Catania sono amici (gemellati) dei supporter del Borussia.
Ma i partenopei e gli etnei sono nemici degli juventini.
Ne consegue che gli juventini diventano matematicamente nemici dei tifosi del Borussia Dortmund.

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I dotti juventini, dunque, nella loro spirale di odio insensato, imprigionati dall’ignoranza del razzismo becero, giungono a offendere Napoli e Catania durante una manifestazione europea (ove le due città, tra l’altro, non sono nemmeno rappresentate) per un’applicazione razzista della proprietà transitiva.

Mediocri matematici, sportivi repellenti, pessimi uomini: ne consegue che questi incivili sono dei poveri «mostri».


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Il Buco Nero Italiano

La Chiesa: «bisogna avere Fede»

L’enigma è davvero intrigante, il segreto dura da più di trent’anni oramai e quando se ne parla pubblicamente, vige un’aura di mistero.

I politici rassicurano: «la questione è chiara ed è sotto controllo», gli esperti invece tagliano corto: «la materia è complicata» troncando ogni eventuali discussione.
I Matematici, invece, sono sconfortati: «mai visto nulla del genere» ma la comunità scientifica è spaccata: «il problema è privo di dimostrazione» mentre per i più ottimisti «in teoria la soluzione esiste ma è necessario un tempo infinito».
La Chiesa, invece, non perde la speranza: «con la Fede arriveremo laddove l’Uomo e la ragione hanno fallito».

Il debito pubblico italiano è un mistero più complesso di un buco nero

Il debito pubblico italiano, quanti zeri?

Difronte a tante altolocate ed autorevoli posizioni, io – italiano medio – mi pongo il quesito dei quesiti: il debito pubblico italiano a quanto ammonta?

La Scienza Ufficiale non ha ancora fornito un numero esatto: quanti zeri occorrono per svelare il valore di questa incognita nostrana?

L’appello: il Ministro vada in TV

Da cittadino ligio al dovere lancio un appello: in nome della trasparenza vorrei che il Ministro dell’Economia in persona andasse in televisione (a rete unificate) ed in prima serata, armato di un vecchio foglio a quadretti ed una matita nera, scrivesse – davanti alla Nazione – il valore preciso del debito pubblico italiano.

Dopotutto, questa tassa indiretta è un «mostro» che ci portiamo sulle spalle tutti noi, contribuenti onesti.


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L’Uomo Colla

Lo stress della fila al bancomat

Ore 7,30, al bancomat attendo il mio turno.
Un tizio, abbracciato allo sportello automatico della banca, continua le sue infinite operazioni: pigia i bottoni, stampa lunghissime liste movimenti, confronta i dati sullo schermo con i numeri presenti sul tabulato cartaceo, ritira dei soldi, poi estrae finalmente la carta magnetica ma – per la disperazione della fila – la reinserisce nuovamente per ripetere le stesse, minuziose operazioni.

Il mio fegato è messo a dura prova, la pancia si contorce ed ho i nervi tesi come le corde del violino di Uto Ughi.
Resisto grazie alle tecniche di respirazione orientale ed agli esercizi Zen.

Come riconoscere l’uomo colla

Cronometro il tempo trascorso: dodici, lentissimi, lunghissimi minuti di attesa.
Un secolo per uno sportello automatico ove le operazioni, mediamente, dovrebbero durare pochi, velocissimi istanti.

Finalmente l’invasato è appagato.
Soddisfatto della sua maniacale pedanteria, scompare mentre farfuglia e continua a consultare saldi e liste.

E’ l’Uomo-Colla, ossessionato dalla precisione e schiavo della propria pesantezza.

Insicuro per definizione, necessita di verificare ogni azione più volte finché la Matematica non lo rassicura.

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La posta, l’habitat naturale

Ma le migliori performance, l’Uomo-Colla le sfoggia alla Posta oppure quando interagisce con un impiegato di un qualsiasi ufficio pubblico.

Come riconoscere l'Uomo Colla

La sua presenza la si riconosce subito: dietro l’Uomo-Colla si genera la fila più lunga, gente esaurita in attesa che sbuffa ed accumula odio verso quel tizio fissato causa del blocco dello sportello (mentre le altre code avanzano velocemente).

L’Uomo-Colla è capace di tirar fuori il peggio da ognuno di noi e se il povero impiegato potesse, lo caccerebbe a calci tra l’applauso liberatorio dei presenti.

Non c’è possibilità di fuga, l’Uomo-Colla è più azzeccoso della resina del pino, del miele delle api della Malesia e del mastice per marmi.

Possiamo solo sperare di non incontrarlo ma è più probabile una vincita milionaria al Superenalotto: dentro il nostro animo sensibile, sappiamo che – prima o poi – saremo vittima di questo «mostro» appiccicoso.


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Quando il servizio di leva era obbligatorio (ed il servizio sociale anche)

L’incubo della «cartolina»

«Il militare è un servizio che deve allo Stato» è la ferma risposta del professore alla giovane matricola nell’ultima seduta di esami di dicembre.

Quando ero un giovane studente della facoltà di Matematica, il servizio di leva era obbligatorio e, se entro l’anno solare chi frequentava l’Università non superava almeno una prova, perdeva il diritto al tanto sospirato rinvio.

A distanza di anni, ricordo perfettamente quel giorno di fine anno: per il disperato collega, l’ultima chance per non salpare.
Tra gli angosciati studenti imprigionati in quell’aula fino a tarda sera e pronti a tutto pur di evitare la cartolina, serpeggia la paura.
L’angoscia di partire per il fronte ben presto genera voci assurde: «c’è la camionetta dei militari fuori la facoltà, aspettano i bocciati».

Il panico rende i candidati insicuri e vulnerabili.

servizi sociali per tutti

Alla ricerca dell’agognato «rinvio»

«Professore, se non supero l’esame parto militare» supplica la matricola prima di sottoporsi al fuoco amico del docente patriota.
«Lo studio è un suo diritto ma il servizio di leva è un dovere di ogni cittadino verso lo Stato» sentenzia l’arcigno insegnante infastidito da quella premessa farfugliata con voce tremante.

Oggi i tempi sono maturi e tra gli uomini delle Istituzioni vige il desiderio di fornire ai giovani il giusto esempio (finalmente!).

Ha rotto gli indugi il sincero Berlusconi e tra i suoi fedelissimi è scattato subito un insperato effetto domino: Dell’Utri, nonostante sia ricoverato, da un lontano ed efficiente ospedale libanese (!), fa sapere di voler  seguire le gesta del suo leader. Con una inattesa generosità, chiede di aderire ai servizi sociali: lui che ha preso tanto dallo Stato vuole donare allo Stato parte del suo tempo (compatibilmente con i suoi impegni internazionali, ovviamente).

Il professore, sono certo, approverebbe.

PS: si può facilmente immaginare il destino della giovane matricola …

 

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