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Tag: ipocrisia

Il mare e le riflessioni di un giovane napoletano

Il mare, quest’eterno movimento

«Ma whatsapp scade veramente?» mi chiedo mentre osservo il mare infinito.
«Prima che gli arabi inventassero lo zero, si poteva dire sei una nullità?» il dubbio resta nonostante scruti l’orizzonte azzurro.
«Perché gli amici prima o poi svaniscono nel nulla?» rifletto mentre un’onda si infrange sulla scogliera nera.

Il mare e le riflessioni di un giovane napoletano

Sono sul pontile di Bagnoli, la passeggiata di 850 metri sul mare napoletano regala sempre riflessioni e spunti interessanti.
Basta fermarsi, guardare la collina di Posillipo o la zona flegrea ed i pensieri subito ribollono nel pentolone dei sentimenti dimenticati.

Le risposte, invece, continuano a latitare e nemmeno l’immenso lago d’acqua salata scioglie i misteri dell’uomo moderno.

Dei tre quesiti ho una sola certezza: ignoro se Whatsapp continuerà ad inviare messaggi senza limiti e tantomeno come, prima dello zero matematico, gli esseri umani si insultassero.
Ho, invece, una sentenza indiscutibile: gli amici svaniscono perché … perché … perché ognuno è preso dalla propria vita, assenza di tempo, interessi diversi, lavoro, carriera, famiglia, bla bla bla …

Alibi, nient’altro che alibi ipocriti.
Che io stesso applico.

Social Natale 2014

Regali, frenesia, stress, spese folli, futilità

corse, negozi, shopping, centri commerciali, traffico, caos, finzione, ipocrisia, soldi, denaro, mangiate, cenoni, abbuffate, sperpero, spreco, ingordigia, veglione, discoteca, falsità.

Solidarietà, volontariato, mensa dei poveri, fede

donazioni, altruismo, bontà d’animo, miglioria, convinzione, ideali, carità, Gesù, verità, tradizioni, famiglia, Babbo Natale, sogni, bambini, tombola, festa.

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SMS, Whatsapp, telefonate, facebook

twitter, Google+, Instagram, social network, e-mail, superficialità, finzione, ipocrisia, inutilità, rapporti virtuali, amicizie virtuali, auguri virtuali.

E tu, caro «mostro», con quale di questi tre Natali ti immedesimi?

 

natale social o natale sociale?

 

PS: questo post è il naturale proseguimento del Social Natale 2013


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Quell’odioso regalo di compleanno al collega d’ufficio

Vita d’ufficio

La scrivania con i fronzoli personali, il computer, i colleghi e la macchinetta del caffè diventano – dopo anni, mesi, giorni e milioni di ore trascorse in ufficio – una seconda casa, il luogo dove produci e dalla finestra dell’open space osservi trascorrere le stagioni.

I telefoni con il solito monòtono suono, il vociare continuo degli altri impiegati – ormai facce familiari, la luce bianca dei neon ed i ritmi cadenzati dalla pausa pranzo e dall’ora d’aria per un break al bar sono i fotogrammi del film che si gira ogni giorno nel mio ufficio (in replica negli uffici di tutto il mondo).

Tra le dinamiche presenti nel micromondo del lavoratore dipendente ne detesto una davvero speciale: la raccolta-soldi per il regalo al collega.

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Il tariffario

Per non generare ingiustizie, molti uffici sono organizzati addirittura con un tariffario: due euro per un compleanno, cinque per il matrimonio e tre per la nascita del figlio (ignoro le cifre per i Sacramenti cristiani ed anniversari di ordine inferiore).

Gli organizzatori inviano la comunicazione via e-mail ponendo attenzione nell’escludere l’interessato dai destinatari ed è valida, in media, una settimana dopodiché la lista è irrevocabilmente chiusa.

Email tipica per il regalo in ufficio

Per ricambiare, la colazione a sbafo

Il patto non scritto e vigente dai tempi della prima rivoluzione industriale prevede che il beneficiario ricambi l’inatteso dono con un buffet da consumarsi a metà mattinata (quasi sempre verso le 11,00) in uno spazio comune (vedi mensa per le multinazionali e sala riunione per le piccole aziende).

L’equo scambio avviene tra la soddisfazione di tutti i partecipanti sempre pronti ad azionare le mandibole ed il festeggiato, felice di appartenere alla «grande famiglia».

Il compleanno del collega d'ufficio

Il Partito degli Asociali

Io sono il Presidente del partito degli Asociali il cui statuto si basa su unico principio d’acciaio: in ufficio non partecipare mai a nessun regalo collettivo.

Mi assumo la responsabilità della mia carica e pago l’ovvia conseguenza: durante il party resto da solo conscio che la coerenza ha un prezzo da pagare, a volte fin troppo alto.

In questo preciso istante, mentre Ugo-la-iena (noto per la sua perfidia) offre i cornetti per il suo 82-esimo compleanno (gli hanno promesso la pensione fra tre anni se tutto andrà bene), alzo il viso e da dietro il grande monitor incrocio gli occhi di un altro collega, anche lui isolato dietro la postazione di lavoro.
Lo sguardo di complicità ci unisce per un lungo infinitesimo secondo, poi abbassiamo il viso per continuare a digitare in modo forsennato sulla nostra tastiera.

Un sorriso spontaneo compare sul mio volto leale, il muro dell’ipocrisia è abbattuto, uno squarcio di speranza trapela in ufficio.
Un altro «mostro» barcolla e presto sarà sconfitto, ne sono certo.

Social Natale

Natale, gli #hashtag 

Regali, frenesia, stress, spese folli, futilità, corse, negozi, shopping, centri commerciali, traffico, caos, finzione, ipocrisia, soldi, denaro, mangiate, cenoni, abbuffate, sperpero, spreco, ingordigia, festa, veglione, discoteca, falsità.

Solidarietà, volontariato, mensa dei poveri, altruismo, donazioni, fede, bontà d’animo, miglioria, convinzione, ideali, carità, Gesù, verità.

SMS, Whatsapp, telefonate, facebook, twitter, Google+, social network, e-mail, superficialità, finzione, ipocrisia, inutilità, rapporti virtuali, amicizie virtuali, auguri virtuali.

Il virtual Natale è social!

La domanda

E tu, caro «mostro», con quale di questi tre Natali ti immedesimi?


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Indifferenza gialla (ipocrisia nera)

Cinesi e Rom, le due bombe sociali

Nelle nostre moderne metropoli convivono due bombe sociali ad orologeria che, difatti, periodicamente esplodono per poi essere subito disinnescate dalle Istituzioni.

La comunità cinese, perlopiù invisibile, vive nascosta negli scantinati di fatiscenti palazzi della periferia.
Uomini, donne, anziani e bambini astratti, anelli vitali del ciclo produttivo occidentale ma non riconosciuti ufficialmente, lavoratori privi dei diritti basilari. Operai incorporei che producono beni materiali.

I rom vivono in campi degradati ai bordi della città, quasi sempre abusivi, in condizioni igienico sanitarie da terzo mondo, senza un lavoro fisso sopravvivono con le elemosina e spesso sono sfruttati dalla criminalità organizzata. Gente disperata ignorata dallo Stato.

Contesti paradossali, teoricamente inaccettabili per un «paese civile» ma, in pratica, una triste e quotidiana realtà: i cinesi segregati in bui seminterrati illuminati solo dai neon bianchi, i rom oramai stanziali in fatiscenti baraccopoli dimenticate da Dio, alla luce del sole.

Indifferenza gialla (ipocrisia nera)

L’indifferenza dello Stato

E lo Stato?
Impotente, non interviene.

La politica dell’indifferenza prevede la non-azione, l’abbandono di queste persone senza tutela al loro tragico destino per poi scandalizzarsi quando – puntualmente – avviene la tragedia annunciata (una stufa brucia una baracca rom sterminando un’intera famiglia oppure un incendio incenerisce gli operai cinesi di Prato).

Il copione prevede la squallida passerella dei politici e le dovute dichiarazioni di circostanza davanti le telecamere affamate, il circo mediatico accende i riflettori e – per un paio di giorni – noi onesti cittadini, turbati, ci offendiamo per quelle immagini scomode (ma note a tutti).

Poi, spente le luci, l’indifferenza copre i lutti e torna il colpevole e conveniente silenzio.
Fino ai prossimi inevitabili morti.


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