L’ossessione (vicino la scuola)

Lo avevo detto, che sarebbe stata l’ultima volta.
Ero poco più di un ragazzino quando Marco, il compagno così detestato dai miei per quella sua aria così ‘poco raccomandabile’, mi ci portò.

Mi disse che dovevo solo provarci, non è che si prendeva il vizio.

Ed io, con l’arroganza tipica della gioventù, certo che nulla potesse togliermi il controllo della situazione, lo seguì.

Il fatto che quel posto fosse così vicino alla scuola mi sembrò un segnale rassicurante.
Se fosse stato un luogo di perdizione, una tale vicinanza ad un luogo frequentato dagli adolescenti sarebbe stata illegale.

L'ossessione del gioco, un vizio pericoloso [foto di Luigi Borrone]

Solo per i maggiorenni? Non proprio

Ed io ancora ci credevo, allora, alla legge ed alla giustizia, ritenendo addirittura che le due cose coincidessero.
Cominciai, così, a frequentare quel locale tutti i giorni, inventando a mio uso e consumo ogni genere di pretesto.

Avevo voglia di un caffè, di una brioche, o anche solo di un pacchetto di gomme da masticare.

E loro erano lì, che mi guardavano, effettivamente un po’ defilate rispetto alla sala principale del locale, ma comunque ben distinguibili anche dall’esterno.
Un cartello indicava che l’utilizzo era consentito solo ai maggiorenni, ma nessuno sembrava farci caso, a noi, adolescenti imberbi con la posa di grandi uomini.

Un passatempo pericoloso

I primi tempi la sommetta che i miei ignari genitori mi passavano era sufficiente per quello che, mi ostinavo ad ingannarmi, era un innocuo passatempo.
“Quanti spendono la stessa cifra per un pacchetto di sigarette! Ed il fumo è anche dannoso! Io, almeno, non mi rovino la salute”.
Questo mi bastava per sentirmi a posto.

Poi ebbi necessità di altro denaro, così cominciai a vendere i libri di scuola, prima quelli degli anni precedenti, poi anche qualcuno di quelli dell’anno in corso.
“Tanto mi posso fare le fotocopie”, continuavo a giustificarmi.
“E la chitarra? A che mi serve, tanto ormai quasi non suono più!”

Sono anni ormai che viaggio almeno una volta al mese per Montecarlo.

Riesco a giocare, e a perdere, anche tutto lo stipendio in un paio d’ore.
Sei mesi fa ho messo in vendita l’appartamento avuto in eredità dai miei genitori.
Ho impegnato anche tutti i gioielli di famiglia.

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La promessa mantenuta

Il mese scorso ho dato l’ultimo saluto a Marco, quel mio amico.
Un colpo alla tempia è stato il suo ultimo gesto.

Sulla sua tomba ho promesso che non lo avrei più fatto, non avrei più lasciato su quel tappeto verde la mia dignità.

Se non ci fossi riuscito, lo avrei raggiunto.

Ed ora non posso fare altro che onorare quest’estrema promessa.

«Il vizio di Paola», note sull’autrice

Paola, lettrice per passione e scrittrice per vizio.
Alla continua ricerca di ispirazione.
Gli specchi è il suo breve racconto vincitore del primo premio della «III edizione di Scintille in cento parole».

Paola, autrice della rubrica «Il vizio di Paola»

 

Luigi Borrone, fotografo per passione

«Amo la fotografia perché unico strumento per fermare il tempo. due foto scattate nello stesso istante non saranno mai uguali »
Luigi Borrone, fotografo per passione, è l’autore della foto presente in questo post.
A Luigi il mio sincero ringraziamento.

Per chi volesse seguirlo, segnalo la fanpage ufficiale Luigi Borrone – Fotografo Per Passione, il profilo twitter ed i canale Instagram.


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