
«Tutta la vita che resta» di Roberta Recchia: romanzo duro, doloroso, emozionante
1 Luglio 2025«Tutta la vita che resta», un romanzo di Roberta Recchia
La perdita di una figlia è un argomento difficile da trattare.
Dunque, é indubbio che per incentrare un romanzo sulla morte di una ragazzina di sedici anni, occorra una forte dose di coraggio.
E anche maestria nell’usare le giuste parole per raccontare con equilibrio un dramma inaccettabile.
Roberta Recchia in Tutta la vita che resta riesce nell’impresa costruendo un romanzo avvincente, doloroso, difficile, emozionante.

Romanzo sofferto (ma emozionante)
Per terminare Tutta la vita che resta impiego più del dovuto.
La lettura è impegnativa, quasi dolorosa perché il tema è orribile.
Non solo affrontiamo la morte di un’adolescente – dramma impossibile da accettare – ma, addirittura, l’autrice ci spinge oltre perché Betta (la povera protagonista) viene uccisa in modo violento.
Eppure, Roberta Recchia non cade nella facile tentazione del racconto strappalacrime.
E nemmeno in un giallo alla scoperta del colpevole.
La storia è avvincente – con ansia avanzo pagina dopo pagina fino all’atteso finale -, incentrata soprattutto sulla reazione dei cari di Betta che, all’improvviso, vedono crollare la propria esistenza.
Difatti, il cuore dell’opera non è Betta, la ragazza diviene quasi un personaggio secondario rispetto al dolore generato dalla sua scomparsa.
Il vero protagonista della storia è, infatti, proprio l’universo d’amore sgretolato in quella maledetta notte d’agosto.
Per la famiglia di Betta, sarà possibile continuare a vivere?
Oppure tutti precipiteranno nell’oblio dell’odio e della disperazione?

La provvisorietà della vita
In Tutta la vita che resta Roberta Recchia ci ricorda la caducità della vita, la provvisorietà dei destini, la fragilità delle nostre anime.
Ma anche la forza di sopravvivenza presente in ognuno di noi, quell’energia nascosta pronta ad accendere la fiammella della speranza, l’inattesa voglia di vivere che esplode in una mattina di primavera mentre osservi due passerotti cinguettare, balzare e poi volare via insieme.
Perché di fronte alla perdita di una figlia, nulla è come prima.
Continuare a vivere, però, non é una colpa.
E non significa nemmeno dimenticare.